Odp: “Una Chiesa in cammino e in preghiera”

Una giornata per rendere grazie al Signore per i venticinque anni dell’Opera diocesana pellegrinaggi e per presentare la pubblicazione “Una Chiesa in Cammino e in Preghiera”, che racconta attraverso immagini, testimonianze e il “Diario di Don Franco” i pellegrinaggi organizzati dall’Odp da quando è giunto in diocesi l’arcivescovo Francesco Alfano (Terra Santa, Lourdes, Fatima). Ma anche una giornata per far comprendere meglio la “missione” dell’Odp e per guardare al futuro. L’ha organizzata l’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, 9 maggio, al Teatro Supercinema di Castellammare di Stabia.
Sono intervenuti Mimmo Muolo, vaticanista del quotidiano “Avvenire”, scrittore e consultore del Pontificio Consiglio per i laici, don Luciano Mainini, segretario generale del Coordinamento nazionale pellegrinaggi italiani, padre Nicola Ventriglia, cappellano coordinatore dei pellegrinaggi di lingua italiana del Santuario di Lourdes, don Gennaro Giordano, assistente spirituale dell’Opera diocesana pellegrinaggi di Sorrento-Castellammare di Stabia, Imma Cosenza, direttrice dell’Opera diocesana pellegrinaggi di Sorrento-Castellammare di Stabia. Ha concluso i lavori l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano.
Dopo il benvenuto ai presenti da parte di Imma Cosenza, è stato proiettato un video che racconta la storia dell’Odp, a partire dalla sua istituzione nel 1990, con decreto dell’allora arcivescovo, mons. Felice Cece, fino ad arrivare ai giorni nostri con i pellegrinaggi guidati da mons. Alfano. Poi ha preso la parola padre Nicola Ventriglia, che ha subito sottolineato che “i pellegrini italiani a Lourdes sono i più numerosi dopo i francesi”. “Come le apparizioni hanno cambiato la vita a Bernadette – ha proseguito – così in pellegrinaggi cambiano la vita di coloro che li compiono. A Lourdes Bernadette è la prima missionaria e lo fa con gioia: la gioia della missione nasce dalla scoperta di Cristo: è un po’ l’esperienza che fanno i pellegrini che vengono a Lourdes, dove avvengono tanti miracoli che non si vedono. Ogni pellegrino di Lourdes diventa testimone e annunciatore della Buona Novella”. Ma, ha avvertito padre Nicola, “Bernadette c’insegna a parlare con la vita”. Insomma, quello che conta è soprattutto la testimonianza di una vita rinnovata una volta che si rientra dal pellegrinaggio. Padre Ventriglia ha anche parlato dei lavori a Lourdes per “ridare alla grotta la sua dignità di un luogo semplice, povero dove ci sono la roccia, il verde, l’acqua e il cielo. Questi lavori dovrebbero aiutare a creare silenzio che tutti vogliamo”.
Don Luciano Mainini ha sottolineato che da quando è nel mondo dei pellegrinaggi, a fine anni Ottanta, “l’Opera diocesana è sempre stata presente, sempre vivace e, adesso, anche con una ventata di giovinezza che dà ulteriormente impulso al cammino”. Per don Luciano, “è molto importante la formazione di sacerdoti, operatori e volontari”. Infatti, “il pellegrinaggio è uno strumento importante di evangelizzazione: tanta gente dopo i pellegrinaggi torna alla vita di fede”. Parlando dell’organismo di cui è segretario generale (Cnpi), ha spiegato che da mons. Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per il Turismo, tempo libero e sport, è venuto il suggerimento di trasformare il Segretariato (Spi) in Coordinamento “proprio per invitare le diocesi a comprendere il valore del pellegrinaggio e a far sì che il dopo pellegrinaggio sia indirizzato alla vita quotidiana della Chiesa. Il pellegrinaggio porta a vivere un’esperienza di totale gratuità e anche un servizio di formazione”.
Don Gennaro Giordano è partito dall’icona di Marta e Maria: “L’Opera diocesana pellegrinaggi deve servire, ma non solo. Per servire occorre avere una fiamma dentro, che può accendere solo Gesù. Anche noi dobbiamo fermarci ad ascoltare Gesù”. Don Giordano ha, quindi, ricordato che l’Odp sta organizzando degli incontri proprio “per riflettere sul Vangelo e arrivare carichi al momento del pellegrinaggio, dopo un cammino lungo tutto l’anno”. Poi ha invitato “a contagiare gli altri e a testimoniare agli altri quello che si vive a Lourdes: con l’Odp si cresce. Non c’è un limite di età per fare il volontario: si sente questa chiamata e si parte per Lourdes. Non ho mai sentito un volontario lamentarsi: questo vuol dire che il pellegrinaggio offre soddisfazioni spirituali e materiali”.
La relazione principale è stata affidata a Mimmo Muolo, che ha offerto la sua esperienza “glocal”, fondendo la sua esperienza professionale di vaticanista alla sua personale di fede, essendo nato a Monopoli. La sua parrocchia è il santuario della Madonna della Madia, meta di pellegrinaggi. Sin da bambino si è nutrito di “latte e pellegrinaggi”.
