Mons. Alfano: “La misericordia del Signore è vita dove c'è la morte”

Domenica 5 giugno – X Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Luca:
 
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
 
Su questo passo del Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Non piangere! Questa parola così importante, così necessaria in alcuni momenti della nostra vita dove prevalgono la sofferenza, la desolazione, lo scoraggiamento, viene da Dio ed è pronunciata da Gesù. Oggi l’ascoltiamo in una delle pagine più commoventi e straordinarie in cui Gesù si trova dinanzi a una scena purtroppo tante volte ripetute nel passato e anche i nostri tempi. Una donna, una mamma vedova che accompagna suo figlio al luogo da cui non si torna, essendo morto giovane.
Non piangere! Come può Gesù, avendo fermato il corteo funebre, pronunciare questa parola? Parola che se viene da Dio ha un senso, altrimenti sarebbe offensiva, illusoria, non rispettosa della situazione così drammatica. Ma Dio si comporta così con noi, la sua misericordia ci raggiunge nei momenti più pesanti e più bui, più ostili della nostra esistenza, quando non c’è nessuno sbocco, nessuna speranza. Non piangere! Sarà mai possibile? Gesù è venuto a portare la vita, la Sua parola accompagnata dei gesti toccano la creatura umana nel suo intimo e anche quando si scontra con il mistero terribile della morte che sembra chiudere per sempre ogni prospettiva, la Sua parola porta la vita di Dio.
Non piangere! Così Gesù si può rivolgere a questo corpo senza vita che egli chiama nella sua condizione di creatura umana: ragazzo! ‘Ragazzo, dico a te, alzati!’. Gesù restituisce il figlio morto alla madre vedova dando così ai due la possibilità nuova di gioire del dono della vita e a noi di approfondire la scelta di fede reagendo con meraviglia, stupore e benedicendo Dio. La folla in quel momento nel piccolo paesino non grida semplicemente al miracolo, apre gli occhi e scorge la visita di Dio. Infatti, la misericordia del Signore è vita dove c’è la morte, è speranza nei luoghi di disperazione ed è gioia che apre alla fede per tutti coloro che non girano la testa dall’altra parte e sono attenti a scorgere i segni del Suo passaggio anche oggi in mezzo a noi”.
 
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