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La quarta giornata del pellegrinaggio a Fatima è cominciata con il rosario nella Cappella delle Apparizioni, la partecipazione alla processione e la Messa internazionale. Nel pomeriggio i pellegrini sono andati a Coimbra, per una visita al memoriale creato in ricordo di suor Lucia e alla città con lantica Università, di cui è stata visitata la biblioteca. Al rientro in pullman sono stati celebrati i Vespri.
La liturgia oggi propone la parabola del seminatore ha ricordato larcivescovo, mons. Francesco Alfano, nella sua meditazione -. Tutti ricordiamo la semina abbondante, che in parte va sprecata. Il seme che raggiunge il terreno buono, però, produce frutti in maniera spropositata. Poi il Vangelo continua e Gesù dà una spiegazione della parabola. Invita a riconoscere nella Sua persona il dono di Dio.
L’arcivescovo ha proseguito facendo riferimento alla prima lettura del profeta Isaia che, per parlare a un popolo di sfiduciati e tra i quali mancano l’unità e la fiducia, usa un’immagine bellissima. Come si farà a fidarsi della parola di Dio che promette qualcosa che non si vede? Ed ecco che Isaia usa l’immagine della pioggia e della neve, che è bellissima perché basta guardarsi attorno, non con la superficialità, ma con attenzione. È la profondità dei semplici, proprio il messaggio di Fatima. Dunque, limmagine della pioggia e della neve, che vengono dal cielo, che hanno un impatto forte con la terra e che non lasciano nulla come prima perché penetrano, irrigano, modificano, portano frutto e poi tornano da dove sono venuti. È un’immagine molto semplice e adatta a quei tempi, 2500 anni fa. Ma, ha rilevato il presule, è così: basta guardarsi attorno. La Parola di Dio, che viene, non lascia nulla come prima. Ed ecco l’invito a fidarsi di Dio perché la Sua Parola è potente, è efficace, tiene in sé la forza per produrre ciò che significa.
A volte, ha osservato mons. Alfano, noi pensiamo che dipenda tutto da noi e ci scoraggiamo, poi diciamo: beata Lucia! Beati i pastorelli! Noi non siamo come loro! E, invece, noi siamo come loro, noi siamo figli di Dio. La santità, la fede non è merito nostro, è il dono che Dio fa ai suoi figli, a tutti arriva la Sua Parola. Il Signore ci doni di credere un po’ di più a questa parola, di aprire gli occhi per vedere come Egli viene nella nostra vita e di aprire il cuore per accoglierla, ecco il terreno buono, con un po’ di fiducia in più perché questa parola porti frutto.