Mons. Alfano: La vita è un dono che ci precede e ci supera

Domenica 31 luglio – XVIII Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Luca
 
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
 
Su questo passo del Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
“La vita non dipende dai beni che uno possiede! Com’è vera questa massima, ma com’è difficile da realizzare, da tenere come regola di comportamento, come obiettivo della propria esistenza.
Se poi queste parole, così come il Vangelo ce le fa ascoltare, avendole custodite gelosamente, sono pronunciate non da un saggio, nemmeno da un profeta o da un apostolo, ma  addirittura da Gesù, qui c’è la rivelazione di Dio.
La vita non dipende dai beni che uno possiede, la vita: la qualità della vita, alla quale oggi siamo particolarmente sensibili, la vita nelle sue aspettative, nei suoi segreti, con le sue fatiche, la gioia di vivere, il senso della vita; da che dipende questo mistero che portiamo in noi, che riceviamo gratuitamente in dono, fin dall’inizio del nostro cammino umano: la vita.
Gesù si trova a discutere, non in modo teorico, come sempre il Vangelo ce l’ho presenta, ma dinanzi a un caso drammatico: due fratelli in lite a causa dell’eredità, che lo chiamano in causa, ahimè, scena e situazione tremendamente attuale in tanti modi diversi: singoli, famiglie, gruppi, popoli, comunità, quante liti, quante tensioni, quante guerre. Il dono della vita e Gesù rimanda a qualche cosa che va oltre l’accumulo dei beni, non può essere questo il criterio per i nostri rapporti e per l’obbiettivo di rendere la nostra vita più bella, più dignitosa, più felice, appunto la qualità della vita.
La parabola che poi racconta alle folle ci rimanda ancora una volta al senso che noi diamo alle fatiche quotidiane e a qual è il motivo che ci spinge a sacrificarci per raggiungere la meta di questa pienezza di vita in felicità.
Un uomo ricco, la parabola esaspera i toni e giunge al paradosso, perché ci vuole provocare, lasciamoci provocare anche noi, non importa che non siamo in quella categoria.
Un uomo ricco, un uomo ricco a cui va tutto bene, talmente bene, che non sa più dove deporre nei granai quanto ha raccolto. Un uomo che oramai non ambisce più a nulla, ha tutto davanti a se è felice. Si è chiuso però il cerchio, non c’è più niente e nessuno che lo possa interessare.
La vita, e se questa notte stessa, non per un destino crudele o per un’ironica determinazione di chi è distante da noi e decide come un fato inesorabile, le nostre sorti, ma per le leggi naturali delle nostre esistenze, se questa notte ti sarà chiesta? Cosa porterai con te? La vita!  Un dono che ci precede e che ci supera. Non dipende dalle cose che abbiamo, ma vale la pena arricchire, arricchire davanti a Dio, arricchire questo dono condividendo, arricchire spendendoci il più possibile per non essere soli per non restare soli e allora la gioia, la felicità forte della nostra vita la potremmo in qualche modo assaporare in attesa questo si del premio che il Padre ha garantito per tutti i suoi figli che si rivolgono a Lui.

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