Esercizi Spirituali per laici ed operatori pastorali

Un’esperienza di luce

Anche quest’anno si sono tenuti ad Alberi, dal 2 al 5 gennaio, gli Esercizi Spirituali per laici ed operatori pastorali, guidati dal nostro Arcivescovo Mons. Francesco Alfano. (qui disponibili i file audio)

Per i partecipanti, che di anno in anno stanno diventando sempre più numerosi, sono stati un’esperienza di Luce: Luce desiderata ed invocata, ma ancor più Luce misericordiosamente donata!

Se queste vi sembrano soltanto belle parole, è perché gli Esercizi devono essere vissuti e gustati per poter comprendere quale Luce si riceve da un’esperienza così profonda e prolungata di incontro personale con il Signore, che permette di fare discernimento su quanto si sta vivendo e di orientarsi sempre più verso Dio.

Certamente occorre maturità spirituale per affrontare un corso di esercizi, una maturità che non dipende tanto dall’età quanto dalla disponibilità interiore ad accogliere il Signore che ci viene incontro; disponibilità che cresce nel tempo e attraverso l’esperienza stessa, e che ogni persona può ritrovare in sé. E’ così che il giovane e l’adulto, il laico e il consacrato, chi sta in discernimento e chi vuole leggere con l’aiuto del Signore il suo quotidiano… tutti vengono agli esercizi con il desiderio di ricevere Luce dal Signore, sapendo che Egli si rende presente nella Parola e nell’Eucaristia con l’ausilio di due “strumenti” fondamentali: una guida saggia e discreta, che aiuta l’esercitante a comprendere la Parola e a lasciarsi trasformare da essa; il silenzio, esteriore ed interiore, che aiuta a mantenere nel cuore la gioia dello stare con Dio e il raccoglimento nella preghiera, ed aiuta a liberarsi di quanto non è essenziale, a fare “senza” …perché solo Dio basta!

La Parola che ha accompagnato il corso di Esercizi di gennaio è stata quella dei cap. da 37 a 50 del Libro della Genesi: la storia di Giuseppe e dei suoi fratelli! Parola scelta in piena sintonia con il cammino pastorale che la nostra Diocesi sta compiendo.

Il titolo infatti era: “…E NON SI ACCORSERO DI NULLA… In compagnia per diventare fratelli”.

Lascio ad altri amici il raccontarvi le risonanze sul tema e soprattutto la Luce ricevuta in dono.

di Laura Martone

Raffaella:

Gli Esercizi Spirituali sono una privilegiata scuola di preghiera e di conversione in cui è possibile ordinare la propria esistenza secondo Dio. Come tali, gli Esercizi non possono essere “raccontati”, ma vanno vissuti con intensità e responsabilità verso se stessi.

Il tema “E non si accorsero di nulla” scelto per quest’anno dall’Arcivescovo ha focalizzato la storia di Giuseppe e della sua famiglia, vicenda ricca di insegnamenti, drammatica come quella di tante famiglie e profondamente umana in cui agisce invisibilmente il piano di Dio che lavora per l’unità.

Fratelli non si nasce ma si diventa in virtù della fede. La fraternità è la regola della vita cristiana.

La famiglia di Giuseppe si scopre famiglia divisa e in conflitto e Dio la conduce a ritrovarsi come famiglia unita passando per molte prove. È la grammatica della fraternità, che non è mai raggiunta per sempre ma è sempre da riconquistare, un poco come accade nelle nostre comunità dove siamo chiamati continuamente a superare le tante divisioni a volte dovute anche solo alla non accettazione della diversità dell’altro.

Nella storia di Giuseppe e i suoi fratelli sono vari, ma senza risultato i tentativi di far prevalere la fraternità come Ruben e Giuda, i quali con velati compromessi con gli altri fratelli cercano di salvare Giuseppe. Ci riuscirà solo Giuseppe, il venduto dai suoi fratelli, dopo aver molto sofferto. Sarà lui a salvare i suoi fratelli perché capace di amore che perdona diventando così il fratello che unifica i suoi fratelli, proprio quelli che gli hanno fatto del male.

L’ultima sera ci siamo ritrovati ancora una volta insieme per un momento di condivisione davanti al Santissimo Sacramento: è stato bello ed emozionante condividere con gli altri le nostre riflessioni e i nostri turbamenti.

