Si è tenuto presso la Chiesa di San Giorgio Maggiore a Napoli, ieri, 24 ottobre 2024, l’interessante convengo “Cristiani in politica dopo Trieste: una tradizione che si rinnova“.
Il convegno è stato coordinato da don Giuseppe Autorino, incaricato regionale del settore per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Campana ed organizzato da Finetica.
Dopo i saluti istituzionali e l’introduzione di Mons. Francesco Alfano, Delegato CEC per la Pastorale Sociale e del Lavoro, a portare un contributo alla discussione sono stati: Nello Tuorto, presidente nazionale di FINETICA; Alfonso Barbarisi, Presidente nazionale di AIDU; Maria Pia Condurro, Delegata settore Laicato Arcidiocesi di Napoli; Felice Mercogliano, Responsabile regionale INSIEME; Nicola Campanile, Presidente regionale PER.
Interventi personali, certo, ciascuno di esso con un focus diverso dall’altro a seconda del proprio impegno in società e nel mondo del lavoro, ma accomunati da un unico intento: essere cristiani cattolici impegnati in politica a prescindere dall’apparenza. Perché, infondo, se ci crediamo per davvero siamo chiamati a metterci la faccia.
Il convegno è stato l’occasione per presentare l’ultima opera di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, dal titolo “Dare un’anima alla politica”. Don Bruno, conciso ed illuminante nel suo intervento, ha voluto offrire non solamente spunti di riflessioni, ma anche indicazioni circa la lettura del suo libro.
“Il libro è un inno alla politica, un’invocazione, ed è suddiviso in due step, che volendo potreste invertire. La prima parte è fondativa e mostra come il cristianesimo tocca e forma le coscienze. La fraternità ha profonde radici teologiche e si è affermata nel percorso della dottrina sociale della Chiesa. La seconda parte raccoglie testimonianze di vissuto o di pensiero sulla spiritualità in politica. Storie di uomini e di donne come Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e David Sassoli, che ci hanno consegnato una vita, spendendosi per la propria patria. Seppure in epoche diverse, ciascuno di loro ho trovato nel vangelo, una comune ispirazione a prendersi cura del bene comune” – Don Bruno Bignami.
Nel testo non mancano analisi anche particolarmente critiche della politica, della democrazia al giorno d’oggi, così come non mancano riferimenti alla storia e dal pensiero di Don Primo Mazzolari, al quale Don Bruno è legato a doppio filo. In particolar modo, sceglie di far riferimento ai tanti “Innamorati delusi” della politica, perché quest’ultima, a causa anche di un utilizzo errato della parola, ha perso molte delle sue occasioni.
Cosa motiva dunque la politica? Cosa spinge l’uomo ad avere ancora fiducia nel suo operato? Don Bruno ci offre tre possibili piste. In un primo luogo, sono le esperienze di contrasto che viviamo a motivarci, a scuoterci, abituiamo i giovani a vivere esperienze forti, non accettiamo che la disumanità diventi luogo abituale in cui vivere; anche la vocazione di un luogo può motivarci alla politica, la storia di una terra diventa vocazione, la sua cultura può essere messa al servizio di tutta l’umanità; in terzo luogo, ma non per ultimo, vivere l’in alto della politica, liberarsi dall’ossessione della collazione (a destra, a sinistra, al centro), mettere al centro il bene comune, la dignità delle persone.
Don Bruno termina così il suo intervento, ed ancora una volta sprona quanti erano presenti: “Impariamo ad abitare correnti profonde, voi siete gente di mare, è lì che troveremo pace e unità. Smettiamola di stare in superfice, alleniamoci a fare i sub, non siamo soli”.
La conclusioni del convengo sono state affidate a Mons. Alfano: “Stiamo dialogando tamto, Trieste è un esperienza che stiamo cercando di vivere nella nostra Diocesi, con la dovuta distinzione dei ruoli. Ci sta a cuore lo sviluppo dell’uomo ed anche quello della città. Questa sera ci siamo raccontanti luci ed ombre è ciò che resta è la voglia di leggere il libro. L’entusiasmo di Don Bruno, cosi come dei tanti intervenuti, tocca le corde dei nostri cuori, ci fa guardare lontano, ci spinge a puntare in alto, con il desiderio di innamorarci ancora una volta. innamoriamoci insieme, come questo tempo sinodale ci sta insegnando”.
Clelia Esposito