Veglia di Preghiera “Le famiglie illuminano il Sinodo”

“A che giova accendere una piccola candela nel buio che ci circonda? Non sarebbe altro ciò di cui c’è bisogno per diradare l’oscurità? Ma si possono vincere le tenebre?”

Con questi spunti, il Papa Francesco ha iniziato la Sua omelia, in Piazza San Pietro, in occasione della Veglia di preghiera “Le Famiglie illuminano il Sinodo”, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana alla vigilia della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, tenutasi nel pomeriggio di sabato 3 ottobre scorso.

Molte famiglie della nostra Arcidiocesi hanno potuto partecipare a questo evento ecclesiale, grazie anche all’iniziativa del Servizio Diocesano per la Pastorale Familiare. Siamo arrivati numerosi, viaggiando su tre pullman, per rispondere all’invito che ci è stato rivolto di pregare iniseme al Papa, affinché lo Spirito di Dio potesse illuminare e dare forza ai partecipanti al Sinodo, iniziato solennemente poi domenica 4 ottobre, con la Celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre, in San Pietro.

La Veglia, sapientemente organizzata dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale della famiglia, è stata preceduta dal saluto del Direttore Don Paolo Gentili. E’ poi intervenuto S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della C.E.I. il quale, nel suo saluto introduttivo, ha ricordato il ruolo della famiglia come “fabbrica di speranza” in questo tempo difficile della nostra storia. Successivamente, prima della preghiera, si sono susseguiti gli interventi dei responsabili dei principali Movimenti e Associazioni laicali ecclesiali, quali l’Azione Cattolica Italiana, il Movimento di Comunione e Liberazione, il Rinnovamento nello Spirito Santo , il Movimento dei Focolari, il Cammino Neocatecumenale. Infine il saluto del Presidente della C.E.I., S.Em. Card. Angelo Bagnasco.

Sulle note del canto “Vieni dal Libano”, la Celebrazione della Veglia ha avuto inizio, scandita dall’ascolto di brani biblici e tratti di catechesi di Papa Francesco sulla famiglia, e arricchita da alcune testimonianze di vita di coppia, matrimoniale e familiare da parte di fedeli provenienti da ogni luogo d’Italia. Sono state queste testimonianze a far toccare con mano e a sentire in maniera emozionante, qual è la realtà di ogni famiglia, tra momenti di gioia, momenti di dolore e difficoltà.

Ogni parola condivisa e annunciata nella celebrazione, ha contribuito a dare puntuali risposte a quegli interrogativi che il Papa poi ha posto nella Sua omelia. Premesso che, “senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, la Chiesa diventa una semplice organizzazione, l’autorità si trasforma in dominio, la missione in propaganda, il culto in evocazione, l’agire dei cristiani in una morale da schiavi”, Papa Francesco, citando queste parole del metropolita Ignazio IV Hazim, ci ha aiutato a riflettere su come ogni famiglia, nel mondo d’oggi, deve porsi per affrontare e vincere con lo stile di vita cristiana le innumerevoli sfide provenienti dalla società.

Ogni famiglia “è sempre una luce, per quanto fioca, nel buio del mondo”. E può esserlo, se al suo interno ogni componente si riconosce nel rispettivo ruolo vissuto da Gesù, Giuseppe e Maria nella Santa Famiglia. Così, come Padre Charles de Foucauld ci ha insegnato, guardando alla famiglia di Nazareth, “amando gli altri, s’impara ad amare Dio. E’ curvandosi sul prossimo che ci si eleva a Dio.” A partire dai rapporti che si vivono nelle nostre famiglie, nella ferialità, con le loro pene e le loro semplici gioie. Il Papa ha ricordato, poi, che la famiglia “è luogo di santità evangelica, realizzata nelle condizioni più ordinarie” ove “vi si respira la memoria delle generazioni e si affondano radici che permettono di andare lontano”. E, ancora, essa è “il luogo del discernimento, dove ci si educa a riconoscere il disegno di Dio sulla propria vita e ad abbracciarlo con fiducia”.

Il Santo Padre ha, dunque, esortato a ripartire da Nazareth per un Sinodo che, “più che parlare di famiglia, sappia mettersi alla sua scuola”.

E’ stato bello sentire dal Papa come sullo stile della Famiglia di Nazareth, anche la Chiesa deve modellare il suo modo di essere nel mondo, sia come famiglia che sa porsi con la prossimità e l’amore di un padre “che vive la responsabilità del custode, che protegge senza sostiuirsi, che corregge senza umiliare, che educa con l’esempio e la pazienza e, a volte, semplicemente con il silenzio di un’attesa orante ed aperta.” Sia soprattutto come una Chiesa di figli che si riconoscono fratelli e che non arriva mai a considerare qualcuno come un peso, un problema, un costo, una preoccupazione o un rischio ma essenzialmente come un dono, che rimane tale anche quando percorre strade diverse.

E’ stata, quindi, poi perentoria la risposta del Papa ai suoi interrogativi iniziali. Solo una Chiesa, casa aperta, “accogliente nello stile sobrio dei suoi membri e, proprio per questo accessibile alla speranza di pace che è dentro ogni uomo, compresi quanti, provati dalla vita, hanno il cuore ferito e sofferente, può rischiarare davvero la notte dell’uomo”.

Dopo questo stupendo momento di grazia, vissuto insieme al Papa e a tutta la Chiesa italiana, siamo tornati ciascuno nelle nostre case più ricchi, certamente, dopo tanto soffiare di Spirito sulle nostre teste e nei nostri cuori. Ci accompagnino sempre quelle parole, e ci aiutino a crescere di più e meglio, come famiglie in cammino verso la santità.

A cura dell’equipe del Servizio di Pastorale Familiare