Carmine, Diacono Permanente:
Sono particolarmente grato al Signore per avermi dato l’occasione di poter partecipare agli esercizi spirituali della Diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, dal titolo “…E non si accorsero di nulla…”  sull’importanza di riconoscersi fratelli e vivere la fratellanza.

Agli esercizi, sapientemente guidati dall’Arcivescovo Mons. Francesco Alfano e brillantemente coadiuvati da Don Salvatore, Laura e Antonietta, da subito ho sentito un grande senso di accoglienza e calore fraterno, che hanno reso l’esperienza ricca, dal punto di vista spirituale, ed edificante, nella prospettiva ecclesiale.

La discesa nel testo delle Sacre Scritture mi è servito sia dal punto di vista strettamente formativo esegetico, che come arricchente occasione di introspezione, sotto la guida e illuminazione dello Spirito Santo.

È stata inoltre, una gradita ed emozionante esperienza di Chiesa, in silenzioso ascolto della Parola di Dio, e in orante preghiera comunitaria. È stato bello percepire la ricchezza vocazionale presente in questa esperienza, difatti presenti agli esercizi c’era il Clero, in ogni sua espressione vocazionale: diaconato, presbiterato ed episcopato; i laici, in cui brillavano vocazioni matrimoniali, e alcune consacrate; infine le suore presenti nella Casa di Spiritualità Armida Barelli, che, insieme al direttore Cristiano, ci hanno accolti e reso il soggiorno gradevole e confortante.

Concludo col dire che gli esercizi fatti si possono contemplare in quell’esperienza di “sinodalità”, tanto cara a Papa Francesco, in cui il Popolo d Dio, insieme al Clero, sotto l’azione dello Spirito Santo, ha vissuto una conversione del cuore, favorendo la crescita di una coscienza ecclesiale che rende fecondo lo stare insieme.

Ringrazio di cuore a quanti hanno permesso la mia presenza agli esercizi, spero che si possano creare le occasioni l’anno prossimo per poter ripetere l’esperienza.

Sonia, ov:
Quest’anno, negli esercizi appena conclusi, la figura di Giuseppe mi ha portato a riguardare il mio rapporto con i fratelli, ma anche tutto il mio percorso spirituale. È stato il tema più difficile da affrontare; difficile perché rileggendo la storia della mia vita, mi sono resa conto del male ricevuto e anche del male commesso; ma soprattutto ho sperimentato la misericordia di Dio che mi ha permesso di riconciliarmi con Lui, con me stessa e con i fratelli, anche se non è una cosa così semplice. Torniamo a Giuseppe: nella sua figura, ispirata dal Signore durante gli esercizi, ho compreso quanto sia difficile accettare il male ricevuto, perché d’umano non si riesce ad avere uno sguardo che va oltre al male ricevuto ma, nel progetto di Dio, questo male ricevuto può essere per un bene superiore, soprattutto di riconciliazione. E anche quest’anno la grazia di Dio mi è venuta incontro per farmi comprendere che l’essere fratello come lo intende Dio ha un significato molto più profondo, come dice San Giovanni nella sua prima lettera: “Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.“ (1Gv 4,20). Poi, entrando ancora più in profondità ti accorgi che la sua misericordia ti viene incontro e capisci di essere amata e perdonata. Prendendo coscienza di ciò, sono chiamata a fare lo stesso con i miei fratelli; ho bisogno dell’aiuto di Dio perché sono una creatura limitata. Ringrazio Dio per questo dono ricevuto, e cercherò con il suo aiuto di amare i miei fratelli come Lui li ama. Che Cristo ascolti la mia preghiera e mi venga in aiuto con la sua grazia e Il suo amore; lo stesso auguro a tutte le persone che quest’anno hanno vissuto con me questo tempo di esercizi.  Grazie a voi tutti.

Tilde:
La vita di tutti noi, a prescindere dalla nostra quotidiana attività, è scandita ogni giorno da impegni, compiti, responsabilità, scadenze ed ogni sorta di adempimenti ai quali facciamo fronte per noi stessi e per tutte le persone che contano su di noi.

Questo vale per chi è impegnato nel mondo del lavoro, così come per chi il suo lavoro lo svolge nelle mura domestiche. Le giornate si accavallano una sull’altra e spesso si corre il rischio di non apprezzare pienamente tanti aspetti importanti del nostro quotidiano, che sembra quasi banalizzato dalla routine, dalla abitudine. Anche trovare un momento per raccogliersi e riflettere sui tanti insegnamenti ed i tanti doni che la vita ci offre diventa difficile, così come trovare un attimo per fermarsi e pregare.

