Mons. Alfano: un cuore buono ci consente di costruire il mondo, il regno di Dio

 Domenica 23 settembre ci presenta un passo del vangelo di Matteo:
 
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
  
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Andate anche voi nella vigna”.
L’invito ripetuto più volte dal padrone alle persone che incontra per strada nella parabola raccontata da Gesù, risuona forte, sempre, per tutti gli ascoltatori. Anche per noi oggi. E’ un invito che ci mette dinanzi al disegno di Dio perché questo è l’obiettivo principale che Gesù si prefigge raccontando la parabola. Questo padrona che ha cura della sua vigna, che coinvolge altre nel lavorarla, che ha pazienza, che esce non solo all’alba, alle nove anzi a mezzogiorno, alle tre, persino alle cinque un’ora prima della chiusura della giornata lavorativa. Ci mette dinanzi all’atteggiamento di Dio, un atteggiamento sempre sorprendente che ci stupisci. Questo è il suo modo di coinvolgerci nel suo progetto. Ci chiede di dargli una mano, di collaborare con Lui. La vigna del Signore, la nostra vita, la storia, il mondo, la realtà nella quale ci troviamo, è il suo regno. Ciascuno di noi è coinvolto e Lui che guarda lontano è capace di chiamare tutti, anche quelli che nessuno ha preso ancora in considerazione. Non c’è esclusione per alcuno ma occorre dare il proprio assenso. Vanno a lavorare e alla fine aspettano anche la retribuzione. In questo caso Gesù ci chiede di fare un passo avanti. Andando oltre quella che è la logica umana della giustizia retributiva, non è di questo che vuole parlare. L’atteggiamento di Dio ci mette dinanzi alla sua longanimità, la sua bontà misericordiosa. Ciò che preme al Signore è che tutti si sentano accolti, amati. Il padrone rispetta l’impegno preso con gli operai della prima ora: non gli dà meno di quanto ha pattuito. Ma se vuole dare a quelli dell’ultima ora lo stesso? Perché questa reazione, raccontata bene nella parabola, è così forte? Forse abbiamo sentito, e su questo siamo invitati a riflettere, forse siete invidiosi degli altri che sono accanto a voi? Gesù ci provoca fortemente ad avere altri criteri che sono quelli di Dio, che sono i criteri di chi accoglie non a cuor leggero ma andando nel profondo, di chi invita le persone a stabilire relazioni di fraternità, di collaborazione, di benevolenza nei confronti di chi non ce l’ha fatta ed è stato recuperato anche se all’ultimo momento. Non l’occhio cattivo, non la malvagità ma il cuore buono ci consente di costruire un mondo veramente fraterno e di annunciare con le scelte coerenti e coraggiose il regno di Dio in mezzo a noi. 
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