Pastorale Giovanile

Vocazione come Fiducia!

Dopo il primo incontro che ci ha introdotti sul tema della vocazione, intesa come postura, un modo di essere e al secondo incontro incentrato sulla vocazione intesa come servizio, siamo giunti al terzo passo: vocazione come fiducia!

Ad aiutarci in questo incontro, c’è don Rito Maresca che senza troppe pretese cerca di affrontare insieme questo argomento. Don Rito sottolinea come i tempi attuali non siano cosi esemplari a riguardo: un po’ tutti facciamo fatica a rapportarci con la fiducia, soprattutto quando coloro che avevano il compito di volermi bene non l’hanno fatto o ancor peggio quando abbiamo a che fare con la fiducia con noi stessi: ma se non abbiamo fiducia con noi stessi, come possiamo averla con gli altri?! E a questo punto che don Rito ci richiama l’esempio di Maria che si è fidata dell’angelo e che ha permesso a Dio di entrare nella sua vita. E poi continua con le sue provocazioni chiedendoci come si fa oggi ad avere fiducia nella chiesa, nei preti; ci fa notare come nonostante le nostre frequenze in parrocchia a Messa, agli incontri ed esperienze varie, in realtà quanto effettivamente abbiamo una fiducia vera.

A un certo punto don Rito ci propone il testo di Lady Gaga, Shallow; Shallow, superficie, ma anche superficialità intesa come l’acqua bassa del mare. E si ricollega al Vangelo in cui Pietro viene invitato da Gesù a prendere il largo, di andare in profondità. Ma difatti il nostro atteggiamento è esattamente opposto: restiamo dove si tocca, per paura di andare avanti e restiamo dove ci sentiamo sicuri. Cosi nei nostri rapporti affettivi non facciamo quelle scelte che possono essere rischiose e ci fanno restare vicino alla riva così da poter tornare indietro in caso di pericolo.

Ma l’invito si contrappone proprio a questo limite: “Crush the shallow”, rompi la superficie e vai oltre quei limiti che ti imponi per paura di farsi scoprire.

Poi arriva il bello: don Rito ci propone un’attività: trovare due persone che non conosciamo e creare un gruppo: una volta formato il gruppo, bisognava raccontarsi l’un l’altro.

Con questa dinamica, si cerca di superare quella che don Rito chiama “barriere orizzontali”, quelle che ci separano dagli altri. Tuttavia, egli ci mostra altre barriere, che hanno un altro “senso”: quelle verticali. Spesso le barriere le creiamo tra “la nostra testa e il cielo” separandoci da Dio. Ci fa riflettere sul fatto che, sebbene possiamo fare tutti gli incontri e le esperienze possibili, avere un contatto con Dio è ben altro! Ma come fare?! L’indicazione è rapida e chiara: lo Spirito Santo. Ma cosa c’entra lo Spirito Santo con la vocazione e la fiducia?!! Lo Spirito ci “connette” a Dio, ci permette di avere Dio in noi! Ed ecco che le barriere crollano e la fiducia nasce. Ed è immediato il collegamento alla Pentecoste; ma perché non replicare in quel centro pastorale ciò che accadde in quel cenacolo?! Una proposta un po’ bizzarra sebbene ci fossero tutti giovani impegnati nelle parrocchie; ma il timore del giudizio non ferma i giovani che accolgono la proposta e attraverso un canto coinvolgente si predispongono alla preghiera.

Ma le proposte non finiscono: don Rito ci propone di pregare gli uni per gli altri sfruttando quel gruppo da tre appena costituito: e così cominciano i primi per poi passare agli altri due.

Nelle conclusioni don Rito passa dalla fiducia alla confidenza: in particolare sottolinea la sottile differenza tra “fiducioso” e “confidente”: la prima sembra essere una qualità che o lo hai o no. La seconda è un participio, indica un’azione ed è una scelta personale che mi chiama in causa con l’altro.

di Domenico Miranda