Da alcuni anni ho fatto esperienza di condividere alcuni giorni di ritiro, per esercizi spirituali presso la Casa Armida Barelli, ad Alberi.

Sono giorni nei quali il tempo assume un valore del tutto diverso. Si passa dalla sensazione di non avere tempo per tante cose, alla scoperta del valore del tempo, di quanto sia importante “usare” il proprio tempo e non sentirsi “usati” dal tempo.

Il raccoglimento, il condividere con altri questa esperienza insegna molto.

La grande scoperta del silenzio, la regola del silenzio, che accompagna questi giorni ci fa capire quante parole inutili spendiamo ed ascoltiamo tutti i giorni.

Una ospitalità semplice, davvero domestica, offre la sensazione di sentirsi comunque a “casa”, circondati da tutto quanto serve, senza le tante cose superflue di cui ci circondiamo.

Il tempo scandito dai momenti prestabiliti per la preghiera, per la riflessione, per gli incontri con la lettura delle Scritture. Il confronto con le valutazioni e conclusioni del nostro Vescovo risultano invero formative, facilitano la meditazione, ci fanno giungere a verità magari a portata di mano, ma alle quali da solo non arriveresti.

L’arricchimento spirituale di questi giorni non è limitato alle giornate vissute ad Alberi; davvero ci accompagna anche dopo, al rientro nella routine di tutti i giorni. Si può definire come un percorso formativo. Ci insegna a capire, ci insegna ad approfondire dentro di noi sentimenti e sensibilità

Roberto:
Ogni volta che si partecipa ad un Corso di Esercizi Spirituali, ci si arricchisce notevolmente in tutti i sensi migliorando in se stessi e nel rapporto con i fratelli.

Il tema trattato quest’anno, negli Esercizi Spirituali per noi laici, su Giuseppe ed i figli di Giacobbe ha contribuito di gran lunga a questo arricchimento, perché ognuno grazie all’illuminata, dotta ed ispirata parola del Padre della Diocesi ha potuto toccare con mano quanto è distante dallo essere fratello, secondo il cuore di Dio, e quante volte ha considerato questo rapporto solo in uno sterile formalismo, deludendo i nostri fratelli di sangue, di comunità e di lavoro mancando in quello che Gesù ed il Suo Vangelo ci hanno insegnato e  Papa Francesco con i ministri della Chiesa ci ripetono continuamente sulla necessità di aprirci agli ultimi dei nostri fratelli.

Spero soltanto, a conclusione di questa stupenda esperienza, di avere interiorizzato quanto ascoltato e pregato in questi giorni, con una degna condotta di vita futura, per non essere solo ascoltatore ma anche testimone della Parola di Dio ascoltata per non ingannare me stesso. (Gc 1,22)

Maria:
Gli esercizi spirituali vissuti in compagnia di Giuseppe mi hanno fatto capire che vivere la fratellanza non è facile. È un lungo e faticoso cammino in cui ti devi mettere alla ricerca dell’altro, accettarne i pregi e i difetti, avere tanta umiltà e disponibilità, e soprattutto la forza ed il coraggio di perdonare nonostante il male ricevuto. Ma se riesci a farlo veramente, la tua gioia sarà incommensurabile.

Rachele:
Quello che ho compreso in questi giorni è la beatitudine di stare in Dio, che ti dona quel silenzio e pace interiore che il mondo non può dare.

Il gioire in Dio è diverso dal concetto della felicità. La felicità è momentanea, dipende dalle circostanze della vita, è condizionata dal modo in cui noi reagiamo, porta dipendenza perché si ha paura di perderla e di soffrire. Invece la beatitudine è la gioia del cuore che nessuno ti può togliere, solo Dio te la dona; è la comprensione della vita e del vissuto; è il completo abbandono in Lui, deponendo il nostro io, si ha fede in Lui e nel suo disegno. Ti fa stare vicino alle persone accogliendo le diversità. E anche se si soffre, interiormente Dio ci guarisce, ci dona quella sicurezza, pace, che Lui è con te.

Sono sensazioni forti, che le parole diventano vane. Le comprende solo chi vive nutrendosi del Signore. In tutto questo mi hanno aiutato l’adorazione eucaristica e la messa quotidiana. Svegliarsi, lodare Dio e andare a dormire ringraziando.

