Mons. Alfano: siate pronti alla conversione, Dio vuole il nostro bene

Domenica 1 ottobre ci presenta un passo del vangelo di Matteo:
 
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». 
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?”
La domanda con cui Gesù conclude questa piccola parabola che rivolge ai capi della sua comunità, ai capi religiosi, ai sommi sacerdoti, capi del popolo, è una domanda inquietante. Come tante volte Gesù fa quando raccontando le parabole chiama in causa i suoi interlocutori. Compiere la volontà del Padre, due figli rispondono in modo opposto. Il primo esprime quanto ha nel cuore, non ha voglia, poi si pente e va a lavorare nella vigna così come il padre gli ha chiesto. L’altra dice di si e poi non ci va. Una disparità tra il dire e il fare, tra esprimere i propri sentimenti e compiere una scelta. Fare la volontà del Padre non è dire in modo esatto, formalmente preciso quanto l’altro si attende ma compierlo. La risposta che ciascuno di noi deve dare alla domanda di Gesù perché siamo tutti chiamati in causa, non solo i capi, i responsabili in prima persona ma ognuno di noi che all’interno della comunità ha la responsabilità di contribuire al cammino di tutta la famiglia cristiana. Nella società nella quale viviamo abbiamo la responsabilità di testimoniare la forza del vangelo che cambia la vita. Come rispondere se non rivedendo il nostro comportamento. La piccola parabola incide profondamente nella mentalità, nel modo di porsi e soprattutto nelle scelte da compiere. Ciò che conta come figli di Dio è fare ciò che egli ci chiede, essere disposti ad aderire al suo progetto. Questo comporta inevitabilmente una revisione dei nostri progetti, delle nostre aspettative. Una vera e propria conversione. Per questo motivo Gesù insiste. Giovanni Battista aveva invitato alla conversione con forza, ma quanti hanno aderito? I capi no, hanno aderito i peccatori, i pubblicani, le prostitute. Molte si sono convertite, pur venendo da un passato negativo hanno riconosciuto il male che c’era nella loro vita e si sono aperti al dono che Dio fa con il suo regno. Chi invece si è sentito formalmente a posto e non ha rivisto quanto pesava nella propria coscienza si è trovato fuori. La domanda allora, pur se conclude una parabola brevissima, è inquietante ed apre una prospettiva impegnativa per ciascuno di noi e per le nostre comunità. Siamo pronti a fare la volontà del Padre? Diciamo tante belle cose nella liturgia, nei nostri rapporti, davanti agli altri, ma siamo pronti a realizzare quanto ascoltiamo da Gesù? Lui, mandato da Dio proprio per indicarci qual è la via della sua volontà. Questo esige un grande cambiamento, una convinzione profonda che nasce dalla revisione del nostro comportamento. Apre a quella prospettiva che il vangelo ti indica, momento per momento, che Dio vuole il nostro bene ma chiede a noi di essere suoi collaboratori perché nessuno ne sia escluso. 
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