Osservare piazza Rosario il mattino del dì di festa racconta in modo mirabile la più alta espressione dell’identità religiosa del quartiere a Gragnano: la devozione alla Beata Vergine del Rosario. Una tradizione che da anni si rinnova e che rafforza il senso di comunità ed appartenenza al territorio. Giovani, adulti, anziani portati lentamente sottobraccio, bambini nei passeggini e qualcuno affacciato al balcone, tutto il rione si ritrova ai piedi della Madonna quasi come se rispondesse fedele all’invito di una mamma che accoglie tutti nel suo tenero abbraccio.
“Come possiamo non amarti” ha sussurrato a ciascuno don Aniello durante la solenne celebrazione eucaristica “sei la parte migliore di noi….” . In un mosaico letterario e artistico, dai colori delicati e brillanti, il parroco della comunità del Rosario ha dipinto con maestria i tratti di quella donna che insegna ad amare senza chiedere di essere amati, nella grande gratuità che l’amore porta con sé e nel cui volto ritroviamo il volto di tante donne, violentate e uccise, umiliate, martoriate e torturate senza ragione e senza causa.
Momenti di preghiera per giovani, giovanissimi e bambini della catechesi animati da don Salvatore, benedizione delle famiglie e dei nonni, la veglia mariana di sabato 2 ottobre e la presenza dei novelli presbiteri don Luigi Russo e don Massino Iaccarino, hanno arricchito il novenario che anche quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, non ha potuto prevedere lo svolgimento di processioni.
Ora la Madonna ha tolto gli abiti regali ed è rientrata in una nicchia nella chiesa parrocchiale: da un anno infatti San Giovanni Battista, da buon gentiluomo, le ha ceduto il suo posto a causa dei problemi strutturali che gravano sulla Congrega, dove normalmente è collocata.
Si spengono dunque i riflettori sulla festa e si accendono sull’anno pastorale che inizia. Nuove sfide e nuovi progetti si fanno largo nei vari gruppi. Ciascuno riparte cercando di riprendere il filo non da dove si era lasciato ma sfruttando quanto di buono è nato durante il tempo della pandemia, riscoprendoci famiglia di Dio, costruttori di emozioni e artigiani di comunità.
a cura di Ilaria Vederame