28 Settembre 2025

A Castellammare di Stabia il Festival della bellezza e della libertà

Don Ciotti e i ragazzi di Libera presso le Terme antiche della città

Nello scenario suggestivo delle terme antiche di Castellammare di Stabia, si è svolto il Festival della bellezza e della libertà, organizzato dal presidio di Libera della città. Un luogo di pietra e memoria, che per una sera si è trasformato in grembo di futuro, illuminato dalla passione e dall’energia dei giovani, capaci di intrecciare cura, bellezza e speranza.

Tra i momenti più significativi, l’IstitutoFerrari” ha offerto un segno speciale: le ragazze hanno sfilato con abiti da loro stessi ideati e realizzati. Non semplici creazioni di stoffa, ma messaggi concreti: denunce contro la violenza sulle donne, inviti alla custodia del creato, richiami a relazioni autentiche e profonde, alternative alla superficialità che spesso caratterizza la nostra società.

Grande impatto ha avuto anche la rappresentazione messa in scena dagli studenti del liceo scientifico, che hanno portato sul palco il processo al giornalista Peppino Impastato. Una rievocazione che non è rimasta confinata nella memoria storica, ma si è fatta impegno vivo, testimonianza e invito a resistere alle ingiustizie che ancora segnano la nostra storia.

Il momento centrale è stato l’intervento di don Luigi Ciotti. Con voce ferma e appassionata, ha ricordato che etica ed estetica non possono essere separate: la bellezza non è un lusso, ma un’espressione concreta di giustizia e verità. Ha ammonito sul rischio di commuoversi senza muoversi, di preoccuparsi senza occuparsi, sottolineando come le mafie si nutrano non solo di traffici illeciti, ma anche delle nostre indifferenze quotidiane. Le sue parole hanno risuonato come un invito pressante: l’entusiasmo senza responsabilità è fragile, la sensibilità senza azione è vana.

Accanto alla denuncia, don Luigi ha consegnato incoraggiamento e speranza, soprattutto ai giovani: non smettere di credere, non lasciarsi rubare la speranza, custodire la libertà e la bellezza come cammini quotidiani, non come traguardi acquisiti.

Il Festival ha mostrato che la bellezza non è ornamento, ma forza che libera, e che i giovani, quando credono e si mettono in gioco, sanno trasformare perfino le rovine in cantieri di futuro. Come ricordava Italo Calvino, «prendere la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». Una leggerezza carica di responsabilità, capace di opporsi all’indifferenza e di custodire la dignità dell’umano.

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