Parrocchia Santa Maria di Galatea, Piano di Sorrento

Una veglia senza muri

Una veglia senza muri

Il Cristianesimo è per persone sveglie in tutti i sensi: lo testimonia la veglia di Pasqua della parrocchia di Santa Maria di Galatea in Mortora tenutasi alle quattro del mattino nel campo di San Liborio.

Potrebbe sembrare una scelta azzardata, ma nel ambito della fede quale decisione non lo è? Si rischia di restare con i pochi fedelissimi con cui ce “la si canta e la si suona”. Eppure, sono accorse in circa 800 persone al campetto: un numero che ha fatto storcere il naso a chi credeva che la veglia non sarebbe andata a buon fine e che ha riempito di gioia il cuore di coloro che confidavano in questa novità.

Il messaggio del celebrante, Don Rito Maresca, parroco di Mortora, è stato forte e chiaro: Cristo è vivo, non è solo risorto. Tendiamo a sottolineare il miracolo della Resurrezione, ma avendo vinto la morte per sempre, Cristo è vivo ed è fra noi.

Senza soffermarci su questioni teologiche, in tanti si sono chiesti il perché della scelta di celebrare la veglia in quell’orario e in quel luogo. Come consuetudine la veglia di Pasqua inizia a luci spente e man mano la chiesa si illumina: cosa meglio dell’alba può dare luce alla notte della Resurrezione? Tralasciando la bellezza del Creato alle prime luci del mattino, il risparmio di energia elettrica e la suggestione dell’alba di un nuovo giorno, anche le donne, che andavano al sepolcro, si svegliarono di buon mattino, proprio come tutti coloro che hanno dedicato la loro notte all’allestimento del campo e in seguito alla messa.

Fra quelle 800 anime, numerosi volti sconosciuti: persone incuriosite dall’evento e sicuramente qualche scettico, qualche addormentato, qualcuno che si era trovato lì quasi per caso, alcuni vestiti a festa e altri come se li avessero tirati giù dal letto.

Questa veglia di Pasqua ha avuto sicuramente una connotazione meno folcloristica delle processioni che “dilagano” nelle strade della penisola sorrentina la sera e la notte di Giovedì e Venerdì Santo, ma ciò non ha di certo scoraggiato gli iperconnessi che hanno seguito passo dopo passo la celebrazione con dirette Instagram o Facebook o semplicemente registrando la messa (e la seguente colazione) col proprio cellulare e addirittura con un drone, come è stato fatto le due sere precedenti con gli incappucciati.

Il rischio di celebrare la veglia in maniera insolita soltanto per scatenare un polverone di “perché cambiare se si è sempre fatto così?”, tipica espressione della penisola, non ha scoraggiato le tante maniche rimboccate: basti pensare all’accoglienza fatta dagli scout del territorio e dai “gilet gialli” dell’ANSPI che con un sorriso distribuivano candele e segnalibri e accompagnavano le persone anziane ai posti riservati unicamente a loro in pole position.

A chiusura del tutto, la colazione comunitaria offerta dai tanti adulti volontari della parrocchia attraverso una commistione di gesti, parole e auguri, ha fatto da preludio al giorno pasquale.

Senza alcun dubbio questa veglia mostra il nuovo volto della Chiesa che sa uscire mettendosi in cammino nella notte, che accoglie chi chiede aiuto e che costruisce ponti e non alza muri.

di C.Sidonie Pellegrino