Parrocchia Santa Maria del Lauro, Meta

Un “Terremoto” di Grazia

Esercizi Spirituali

Solo attraverso un accostamento così azzardato, quasi un ossimoro, come questo terremoto/grazia, si può provare a descrivere un’esperienza come quella degli Esercizi Spirituali.

E, in effetti, il paradosso è un po’ la chiave di lettura di questo percorso dell’anima vissuto in pieno Ferragosto: intraprendere un viaggio “dentro” quando tutti vanno “fuori”, scegliere il silenzio quando tutt’intorno c’è il caos… una bella sfida!

Silenzio e Parola, ed ecco che ritorna il paradosso, sono stati i veri protagonisti dei pochi, ma intensi, giorni vissuti ad Avezzano da un piccolo gruppo di giovani e adulti della Parrocchia di Meta. E non poteva essere diversamente, perché solo digiunando dalle parole si può sperare di cogliere almeno qualche timida eco della parola di Dio.

Abbiamo seguito lo schema della “Lectio Divina”, che prevede la lettura del testo biblico, seguita dalla meditazione personale che, man mano che si intensifica, diventa preghiera e poi contemplazione, cioè sguardo a Colui che ha parlato, spazio per l’azione dello Spirito.

Tanti sono stati i brani biblici che don Francesco ci ha proposto nel corso delle sue meditazioni e ognuno di essi ha scavato un proprio percorso dentro ciascuno di noi, non senza fatica, lasciandosi dietro certamente qualche ferita. E così abbiamo potuto rileggere la nostra Fede alla luce dell’esperienza dell’umanissimo Pietro, rivivere la nostra vocazione cristiana attraverso la sofferenza del giovane ricco, costretto a fare i conti con la propria incapacità di mettere Gesù al primo posto. Abbiamo letto e meditato la Passione di Gesù perché potessimo comprendere che il prezzo dell’amore è il sangue e qui le croci che tutti ci portiamo dentro sono emerse con tutto il loro peso schiacciante. È stato proprio in questo momento difficile, per qualcuno particolarmente doloroso, che il “terremoto” della Grazia è arrivato a distruggere le nostre ultime difese con la potenza del suo soffio e a illuminare le nostre piccole vite di “uomini persi” con la luce della Resurrezione.

Leggere, meditare, pregare, contemplare le apparizioni di Gesù risorto, che ci chiede di lasciarci amare senza riserve, di lasciarci condurre da Lui, per poter finalmente guardare la croce da quello che Don Tonino Bello chiama “il versante del terzo giorno”, capace di trasformare il Golgota nel Tabor e le ferite in feritoie di luce ha dato un senso alla fatica e alla sofferenza del cuore di questi giorni.

Prima di congedarci e gustare nella preghiera del Rosario, viatico del nostro viaggio di ritorno, gli ultimi istanti di quel silenzio, così temuto e così amato, don Francesco ci ha detto che i frutti di questi Esercizi potrebbero arrivare molto lontani nel tempo e noi, segretamente, nel nostro cuore, celando maldestramente qualche lacrima di commozione, gli abbiamo risposto con le parole di una splendida canzone di De Crescenzo che ci ha accompagnati in questi giorni: …e se c’è grano germoglierà, come il mattino da una notte nera nascerà.

di Gelsomina