Parrocchia Santi Ciro e Giovanni, Vico Equense

Ciro e Giovanni: il racconto di una fantastica serata

La giornata del debutto è stata veramente fantastica, unica per chi come me non aveva mai fatto esperienze simili.

Già durante le ore di scuola, in mattinata, più che ripetere per le interrogazioni del giorno, ripetevo costantemente le battute del musical. Dalle prime ore del pomeriggio fino alla sera, siamo stati immersi totalmente in un clima magico.

Io che non sono entrato in scena sin dall’inizio, ho potuto vedere negli occhi di ciascun “attore” le emozioni incontrollabili che provava. Dagli incoraggiamenti degli uni agli altri ho capito quanto questa esperienza ci abbia unito come persone e come amici. Per quanto possa sembrare strano, non ho avuto ansia prima del mio ingresso in scena ed io stesso mi chiedevo il perché… forse è perché ironizzavo nel vedere il nervosismo nei movimenti degli altri e la loro ansia, o forse semplicemente perché vestito da soldato, avevo troppo freddo per pensare a cosa stavo andando in contro.

Il nervosismo e la tensione però hanno portato tutti i miei amici a fare qualcosa di magnifico. Da dietro le quinte sentivo solo la loro voce e proprio le loro parole mi davano sicurezza e mi rendevano sempre più consapevole di quanto stessero onorando, come speravo, la vita dei due Santi protettori.

Finalmente è toccato a me entrare in scena. Il vedere la folla guardare me e gli altri personaggi, gli sguardi stupiti dei bambini, nei primi banchi, mi hanno spronato a superare miei limiti. In particolare, nel momento della resurrezione, pensavo ancora una volta al ruolo che ho avuto e di tutto il peso che avrei dovuto sentire, che in realtà si è rivelato leggero, perché consapevole che tutti insieme abbiamo fatto qualcosa di speciale.

Interpretando, poi, il testo del nostro instancabile Regista Bruno Alvino e della figlia Angela e le musiche del maestro Luigi Di Guida, abbiamo provato a fare immergere tutti gli spettatori nella vita dei Santi Ciro e Giovanni. Siamo stati proprio noi ragazzi a metterci nei panni dei Santi e delle persone che hanno caratterizzato la loro vita.

Questa esperienza ritengo che ci abbia fatto crescere molto sotto il punto di vista culturale, ancor di più però sono dell’idea che questo intenso mese e mezzo abbia fatto crescere umanamente tutti noi coinvolti. Infatti tutti noi, dalle comparse fino a noi protagonisti, abbiamo dovuto impegnarci molto per portare avanti un impegno che avevamo deciso di prenderci.

Penso che grazie al teatro seppur dilettantesco, molti di noi abbiano alimentato quel fuoco che nascondevano sotto le ceneri, e non posso non ringraziare proprio Angela e Bruno, che esperti del campo teatrale, con dedizione e pazienza, ci hanno fatto sentire attori per una sera. Grande merito va riconosciuto ai nostri parroci Don Ciro e Don Gianluigi che hanno deciso di mettersi in gioco attraverso noi ragazzi, in qualcosa di nuovo ed innovativo.

Personalmente sono veramente onorato di aver avuto la possibilità di interpretare il ruolo “pesante” del soldato Giovanni. Fin da piccolo quando guardavo i due santi, i miei occhi venivano catalizzati sulla sua figura e ho sempre pensato che meriterebbe maggiore importanza, al pari di Ciro, anche nei riti o semplicemente nei canti religiosi.

In scena ho cercato di rendere omaggio alla figura del mio personaggio e non è stato facile, lo stesso anche per l’altro protagonista Antonio Fiore (S.Ciro), un punto di riferimento sul palco oltre che nella vita in quanto mio animatore.

Non so se sono riuscito nel mio intento, in quanto questa è stata la mia prima esperienza teatrale, ma in ogni caso sono orgoglioso del percorso di crescita mio e di tutto il cast e sono contento di aver visto molte persone della nostra comunità coinvolti nei lavori e presi durante la visione di una cosa diversa dal solito e soprattutto organizzato da noi giovani.

Questa preghiera vivente fatta in onore dei nostri patroni sono sicuro che abbia lasciato qualcosa, oltre che a noi interpreti, anche a tutti coloro che hanno pregato con noi attraverso gli occhi di chi guarda.

Michele Vanacore, i Ragazzi di San Ciro