Anacapri. Restaurato il portale della chiesa di Santa Sofia

Il primo elemento che ci introduce nella chiesa, che ci invita alla festa, è il portale d’ingresso. La porta d’ingresso di una chiesa è un vero e proprio arredo liturgico, ricco di significati simbolici e che addirittura richiama Cristo. Gesù stesso si identifica con la Porta, come leggiamo in Gv 10,7: “Io sono la porta del gregge”.

In alcune celebrazioni liturgiche, come nel Battesimo, nel Matrimonio, nelle Esequie, i fedeli sono accolti alla porta della chiesa, e attraverso di essa, in determinati giorni dell’anno liturgico il popolo di Dio entra processionalmente nella chiesa stessa. Per questo è opportuno dare ai portali di una chiesa tutta la nostra attenzione e cura.

Ed è proprio per la sacralità dell’oggetto e grazie alla generosità di un benefattore che sono ritornati al loro originale splendore i Portali della nostra Parrocchia. Essi sono tre ed esattamente uno centrale grande e due laterali più piccoli ma tutti e tre in legno di castagno.

Da piccoli dettagli storici si evince che la loro collocazione alla facciata della chiesa è avvenuta verso la metà del settecento, ma sono di fattura risalente al fine seicento per quella di sinistra, del settecento per quello centrale e dell’ottocento per quella di destra.

I lavori, ad opera del restauratore, Nabil Pulita e di tanti collaboratori, sono durati diversi mesi, visto lo stato precario in cui versavano, e hanno interessato sia la struttura lignea che tutta la ferramenta.

Il restauro della croce esterna in ferro cesellata e a foglia d’oro 24 carati è ritornata a splendere sul portone principale e il colore verde che, per decine di volte negli anni, ha cercato di proteggerli dal tempo ha ceduto il posto all’originale colore marrone proprio del legno di castagno. I portali sono stati benedetti e inaugurati il 31 agosto scorso alla presenza di tanti fedeli con la celebrazione eucaristica e l’affissione della targa di memoria per i posteri.

Una porta, quella delle chiese, che deve essere sempre aperta come segno di accoglienza e dell’amore misericordioso di Dio, ma che deve spingerci a vivere l’esortazione di Romano Guardini: “A che ti giova la casa di legno e di pietra, se non sei tu stesso una casa vivente di Dio? A che giova che i portali alti s’incurvino e i pesanti battenti si schiudano, se in te non s’apre alcuna porta e il Re della gloria non può entrare?

a cura di Lucia Ciavolino