Nella missione la comunità si apre alla Speranza: ad Alberi, le giornate di spiritualità dell’11 e 12 marzo.

Fuggiti dal rumore del mondo, sottratti a un’ordinarietà che troppo spesso distrae, nella natura e nella pace di Alberi, a Meta, queste giornate di spiritualità – guidate dall’Arcivescovo Mons. Francesco Alfano – sono state, ancora una volta, occasione preziosa e irripetibile per farsi discepoli alla presenza del Signore. Un tuffo nel passato, duemila anni fa: ci si ritrova intorno a Lui, come in mezzo a quelle folle, o come chiamati all’intimità di una speciale trasfigurazione.
 
Nella Casa di Spiritualità “Armida Barelli”, il tempo è scandito non solo dal sole e dal rintocco della campana della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, ma dal ritmo interiore della preghiera, della Parola, e dalla Voce silenziosissima del Santissimo Sacramento. L’anima s’immerge in Dio e nei fratelli di cammino, per essere ancora, insieme, più sentitamente e fortemente ekklèsia in Cristo Gesù.
 
La preghiera comune delle Lodi, dei Vespri e della Compieta, apre e chiude con dolcezza il giorno. L’adorazione eucaristica trasforma la conoscenza acquisita in meditazione, la meditazione in orazione, l’orazione in abbandono fiducioso nelle braccia di Gesù, lì povero e umile Sacramentato.
 
La Santa Messa è il culmine dell’incontro con Colui che ancora una volta ti ha meravigliosamente chiamato ad essere sua gioia.
 
I momenti di pausa e riflessione personale possono essere o deserto in cui riscoprire la relazione in Dio, o confronto ed ascolto: accogliere un nuovo amico, condividere con lui una preghiera, un sorriso, un’esperienza… momenti che, vissuti ai piedi di Gesù, hanno il sapore della purezza e dell’eternità.
 
L’11 e il 12 marzo è il tempo della Comunità e di S. Giuseppe Moscati.
 
Per mezzo del discorso di san Matteo apostolo (Mt 18), grazie alla lectio divina di Mons. Alfano, ecco che si fa conoscenza profonda e vera di un Gesù come mai visto prima. La precisione e la delicatezza della spiegazione, l’inquadramento del contesto biblico, ti pongono innanzi al Maestro vivo e vero, alla pienezza della sua Verità, all’esattezza della sua scuola, che è ancora e sempre amore e misericordia.
 
Gesù ci invita a voltarci, a cambiare direzione e punto di vista: farsi piccoli e riconoscersi un nulla, per essere veramente grandi nel Regno dei Cieli. Ci parla del modo con cui essere sua Chiesa: accoglienza, protezione e cura degli ultimi e del loro percorso di fede, correzione e perdono vicendevole… Perdono, sì, sempre perdono, ancora perdono: perdono di cuore, fino a settanta volte sette.
 
Ed è bello essere lì, ascoltare la testimonianza di chi ne sa più di te, sentirsi accarezzati dalla Parola, che -come dice il profeta Isaia – non ritornerà a Dio senza effetto, senza aver operato, senza aver compiuto ciò per cui è stata mandata.Come pioggia e neve, eccola ad irrigare di già il cuore e l’anima, a farli germogliare, aprendoli a nuovi desideri di crescita e di operosità.
 
Ed infine, S. Giuseppe Moscati: una disarmante scoperta, sia per chi lo conosceva, sia per chi ancora non ne aveva avuto l’onore.
 
Il video-documentario e i numerosi brani scelti che ci sono donati pongono, senza dubbio, la nostra attenzione innanzi ad una straordinaria figura di santa umanità: rettitudine, covata carità, intransigente professionalità. Traeva forza, San Giuseppe Moscati, dall’Eucaristia quotidiana, per curare non solo la carne addolorata degli uomini, ma le anime gementi che ricorrevano a lui, e lo faceva con l’amore che gli veniva da Dio e con una fede accesa dalla più vivida speranza.
 
“In tutte le vostre opere mirate al Cielo, e all’eternità della vita e dell’anima e la vostra attività sarà ispirata al bene.”
 
Ed è così, che, al termine, trovo conferma a quello che da sempre ho ritenuto, nei miei pensieri mai detti, fosse la santità: avere le mani in terra e l’anima in Cielo in Dio. Aderire a Lui. Altro non essere che umiltà al servizio del prossimo. Spogliarsi di tutto, fuorché di Dio, per essere ultimi accanto agli ultimi.
 
“Solo chi non ha nulla si ferma, davanti e accanto all’altro” (Mons. Alfano).

 

di Silvia VERDOLIVA