Le meditazioni con il Vescovo, il silenzio, l’ascolto e la preghiera comunitaria ti fanno andare oltre la presunzione di sapere e di voler parlare, ti portano ad uno stato di accoglienza, per ascoltare ciò che di bello l’altro ha da dirti, per condividere la conoscenza.

Si comprende la Bibbia un po’ più in profondità, come essa parla della storia, dell’essere umano; dove si possono trovare le chiavi di lettura del proprio vissuto, comprendendo che ogni azione porta conseguenze. Capisci che le tue vittorie e le sconfitte, sono frutto di un progetto, a lungo termine, di Dio che vuole solo il meglio per ognuno di noi, anche nei momenti più bui. Sono prove che ci servono per la purificazione della nostra interiorità dalla massificazione della materia in stati interiori negativi, per poi emanare la luce di Cristo e portare a frutto i nostri talenti.

Ringrazio la Diocesi per questa esperienza.

Francesco, accolito:
Non risulta semplice far trapelare quale immensa gioia abbiamo ricevuto nel partecipare agli esercizi spirituali guidati dal nostro Vescovo e come è stato prezioso questo tempo, anche e soprattutto per “imparare a vivere veramente da fratelli”. Ciò valga sempre: sia quando ci sentiamo traditi, sofferenti e soli, ma anche quando attendiamo, a volte inconsapevolmente, un abbraccio riconciliante da smarriti e dopo aver tradito e/o fatto soffrire gli altri.

Abbiamo provato, nel silenzio e nella preghiera, ad armonizzare il battito del nostro cuore con quello di ogni fratello, “curati dall’incontro con Dio”, sicuri che le emozioni vissute nell’ascolto e condivisione della Parola di Dio, se vivificate dall’Amore e quotidianamente rigenerate dalla Grazia, ci possono far divenire “generatori di speranza” con il “desiderio unico”, nel mondo, di “essere segni di unità e fratellanza”.

La storia delle discendenze di Giacobbe (le 12 tribù di Israele) ed in particolare la storia di Giuseppe, ci hanno fatto rivivere la vita di ognuno di noi e delle nostre comunità, tutti alla ricerca di senso, pienezza, pace e fratellanza.

Non si possono amare veramente i fratelli senza l’Amore del Padre, non si può Amare il Padre senza amare i nostri fratelli. Dio che è giusto, che giustifica per amore, nel nostro cammino di conversione ci attende con pazienza ed immensa misericordia (anche quando sembra non agire direttamente, è lì presente, in special modo, se ci sentiamo “SENZA”).

Tutto è grazia, in qualsiasi tribolazione Cristo dona il suo Amore, che è tanto sovrabbondante da esser condiviso necessariamente con i fratelli.

La gioia della fraternità è più grande di ogni peccato (dinnanzi alle distanze, ai tradimenti ricevuti, più importante è la fratellanza, non temiamo e lasciamo sempre intervenire Dio.) La nostra libertà può rallentare ma non bloccare il futuro che si apre grazie a Dio; un atto di fede e di giustizia dà sempre immensi frutti.

Tutti noi non possiamo volere la comunità, la parrocchia come da noi immaginata (finiremo per giudicare, distruggere e restare soli) ma dobbiamo desiderare (rinnovando sempre il desiderio) il bene singolo di ogni fratello e quello collettivo della comunità.

Tutti insieme, solo questa è la strada, la vera comunione, gli apostoli vedranno il risorto, ma insieme.

Cristo è venuto per ognuno ma anche e soprattutto per l’umanità, come la Chiesa tutta (ci riconosceranno da come stiamo insieme, altrimenti non saremo cristiani).

Non temete (alla fine sarà detto), di fronte al male (ricevuto o fatto) che esiste (e che, con carità, va sempre chiamato per nome e corretto) Dio interviene, raddrizza ciò che è storto nella nostra storia, nella storia delle nostre comunità e nella storia delle persone che incontriamo e con le quali a volte ci scontriamo.

Tanta Grazia non vada dispersa! La Pace e la Fratellanza non sono sogni inarrivabili: tocca a noi accettare e vivere il Dono che esige una “conversione” del cuore, trovando nuove strade lungo le quali incontrare, nei crocevia, i fratelli con cui riconciliarsi