Mons. Alfano: Non restiamo a guardiamo, superiamo le paure con la fede

Domenica 23 luglio ci presenta un passo del vangelo di Matteo:
 
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
Ancora le parabole del regno. La parabola del grano, buono, seminato ma che viene intralciato dalla zizzania. La parabola del seme piccolo che diventa un albero grande, la parabola del lievito che nella farina cresce. Sono parabole che l´evangelista Matteo raccoglie e che ci rimanda che ci consentono di penetrare nel mistero del regno di Dio, della presenza del Signore, del suo rapporto con noi e di rispondere con gioia. Ascoltiamo queste parabole nel contesto in cui mi trovo: Fatima, per il pellegrinaggio diocesano. Il pensiero mi rimanda subito all´esperienza che hanno fatto questi bimbi, pastorelli così detti. Anche loro, attraverso un linguaggio simbolico hanno potuto penetrare misteri profondissimi perché questo è lo stile di Dio. Lo stile che il vangelo ci consegna è il suo linguaggio adatto a noi, capace di interpellarci così che noi possiamo non solo capire con la mente, sentire col cuore, rispondere con la nostra vita e questo lo possono fare tutti. Dinanzi alle parabole di Gesù dobbiamo rispondere “si” alla tentazione di separare la zizzania dal grano, dobbiamo riconoscerla tale. Come i pastorelli furono invitati a pregare per i peccatori, così anche noi a coltivare la speranza nel regno di Dio nell´intervento del Signore, a non separarci, a non contrapporci, a lottare contro il male ma mai contro le persone, volendo il loro bene. Sapendo riconoscere i segni, anche se piccoli, di questa potenza di Dio, del suo amore misericordioso che entra nella storia degli uomini. Cento anni fa la prima guerra mondiale, questi bimbi illuminati dalla fede, sostenuti dal rapporto con Maria, hanno colto l´opera del Signore, hanno avuto speranza, i segni di un mondo che si apriva alla novità, dell´amore, del perdono e della riconciliazione, li hanno saputi riconoscere. E noi, come il lievito, sappiamo riconoscere e sappiamo agire in modo da fermentare, trasformare, da mettere in condizione l´ambiente nel quale viviamo di aprirsi al dono del Signore? Sono domande che ci stimolano a non stare solo a guardare e nemmeno solo ad attendere: noi vinciamo la paura così. Superiamo la paura con la fede e trasformiamo la nostra attese in operosità grande. I tre pastorelli, due dei quali oggi proclamati santi, nonostante la loro tenerissima età, sono di esempio straordinario e incredibile. Si può contribuire alla salvezza del mondo con tutto se stessi. Quel poco che siamo e che facciamo è tantissimo agli occhi di Dio e se fatto insieme è l´inizio del mondo nuovo che Dio ci ha promesso. 

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