Muolo ha innanzitutto ricordato che Papa Francesco ha voluto che il primo avvenimento del Giubileo straordinario della misericordia con una larga partecipazione di fedeli fosse dedicato a tutti coloro che operano nel pellegrinaggio. Questo evento si svolgerà dal 19 al 21 gennaio. È un segno per far comprendere che l’Anno Santo è un vero pellegrinaggio e come tale va vissuto. Verrà chiesto, dunque, ai pellegrini di compiere un tratto a piedi, per prepararsi a oltrepassare la Porta Santa con spirito di fede e di devozione”. Al vaticanista è sembrato opportuno da un lato rimarcare la sintonia innata tra l’incontro promosso dall’Odp e il cammino della Chiesa universale, dall’altro sottolineare che il titolo della pubblicazione e dell’evento, “Una Chiesa in cammino e in preghiera”, “non è un semplice slogan, ma raccoglie in sé gli elementi costitutivi di una esperienza che a sua volta è immagine stessa della nostra condizione esistenziale”.
Con tono coinvolgente e brillante il giornalista ha permesso ai presenti di viaggiare al seguito di quattro Papi: Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. “Papi pellegrini “,li ha definiti Muolo. Paolo VI “ha reinventato il viaggio papale, insegnandoci che il Papa non sta solo a Roma, ma va dai fratelli per riconfermarli nella fede”. Il modo di viaggiare di Paolo VI è “simbolico” perché sceglie determinate tappe significative. E che dire di Giovanni Paolo II? È lui “il prototipo del Papa pellegrino”, con 104 viaggi internazionali, 146 viaggi in Italia fuori Roma e Castelgandolfo, 748 visite alla diocesi e alla città di Roma di cui 301 alle parrocchie di Roma… E poi il Papa polacco inventa “forme nuove e rivoluzionarie di pellegrinaggio come le Giornate mondiali della gioventù. Prima i pellegrinaggi erano appannaggio un po’ da persone anziani, Giovanni Paolo II ci insegna che i pellegrinaggi sono per tutti. D’altra parte, Karol Wojtyła “ha vissuto la sua esistenza sentendosi pellegrino”. Anche Benedetto XVI, il Papa teologo, è andato pellegrino per il mondo, in santuari grandi e piccoli. “Per me era sorprendente vedere il Papa teologo inginocchiato a ‘perdere tempo’ a pregare, ma questa è una lezione: dove c’è la fede del popolo, c’è fede genuina”. Infine, c’è Papa Francesco, che è “l’immagine stessa del pellegrinaggio. Infatti, il pellegrinaggio ha come mete luoghi dove c’è stata l’irruzione del divino nella vita degli uomini. Papa Francesco parla tutti i giorni della sorpresa di Dio nella vita dell’uomo”.
Dopo questo viaggio ideale al seguito dei Papi, Muolo ha manifestato apprezzamento perla pubblicazione dell’Odp, “ben fatta, che si legge gradevolmente e che aiuta a fare memoria. Se anche ci fermassimo qui, non è poco. In un tempo che tende a eliminare radici, passato e memoria, tutto ciò che serve a ricordare, a conservare, a trasmettere è già di per sé un valore”. Il giornalista ha anche individuato tre elementi nel “Diario” dell’arcivescovo, che accompagna le fotografie del libro. Il primo elemento è “la riflessione (cioè lo stile mariano del meditare le cose nel proprio cuore)”; il secondo è “il meditare tutto nel proprio cuore, come fa Maria”, che “non esclude, anzi richiama lo sguardo attento al mondo e alle povertà. E nel libro si trovano begli esempi di questo sguardo, ad esempio la dove si parla della Giordania”. Infine, “il momento del ritorno a casa. Monsignor Alfano è attento anche a questo aspetto particolare che in realtà nell’immaginario collettivo si tende a sottovalutare. Ma il pellegrinaggio è fatto anche in vista del ritorno a casa. Nella stessa misura in cui la Domenica rimanda necessariamente alla quotidianità settimanale”.
Il pellegrinaggio, ha sottolineato Muolo, è “un’esperienza, un momento forte che si inserisce nella nostra vita cristiana, la alimenta, la sostiene, talvolta la fa rinascere completamente. In questo può aiutarci molto il magistero di Papa Francesco, che invita la Chiesa a uscire, a mettersi in cammino, ad andare verso le periferie. In questo senso accanto ai santuari di pietra il Papa ci sta guidando a riconoscere i santuari di carne che sono i nostri fratelli, soprattutto quelli più bisognosi. Verso questi santuari, il pellegrinaggio in senso classico deve indirizzarci”.
Le conclusioni sono state affidate al nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Durante questo incontro ho provato a sognare a occhi aperti: un organismo come l’Odp sempre più non solo attivo, ma capace insieme agli altri organismi della diocesi di far crescere la Chiesa diocesana come una Chiesa aperta a tutti, comunità di fratelli che si aiutano a vicenda, una Chiesa coraggiosa che si mette a servizio”. Non manca una certezza: “Siamo in cammino. Attraverso i vari doni che lo Spirito dà a una comunità cresciamo insieme, superando barriere, steccati, diffidenze. Insieme possiamo diventare un segno di una Chiesa che è in cammino. Perché la Chiesa è pellegrina, tutti insieme siamo un popolo in cammino: questo è il sogno di Dio”. I pellegrinaggi “possono essere un’occasione grande offerta per riconoscere l’altro come fratello. È un sogno che mi entusiasma perché non è un sogno solo mio, ma di tanti, che insieme a me guardano avanti. Il pellegrinaggio si può trasformare e diventare un pellegrinaggio di solidarietà. Gesù è il pellegrino che sta sempre per strada e non chiude mai gli occhi e il cuore. Allora, il pellegrinaggio si fa solidarietà dando spazio al giovane, all’adulto, all’anziano, a chi sta è in difficoltà, ma comunque offre la sua ricchezza interiore agli altri. Il pellegrinaggio della solidarietà non deve finire”, ha ammonito l’arcivescovo.

 

di Gigliola ALFARO