Mons. Alfano: “Apriamo la porta della misericordia”

 Domenica 17 gennaio- seconda Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni:
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Su questo passo di Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Le nozze di Cana sono tra le pagine più note e care alla tradizione popolare del nostro cammino di fede. Lì Gesù comincia a porre i segni che permetteranno ai discepoli e alla comunità di credere in Lui. Lì il Signore si rivela come Colui che ama l’umanità, come Colui che vuole la gioia dei suoi figli, che ogni festa sia vissuta fino in fondo. Le nozze sono simbolo della festa della vita e dell’amore che non può mai mancare. È una scena bella quella delle nozze di Cana che ci rimanda alle scene belle della nostra vita, che sono tutte segnate dal limite: non c’è festa senza qualche inconveniente, non c’è vita umana senza difficoltà anche gravi. Gesù è venuto per far sì che le nostre difficoltà non siano improvvisamente eliminate, ma riempite del contenuto del Suo amore infinito.
Spicca in questa esperienza iniziale del cammino di Gesù la figura di Maria, la Madre, che, con la sua tenerezza e tenacia nella fede, consente all’intera comunità in festa di superare la difficoltà e di godere la gioia dello stare insieme. Accanto a Maria, che diventa così icona forte della missione della Chiesa, che deve provvedere alla gioia dei suoi figli, c’è il simbolo dell’acqua, trasformata in vino. Lo sanno i servi quanta acqua hanno dovuto versare per riempire le grandi anfore, si sono fidati, hanno fatto quello che hanno chiesto loro. Quelle anfore di pietra, che stanno a significare la difficoltà di accogliere il dono di Dio, di conservarlo, comunicarlo e condividerlo, indicano anche la buona volontà e la fiducia nel Signore. Il nostro cuore di pietra può diventare cuore di carne e accogliendo Gesù, fidandoci di Lui, lasciandoci riempire dal Suo amore, anche noi ci mettiamo al servizio degli altri e aiutiamo le nostre famiglie, le nostre comunità, l’intera società di cui facciamo parte a non tenere chiusa la porta del cuore, a spalancarla. È la porta della misericordia, è la porta della gioia di Dio che ci permette di condividere la Sua presenza con tutti i nostri fratelli”.

II Domenica del Tempo Ordinario 17 gennaio 2016

Mons. Alfano: “Apriamo la porta della misericordia”Riprese realizzate nella Parrocchia Santa Maria di Casarlano, grazie per l’accoglienza.

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Venerdì 15 gennaio 2016