Storia

Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia

La sede
L’Arcidiocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia è costituita nella sua attuale configurazione in seguito al decreto della Sacra Congregazione per i vescovi del 30 settembre 1986. L’Arcidiocesi di Sorrento e la diocesi di Castellammare di Stabia venivano fuse nell’Arcidiocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia con sede in Sorrento, suffraganea della Chiesa Metropolitana di Napoli.
Sempre in base al decreto, l’antica chiesa cattedrale stabiese prendeva il titolo di “concattedrale”.

Nome latino

Il nomen de curia è da tale data “Surrentina-Castrimaris” (ma sarebbe forse preferibile “Surrentina-Stabiensis” o, anche e più classico, “Stabiana”). In precedenza l’Arcidiocesi di Sorrento della città di “Surrentum” aveva l’attributo “Surrentina”, la diocesi stabiana “Stabiensis” oppure “Stabiana” e anche, particolarmente nei secoli più recenti, “Castrimaris” o “Castrimaris Stabiarum” (Castellammare di Stabia).

Costituzione della diocesi
Le due diocesi dagli anni settanta erano già affidate ad un solo pastore (Raffaele Pellecchia +1977; Antonio Zama +1988).
Il decreto del 1986 rappresenta il consolidamento di un processo che aveva visto un momento decisivo nel 1818: con il Concordato tra la Santa Sede ed il Regno delle due Sicilie erano state incorporate all’Arcidiocesi di Sorrento le chiese di Capri (“Capritana”, talora “Capritanensis” oppure “Caprearum”), di Massalubrense (“Lubrensis”) e di Vico Equense (“Aequana” oppure “Aequensis”, talora anche “Vici Aequensis”); nella diocesi di Castellammare di Stabia veniva inglobata la diocesi di Lettere (“Litterensis”, oppure “Litterarum”). La chiesa sorrentina restava metropolitana (lo era all’incirca dalla metà del sec. XI) con unica suffraganea la diocesi stabiese.

Nel corso dei secoli si è avuta, dunque, dapprima la suddivisione in più realtà diocesane e, recentemente, un ricongiungimento: oggi risaltano le differenze di ordine specialmente socio-economico tra la zona sorrentina nella quale prevalgono le attività legate al turismo (senza però che siano da dimenticare la tradizione legata al mare e quella agricola), e il territorio stabiese nel quale prevalgono le attività industriali e commerciali in Castellammare, mentre negli altri centri la tradizionale base agricola offre un supporto ad industrie alimentari (pasta, vini, conserve) ed anche al notevole incremento di iniziative turistiche.

Dalla storia dell’intera diocesi risulta però che, nonostante l’articolarsi delle vicende, nel corso della storia permangono, tuttavia, elementi comuni che la caratterizzano sul piano religioso, in particolare riguardo al culto dei santi Patroni, nel vissuto quotidiano, nell’organizzazione delle parrocchie e dell’associazionismo (si pensi allo sviluppo delle Confraternite, oggi però molto più diffuse nell’area sorrentina), alle devozioni, ai problemi che oggi si pongono al cammino dell’evangelizzazione.
Le articolazioni e i rapporti di ieri e di oggi non sono solo di ordine socio-religioso, ma anche socio-economico e istituzionale; l’intero attuale territorio diocesano ha, quasi sempre, fatto parte della stessa compagine statuale, almeno dall’imperatore Augusto ad oggi.

La problematica sociale è, ed è stata sempre varia e complessa: se nello scorso secolo XX essa nell’insieme presenta caratteri comuni con quelle regionali e nazionali, ha presentato pure caratteri significativi che si possono rapidamente, e forse anche superficialmente, identificare per la città di Castellammare nel movimento operaio, nell’associazionismo e in momenti di conflitti di classe, ed anche, purtroppo, in fenomeni di tipo malavitoso, talora enfatizzati dalla cronaca. Per Sorrento tali caratteri si possono riconoscere nell’evolversi di un modus vivendi che vedeva pochi benestanti o esponenti delle professioni emergere sui ceti agricoli o dediti ad attività legate al mare, per dare invece sempre più corpo ad un tessuto sociale basato sul terziario. Questi caratteri appena richiamati hanno un risvolto che necessariamente si ripercuote nel vissuto religioso ed ecclesiale, e non da ora: lo sviluppo però di tali considerazioni meriterebbe ben altri approfondimenti.