Pellegrinaggio Fatima 5° Giorno

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Messa nella Cappella delle Apparizioni
Mons. Alfano: “Essere annunciatori coerenti del Vangelo”
 
È giunto al quinto giorno il pellegrinaggio diocesano a Fatima, guidato dal nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano. La giornata è iniziata con la celebrazione eucaristica, presieduta dal nostro pastore, nella Cappella delle Apparizioni.
“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada”, dice Gesù oggi nel Vangelo di Matteo. “Queste parole di Gesù ci lasciano senza fiato e ci mettono anche un po’ in imbarazzo ogni volta che vengono pronunciate ha osservato il presule -. Ascoltate qui, in un luogo dove oramai da un secolo s’invoca la pace e ci si impegna a nostra volta a essere costruttori di pace, ancora di più ci invitano a cogliere e a custodire quanto Dio ci dona”.
Ma, allora, quale pace è venuto a portare Gesù? “C’è una pace falsa e una pace vera – ha chiarito mons. Alfano -. C’è una pace frutto di compromesso, inevitabilmente segnato da ingiustizie a danno di poveri, sfruttati, che pagano un prezzo alto; e c’è una pace vera, che nasce da un cuore sincero e si costruisce attraverso scelte coraggiose, fedeli e radicali”. Ecco, allora, “cosa chiede Gesù ai suoi apostoli: di non scendere mai a compromessi, di non aver paura. Ma non per sfida: non chiede loro di andare a provocare per costruire relazioni difficili e far nascere nuove inimicizie. Piuttosto, chiede di rimanere fedeli a Lui e al Suo Vangelo, di scegliere sempre la via impegnativa del Regno, che è annuncio di giustizia e di pace che viene da Dio”. Si tratta, in altre parole, “di seguire Lui sempre”.
Questa, è dunque, ha sottolineato l’arcivescovo, “la vera pace: non dire mai no alla verità, all’amore, al bene. Si tratta di non mettere se stessi al centro, di non usare, strumentalizzare, sacrificare altri per il proprio tornaconto. Quanto ci costa! Ma questa è la vera pace”. Si tratta, ha precisato ancora il nostro pastore, “di essere veramente accoglienti, non falsamente diplomatici per raggiungere altri scopi”.
“La parola di Gesù, che risuona per noi stamattina – ha proseguito il presule -è una parola nuova, perché sempre la parola del Signore è nuova e ci trova in cammino, talvolta appesantiti, feriti addirittura”. E qui mons. Alfano fa riferimento alla prima lettura, tratta dal profeta Isaia. Dio attraverso il profeta dice al Suo popolo: “Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”. Così mons. Alfano ha evidenziato: “Abbiamo bisogno del grido del profeta, che scuote le nostre coscienze. Dio non sa che farsene di preghiere ripetute, di riti, di incensi e di canti, se non sono sostenuti e accompagnati da una vita attenta ai poveri, aperta ai bisogni, come dice il profeta, degli orfani, delle vedove, degli oppressi”.
È il momento, allora, di interrogare le nostre coscienze, come suggerisce l’arcivescovo: “Come siamo vicini a quelli che sono schiacciati dal peso della vita? Come facciamo sentire loro, attraverso la nostra tenerezza, la tenerezza di Dio che li ama? Non possiamo chiudere il cuore e ingannare la nostra coscienza”. Dio è stufo di questi atteggiamenti.
Mons. Alfano ha concluso l’omelia con una preghiera rivolta a Dio: “Signore, aiutaci a essere discepoli del Tuo Vangelo, aiutaci a stare sempre dietro a Gesù. I pastorelli ce ne hanno dato una testimonianza, come tanti altri, straordinaria, efficace e forte. Signore, Ti preghiamo perché la pace, così bistrattata nel mondo, sia costruita attraverso uomini e donne che sanno seguire la via della verità, dell’amore e del servizio e sanno tendersi veramente la mano per camminare insieme. Fa’ che la tua Chiesa, ovunque sulla faccia della terra, sia oggi annunciatrice coerente, appassionata, credibile del Vangelo della vera gioia, che è pace per tutti, che non lascia nessuno ai margini, anzi che mette al centro quelli che contano meno: i piccoli, come hai fatto Tu, come questo luogo c’insegna”.
 
Vespri
Mons. Alfano: “Prendiamo l’impegno di non sparlare”
Oggi pomeriggio il pellegrinaggio diocesano è proseguito con la visita ai monasteri di Bathala e Alcobaça. Poi si è proseguito per Nazaré, un tempo villaggio di pescatori ed oggi meta turistica per la sua posizione favorevole tra la collina e l’oceano, dove è stata visitata la chiesetta di Nostra Signora di Nazaré.
Durante il rientro in pullman da Fatima, sono stati celebrati i Vespri, con la meditazione del nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano. “È proprio vero che Dio ci parla attraverso la parola che ascoltiamo insieme. È quello che oggi ci suggerisce quasi alla conclusione del pellegrinaggio. A casa non porteremo solo oggetti e ricordi. Ma cosa è cambiato e cosa può cambiare nella nostra vita?”, ha chiesto il presule. Ed “ecco il suggerimento che ci dà la parola di Dio: non sparlate gli uni degli altri. Noi sappiamo che cosa significa sparlare, non solo con cattiveria, anche con una certa superficialità. Molte volte, di recente, Papa Francesco è intervenuto proprio su questa cultura della chiacchiera che uccide. Il rischio di sparlare c’è anche nella Chiesa”.
Perciò, mons. Alfano ha fatto una richiesta: “Che bello se noi ce ne andiamo a casa portando questo proposito. Il Signore ce lo ha suggerito con la Sua parola nei Vespri, ma anche con una testimonianza forte: Francesco, Giacinta, Lucia, tre bambini che hanno avuto il dono di credere fino in fondo che il Vangelo non si deve solo ascoltare, non è bello da portare nel cuore solo come un ideale lontano. Si può praticare e loro ci sono riusciti. Ognuno in modo diverso, con l’aiuto del Signore”. Allora, ha proseguito l’arcivescovo, “chiediamo a Dio anche per noi questo piccolo, grande impegno di non sparlare gli uni degli altri. San Giacomo dice che in questo modo non ci metteremo mai contro Dio, perché chi giudica il fratello giudica la legge che ci ha dato Dio, quindi giudica Dio. Noi ci mettiamo al posto di Dio, ma questo non lo dobbiamo fare mai”. Non sparlare: “Il Signore ci lascia questo piccolo impegno  e con il suo aiuto – ha sottolineato il nostro pastore – possiamo parlare bene. Non c’è stata celebrazione senza benedizione agli oggetti, ma benedire significa dire bene attraverso gli oggetti, i racconti, le parole. Diciamo il bene che c’è. Il Signore ci aiuti in questo cammino”.