Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Cattedrale Sorrento

Dove due o tre sono riuniti…

In fondo la caratteristica di una Comunità, ancora di più se è una Parrocchia, è quella di ritrovarsi, riunirsi, incontrarsi…senza escludere nessuno e soprattutto senza tenere fuori la porta Lui, il Signore crocifisso e risorto.

Oggi la si chiamerebbe “inclusione” (termine che evoca una chiara scelta di campo contro la deriva pericolosissima, insidiosa e anti evangelica della “esclusione”); noi preferiamo chiamarla Comunione

Retaggi e tradizioni del passato, che forse andrebbero superate con più decisione, ci hanno fatto familiarizzare un pò tutti con la “prima” Comunione, momento bellissimo e impregnato di sorprese; finalmente ammessi alla Mensa eucaristica senza che ci venga negato un posto a Tavola per nutrirci del Suo amore in ragione dell’età o di una presunta impreparazione. Chi tra noi potrà mai affermare con convinzione di aver capito tutto di questo mistero, l’Eucarestia, che è la fonte e il culmine di tutta la vita di un cristiano? Chi potrà sentirsi talmente “grande” da poter evitare di pronunciare le parole “Signore, non sono degno…”? Ecco perché è Comunione e allo stesso tempo scuola di Comunione il ritrovarsi con i bambini e i loro genitori per farsi domande, raccogliere qualche risposta, mettersi in ascolto, condividere la propria inquietudine…e far festa! La prima, si spera, di tante volte….


Ancora più bello, anche se sempre più raro, celebrare la rinascita in Cristo dei bambini che vengono portati dai loro genitori perché ricevano il Battesimo. Un nuovo parto, dall’acqua e dallo Spirito e dal grembo sempre fecondo di madre Chiesa…nonostante i suoi 2000 anni e passa di età.
Insieme, genitori, padrini e madrine, la comunità parrocchiale, in un patto che ancora una volta prova a non tener fuori nessuno perché il dono di un figlio venga custodito, nutrito e accolto ogni giorno, con scorte abbondanti di fiducia e senza lasciarsi soffocare dalla paura di non farcela.


Altrettanto rara è diventata la celebrazione di un altro sacramento dell’iniziazione cristiana, la Cresima. Anche qui riuniti nel suo nome, non perché “s’addà fa chesta crianza”, né tantomeno perché se non ci si cresima non ci si può sposare (altro elemento di “esclusione” da annoverare tra le fake news di casa nostra), ma perché finalmente si sceglie di giocarsi la propria fede stando in piedi sulle proprie gambe e non più portati in braccio da qualcun altro…se non dalla forza potente e dolcissima dello Spirito santo che nel giorno della Pentecoste fa nuove tutte le cose…


Non rara è invece nella nostra comunità la voglia di incontrarsi e il desiderio di ritrovarsi per dare respiro alla gioia, alla gratitudine, alla festa, al bisogno incontenibile della nostra voce di cantare, del nostro corpo di danzare, del nostro cuore di aprirsi senza lasciarsi trattenere dall’imbarazzo e da chiusure che poco hanno a che fare con il nostro essere cristiani.
Non per mitizzare una squadra di calcio e qualcosa che comunque rimane estraneo al nostro vissuto, ma per festeggiare un amico, Luigi, che più di tanti riesce a parlarci del Cristo con il suo corpo, le sue ferite, la sua vita e la sua irresistibile capacità di gioire. Icona vivente del crocifisso risorto rende ancora più vere e inquietanti le parole di Gesù “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”… E quanto è vero!