Quasi uno spaccato della Chiesa di Dio

Chi sta nella scuola conosce molto bene il valore formativo di una visita di istruzione con la possibilità che offre di conseguire efficacemente diversi obiettivi cognitivi e affettivi. Oggi si parla più propriamente di competenze, ma il discorso non cambia. Uscire fuori dall’ambiente scolastico e dagli schemi rigidi e ripetitivi dell’insegnamento; la curiosità di vedere, e magari toccare, senza troppe mediazioni, dal vivo, moltiplica i risultati apparentemente senza particolare fatica ma in maniera giocosa e divertente come ogni apprendimento vorremmo che fosse. Ciò che vale per gli alunni, vale anche per i docenti.
Si può fare formazione in servizio con una dotta conferenza, meglio ancora con un laboratorio coinvolgente ma, ancor di più, con una “visita” che alle conoscenze e competenze aggiunga le emozioni del “vedere”, del “toccare”, del “condividere”. Lo sa bene la direttrice dell’Ufficio scolastico diocesano, Maria Rosaria Pirro Titomanlio, con alle spalle una vita dedicata agli alunni, ai docenti e alla scuola e che quest’esperienza mette oggi a disposizione dei docenti di religione. È così che grazie all’iniziativa della direttrice e al suo lavoro discreto e proficuo  un bel gruppo di docenti ha vissuto un’esperienza difficile da dimenticare in un angolo di Roma, poco conosciuto forse, ma ricco di testimonianze, vestigia e segni dell’inizio della storia della Chiesa.
Quando qualche tempo fa una mail della segreteria invitava i docenti di religione a prenotarsi per il viaggio con la sorpresa che oltre a tutta l’organizzazione l’Ufficio si sobbarcava anche delle spese e si annunciava la presenza del vescovo, mons. Francesco Alfano e del delegato episcopale don Luigi Milano sarà sembrata a qualcuno un espediente per stimolare la partecipazione… invece no! Sono stati con noi, sono saliti sul pullman con i primi e sono scesi con gli ultimi, in prima fila ad ascoltare le spiegazioni delle guide durante la giornata e interlocutori attenti e disponibili a ogni domanda e curiosità di chiunque. Un segno formidabile e una vicinanza fatte non di parole per quanto vere e profonde ma di “persona”, di tempo “dedicato”, di un’attenzione a chi, magari con tanti limiti e povertà, lavora nella scuola che, si voglia credere o no, costituisce terra di frontiera per la Chiesa.
La celebrazione eucaristica alle 11 in una cappella, accogliente e a misura, della Basilica di San Paolo fuori le mura, il primo monumento visitato, è stata l’occasione di pregare insieme come raramente in passato e per il vescovo di commentare il capitolo 5 degli Atti laddove un angelo libera gli apostoli imprigionati e li esorta: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita» (At.5,20). Quale invito sarebbe stato più opportuno considerati i luoghi e le persone interessate? Neppure è sfuggito che intorno alla mensa c’era il vescovo, un presbitero, due diaconi, uno permanente, l’altro che si prepara al sacerdozio e un gruppo di cristiani che, per quanto tutti docenti di religione, ben potevano rappresentare tutti i cristiani nelle varie situazioni della vita. Quasi uno spaccato della Chiesa di Dio.
In maniera concisa ma esauriente la guida ci ha dato indicazioni generali, notizie storiche e si è soffermata sulle tre porte, quella bizantina dell’XI secolo in particolare, poi sul baldacchino gotico, sull’enorme candelabro pasquale del XIII secolo, lasciandoci curiosi e riverenti sulla tomba di san Paolo.
Il pranzo in un ristorante tipico non poteva essere che con le specialità romane, da tutti apprezzate, anche da don Lucio Sembrano che è passato a salutarci per la gioia di tutti quelli che lo conoscono.
Alle 15 eravamo già alle porte delle catacombe di san Sebastiano, da vivere più che da raccontare. In fondo niente di non già conosciuto e poco prima rinfrescato da opuscoletti appositamente predisposti… ma vedere i segni comuni dell’iconografia cristiana laddove quasi venti secoli fa sono stati incisi sulle pietre che chiudevano le tombe, vi assicuro, provoca intense emozioni impossibili da descrivere.
Infine l’Abbazia delle tre fontane, poco distante, con le vicende monastiche che trasversalmente attraversano la storia della Chiesa e affondano le radici in tradizioni difficili da provare riguardo il martirio di san Paolo.
Che dire, una giornata ben spesa, di quelle che capitano solo ogni tanto ma che lasciano il segno.

di Antonino ESPOSITO