Venerdì 4 ottobre l’ordinazione di cinque nuovi diaconi

“Siamo piccoli davanti a Dio”. Così l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare, mons. Francesco Alfano, ha iniziato la sua omelia per l’ordinazione diaconale di Paolo Anastasio, Emmanuel Miccio, Maurizio Molino, Mario Schisano e Giuseppe Sorrentino. La celebrazione si è svolta, nella Concattedrale di Castellammare di Stabia, venerdì 4 ottobre, nella festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. “Quando ci accorgiamo della nostra condizione – ha aggiunto il presule – andiamo sempre un po’ in difficoltà perché vorremmo mostrare la parte migliore di noi, quando invece facciamo esperienza della nostra piccolezza, siamo sconcertati”, piccolezza che “quasi ci spaventa”. “Ringraziamo il Padre – ha affermato il nostro pastore – perché facciamo esperienza nella nostra vita quotidiana della grandezza di Dio, che ci mostra quanto siamo piccoli e perciò amati da Lui”.
Rivolgendosi a Paolo, Emmanuel, Maurizio, Mario e Giuseppe, mons. Alfano ha, quindi, notato: “Scelti perché piccoli. Quando Francesco scoprì questa verità, la sua vita cambiò. La poesia di Francesco è l’amore per il Crocifisso, la capacità di accogliere nella propria carne la grandezza e la purezza della croce del Signore per potersi riconoscere piccolo, anzi ultimo tra gli ultimi, tanto da poter elemosinare qualcosa da ognuno e così arricchirsi”. Se, da un lato, “siamo incoraggiati perché amati dal Signore nella nostra piccolezza”, dall’altro, “questo ci impegna a non chiuderci in noi stessi e a non dire mai: cosa potrò fare io di fronte a sfide così impegnative?”. Infatti, “i piccoli accolgono l’annuncio del Regno, riconoscono che c’è un Padre e questo basta”. L’arcivescovo ha, quindi, sottolineato: “Francesco nella scoperta del Padre ha riletto la sua storia, il suo mondo, i suoi affetti e se stesso in modo nuovo e libero; non importa se non si viene capiti immediatamente e da tutti”. Sì, allora, “amati dal Padre per annunciare a tutti coloro che incontriamo nel nostro cammino la potenza di questo amore che ci fa fratelli, che ci unisce”. Ecco perché, ha osservato il presule rivolgendosi ai cinque giovani, “scegliete il servizio. Anche voi, carissimi amici ordinandi, attraverso il sacramento dell’Ordine del Diaconato, vi impegnerete a vivere, per sempre, nella dimensione del servizio, cioè a vivere riconoscendo che al centro non ci siamo noi, non c’è la Chiesa”.
“Ah – ha ammesso il presule -, quanto dobbiamo aggiustare il nostro modo di pensare, vivere e reagire dinanzi alle attese, ai bisogni, alle responsabilità che ci assumiamo. Siamo i servi del padrone che ci ha resi liberi, servi del Cristo crocifisso che ci ha trasformato grazie al dono del Suo amore. Lui è venuto non per essere servito, ma per servire”. “Con la vostra vita da diaconi e da servi – ha proseguito mons. Alfano -, aiuterete la comunità cristiana a scoprire e a vivere questa dimensione del servizio non solo nelle singole azioni quotidiane, ma anche nei rapporti, nei sentimenti, nei pensieri nelle grandi scelte, nella vostra esistenza che vivrete e che offrirete a coloro che il Signore vi offrirà come compagni di viaggio”. Il servizio deve essere inteso “non come altro affanno, ma come la gioia di condividere l’amore, la gioia dell’ultimo posto sapendo che l’altro è valorizzato nella sua dignità di figlio di Dio”. Oggi, ha affermato l’arcivescovo, “noi chiediamo al Signore che, anche con il vostro ministero, possiamo metterci sulla via del servizio, del dono, della condivisione, della solidarietà quotidianamente. In ogni momento viviamo in Cristo e quindi per gli altri”. Dunque, ha concluso il nostro pastore, “piccoli perché amati, piccoli per amare, piccoli per essere, insieme con i più piccoli, il segno in questo mondo di un Dio che è fedele e che fa nuove tutte le cose e che ci ha chiamati singolarmente e  insieme, come sua famiglia, per testimoniare a tutti la gioia del suo amore per noi”.

di Gigliola ALFARO