Mons. Alfano: “Su esempio dei dodici, testimoniate con semplicità e rispetto”

Domenica 15 luglio ci presenta un passo del vangelo di Marco:

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

I dodici in missione.

L’evangelista Marco ci presenta questa esperienza che i discepoli fanno durante il loro itinerario alla sequela di Gesù come un qualche cosa di molto importante e significativo. Gesù li manda senza una preparazione ancora completa, senza la pienezza del dono che verrà dalla sua Pasqua, siamo ancora in questa fase iniziale. Lo hanno seguito, lo ascoltano, vedono Gesù Messia in azione ma ora egli li manda perché non si può stare con Gesù, seguire Gesù senza essere mandati da Lui. I dodici in missione li manda con uno scopo ben preciso, senza preoccuparsi tanto di approfondire i contenuti, che cosa dovranno dire – spesso noi siamo preoccupati di questo, concentriamo lì l’attenzione. Gesù chiede semplicemente di andare e di chinarsi sui malati, sulle persone schiave del male per liberarle come sta facendo Lui. Ciò che conta fondamentalmente sono i segni del regno che viene, è il loro stile di vita, la loro testimonianza. Non dovranno portare nulla con sé, non dovranno poggiare la sicurezza della missione su quello che possiedono, né gli abiti per il viaggio, né il cibo. Solo l’essenziale, la testimonianza deve essere comprensibile a tutti, deve essere bella, coinvolgente, radicale. Si fideranno solo di colui che li manda, il Signore Gesù. Entrando nelle case, perché ci sarà anche chi li accoglierà, dovranno accettare l’ospitalità ma senza legarsi, perché la missione esige l’apertura, esige uno sguardo ampio non una dipendenza. Resteranno in quella stanza finché sarà necessario. Poi andranno via. Certo, potranno sperimentare anche il rifiuto. Dinanzi il rifiuto – ed è straordinario quello che Gesù chiede – non dovranno scoraggiarsi, né accanirsi, andando via scuoteranno la polvere dai piedi (un segno forte per dire che non vi è nessun legame tra voi e noi). Questo sarà non contro di loro, quante volte siamo tentati di metterci contro gli altri. Sarà la testimonianza per loro, anche nel momento del rifiuto e dell’allontanamento perché non c’è stata ospitalità, bisognerà continuare a testimoniare sempre a vantaggio di chi il Signore ama. Ecco l’evangelista che ci presenta i dodici che partirono e che andarono dappertutto portando la gioia del regno che viene con i loro gesti e soprattutto con la loro vita.

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