Le nostre famiglie sono diventate piccole chiese domestiche.
“Restate a casa”! Questa frase, declinata in tutti i modi possibili, è diventata il leitmotiv delle nostre giornate nell’ultimo mese. Nella nostra famiglia, come credo in tante altre, questo imperativo, più che un monito a rinchiudersi, è diventato un invito a riorganizzarsi e reinventarsi per far fronte alle necessità quotidiane di ciascuno, dai più anziani ai più giovani. In questo contesto fatto di vite sospese anche noi abbiamo atteso e, per tanti versi, temuto l’arrivo della Settimana Santa.
Le Celebrazioni del Triduo Pasquale e i riti che la nostra tradizione collega a questi giorni, sono sembrati a tanti di noi, forse a tutti, una rinuncia troppo grande! Allora ce l’abbiamo messa tutta per porre dei piccoli segni, per ricreare odori, sapori, colori e sonorità della nostra Pasqua, tuttavia sembrava sempre che ci fosse qualche vuoto da colmare.
Con la nostra numerosa famiglia, allargata per la quarantena a nonni e zii, abbiamo deciso di organizzare le nostre giornate in modo da poter vivere insieme i momenti di preghiera “a distanza” donati alla
nostra Comunità da don Francesco e don Alfonso. Con la recita del Santo Rosario nelle sere di Giovedì e Venerdì sono entrati nella nostra casa in punta di piedi, ci hanno preso per mano, ci hanno introdotto in una
Basilica e in una Piazza San Pietro maestose e allo stesso tempo desolate. E quando Papa Francesco nell’omelia di Giovedì ha parlato dei preti, di quelli semplici, che chiamano i propri fedeli per nome, a molti di noi è sembrato che stesse parlando proprio di loro. Era stata estremamente forte e coraggiosa la loro scelta di portare sul sagrato lastatua della Madonna del Lauro alla notizia del primo contagio in penisola e proprio a Meta. Tutti profondamente colpiti e commossi, abbiamo così intensificato la nostra preghiera.
Non possiamo negarlo…. Vivere dei riti così importanti per noi, semplicemente seguendoli in televisione senza poter entrare nella nostra basilica, seppur attraverso i social, è stato doloroso, soprattutto per i giovani della famiglia, che più volte ci hanno guardato un po’ straniti, ma noi non ci siamo arresi e, alla fine, la voce dei loro “don”, in qualche modo li ha attirati e ha permesso anche a loro di vivere con intensità i giorni che hanno preceduto questa Pasqua “diversa”, ma non per questo meno ricca di emozioni. Il Rosario e la preghiera del nostro parroco davanti alla statua della Madonna Addolorata; il bacio al Cristo Morto, i video preparati con le Arciconfraternite, la diffusione degli inni e del canto del Miserere, ci hanno fatto sentire uniti alla nostra Comunità
Parrocchiale e ci hanno aiutato a vivere meglio le Celebrazioni del Triduo Pasquale con Papa Francesco.
E così, piano piano, un po’ per tutti, le giornate non hanno più avuto bisogno di essere riempite da qualcosa, ma da qualcuno. Mi piace pensare che ogni membro della nostra famiglia, dal più introverso al più solare, dal più cupo al più gioioso, abbia vissuto un proprio piccolo cammino di fede in questi giorni così surreali. Se questo è avvenuto, se le nostre famiglie sono diventate delle piccole chiese, lo dobbiamo a chi ha pregato e lavorato perché, anche se chiusi ciascuno nella propria casa, fossimo una cosa sola.
Lo dobbiamo ad una Chiesa che, pur rispettando le regole, è riuscita ad “uscire” in mille modi. Lo dobbiamo ai nostri sacerdoti che hanno “abbracciato” la sofferenza, le attese e le speranze delle nostre Comunità, rendendosi “presenti” con ogni mezzo consentito. Particolarmente forte il momento in cui, con i vigili e i carabinieri, al termine della liturgia del Papa, sono venuti a benedirci il giorno di Pasqua per le strade del paese. Tutti piangevamo di gioia in questa Pasqua così difficile. La notte era stato bello sentire il suono familiare delle nostre campane, e quanto abbiamo desiderato viverla come sempre nella nostra Basilica questa notte Santa.
Tuttavia siamo certi che Gesù Risorto è venuto ugualmente a visitarci e a dare un senso alla paura e al dolore di questi giorni amari.
a cura di Gelsomina