Servizio Ecumenismo e dialogo interreligioso

Vana sarebbe la nostra fede se Gesù non fosse risorto

In questo periodo, dove la distanza sociale mette a rischio il valore ed il significato della festività stessa, noi cristiani ci ritroviamo fisicamente divisi ma spiritualmente vicini, tesi a riflettere sul senso della vita e su quello che è il significato della nostra fede.  Ed è così che una catastrofe come quella della pandemia si rivela essere l’espediente necessario per trovare nella fede le nostre certezze, per cercare nei nostri cuori quelle risposte da ogni cristiano tanto agognate, per sentire la Voce dell’unico Signore dal quale tutti siamo e verso il quale tutti siamo orientati.

In questa settimana stiamo vicino ai fratelli e sorelle delle Chiese ortodosse, che stanno vivendo la Settimana Santa e domenica prossima faranno suonare a festa le campane per la Pasqua. Tra pochi giorni avrà inizio, per i musulmani, il mese di Ramadan, anche questo è tempo in cui rinnovare Fratellanza. Importante è stato il messaggio ecumenico che le Chiese cristiane in Italia hanno rivolto al nostro Paese per la Pasqua. Il testo è stato firmato da mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, dal metropolita Ghennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e di Malta ed esarca per l’Europa meridionale (Patriarcato ecumenico), e dal pastore battista Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei). È la prima volta che i rappresentanti delle Chiese firmano un messaggio congiunto per la Pasqua.

E anche con le porte chiuse delle chiese, dei nostri luoghi di culto, restano però aperti i nostri cuori, in cui filtrano incessanti i messaggi che il Signore ci ha lasciato.

La Chiesa, la fede, la speranza, l’amore, non possono essere fermati da un virus, ma anzi, dilagano ora più che mai tra noi, anime smarrite, indicandoci il giusto sentiero; contagiando gli spiriti, alla tranquillità e alla serenità che la fiducia nel Cristo Risorto ci offre; spingendoci al rispetto delle regole, all’acquisizione del senso del dovere, specialmente quello civico, che assieme alla religione, appare come uno degli elementi fondamentali affinché questo grande male che sta affliggendo l’Italia e il mondo intero, possa giungere ad una fine; affinché la conclusione a cui si giunga sia un “lieto fine” e  che il numero dei decessi da covid-19 si azzeri. Non ci resta che pregare, confidare nel Signore, affidarci nelle mandi di coloro che hanno avuto da Dio il compito di sostenerci ed incoraggiarci, ringraziando per ogni giorno che ci viene concesso, per ogni mattina in cui ancora apriamo gli occhi; vivendo questa Pasqua nella serenità, con il cuore vicino a chi ci è lontano.

Mai più attuali sono infatti le parole del Vangelo di Marco “Non abbiate paura! Voi che cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove lo avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.

La Pasqua ,quest’anno come per gli altri, è la nostra forza!

Ancora più forte può essere la nostra unione nella preghiera che lega le nostre chiese, affinché possano esprimere letizia, affinchè possano far sentire la loro presenza a tutti, in particolar modo ai fratelli bisognosi, alle famiglie intere che vivono disagi sociali, economici e di salute e a tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea, che svolgono sempre più spesso compiti di curatori di corpi e di anime.

di Rita Tavella