Parrocchia San Ciro - Caprile Gragnano

Il borgo di Caprile in festa per la festa di San Ciro

La testimonianza della dott.ssa Federica Pisano

Nella frazione di Caprile in Gragnano, il 31 gennaio si festeggia il Santo patrono San Ciro. Come da tradizione il 30 gennaio si è svolta una Celebrazione dedicata ai Medici ed agli Operatori Sanitari di cui San Ciro è il protettore.

Riportiamo di seguito la testimonianza della dott.ssa Federica Pisano letta alla fine della celebrazione.

Qualche giorno fa, don Salvatore mi ha posto questa domanda: “in che modo il tuo essere cristiana influisce sul tuo essere medico?”. Partendo da questo interrogativo, sono andata indietro con la memoria, per cercare tracce di questa influenza di Gesù nella mia vita già tra i banchi dell’Università. 

Qui, con lo stesso impegno, passione, dedizione e con le stesse difficoltà di tanti altri amici e colleghi cattolici e non, ho appreso come la proliferazione incontrollata di cellule impazzite porti al cancro, o l’interrompersi improvviso dell’afflusso di sangue ostacolato da un trombo causi l’infarto. Queste nozioni, dicevo, le ho apprese come tutti alla facoltà di Medicina e come tutti le ho trovate incise nella carne di tanti uomini e donne, giovani e meno giovani, nelle corsie di un reparto. 

Potrei raccontare tante storie, tante vite attraversate dal dolore, tante strade interrotte dalla malattia. Di speranza, di attese e progetti che non hanno più tempo perché il tempo è scaduto. Di fronte a questa sofferenza, rimaniamo tutti ugualmente intontiti, e sorgono impietosi i perché.

Perché lo strazio, perché il dolore… perché una vita si spezza prima ancora di fiorire. 

Di fronte a queste situazioni, ogni medico dovrebbe saper offrire cura, conforto, incoraggiamento e ascolto, indipendentemente da ciò in cui crede. 

dott. Federica Pisano

E allora che vuol dire essere un medico cristiano?

Vuol dire guardare alla risposta che il Signore ha dato a tutti questi perché che abitano da sempre il cuore dell’uomo: Gesù. 

Gesù che ha accolto la nostra umanità anche e soprattutto nel dolore, spalancando le braccia sulla croce per abbracciare la sofferenza di ognuno. 

Gesù che è venuto a condividere il pianto dell’uomo perché nessuna lacrima andasse perduta. 

Questo è per me essere un medico cristiano: sapere che speranza e disperazione possono camminare insieme, che la morte non è mai l’ultima parola sulla vita, che si può essere felici anche con una croce pesante sulle spalle e che ogni giorno è un giorno nuovo, mai vissuto sulla terra da nessuno, che si può accogliere e benedire nonostante il dolore, nonostante sembri inutile, nonostante tutto. 

Diceva padre David Maria Turoldo, dei suoi “canti dell’infermità” che “di certe cose si può solo cantare, ma non discutere”

E allora Signore, tu che sei il Dio della vita, della gioia e della speranza aiutami e aiutaci a cantare a questi tuoi figli prediletti nel mistero del dolore che “l’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte”. Perché siamo nati per rinascere, sempre.