Parrocchia Santissima Trinità, Piano di Sorrento

La Sacra Famiglia e la Famiglia di Famiglie

Anche chi ha una memoria migliore della mia, non ricorda da quanto tempo a Trinità alla festa della sacra famiglia raduniamo tutte le coppie che nell’anno hanno festeggiato 25 o 50 e più anni di matrimonio per rinnovare le promesse e fare festa. Probabilmente nata in sordina è via via diventata un’occasione di grande significato comunitario, particolarmente gradita dagli interessati e dai familiari ma anche di tutta la comunità. L’obiettivo non è sostituire la festa familiare che resta intima e privata, ma valorizzare il carattere comunitario del matrimonio e della famiglia nella costruzione della Chiesa.

Così 13 coppie hanno rinnovato le loro promesse matrimoniali alla messa domenicale e per tutti c’è stato un aperitivo e una gustosa porzione di torta che forse 62 anni fa – anniversario della coppia più longeva – neppure si sognava.

A Trinità ci vantiamo di avere una bella chiesa, arredata con cura e ordine da quadri di grandi dimensioni che segnano tappe della storia della Salvezza, ma anche di notevole valore didattico. Nel 1600 erano pochissime le persone che avevano un sia pur minimo accesso alla Sacra Scrittura e un dipinto da solo poteva raccontarne molte pagine in maniera intuitiva.

Oggi abbiamo bisogno di riscoprire questi “racconti” e valorizzarne gli insegnamenti, sia per il valore che hanno in sé sia per il messaggio che contengono dei nostri avi, che non hanno scelto a caso temi e scene, ma seguito un nesso causale, un leitmotiv. Così forse neppure gli esperti della soprintendenza si sono accorti che in posizione assolutamente preminente c’è una grande tela sul soffitto del transetto che è un vero gioiello: rappresenta la Sacra Famiglia dipinta da Nicola de Filippis nei primi anni del 1700. Subito colpisce per la quantità di scene di contorno che potremo definire l’album di famiglia, ma soprattutto per le tre figure centrali che dominano decisamente e, che per gesti e disposizione, sono un piccolo trattato di teologia. De Filippis era un sacerdote, conosceva la teologia e cercava di raccontarla nei suoi quadri… Non possiamo parlare di tutto. Fermiamoci alle tre figure centrali:

Subito colpisce Maria, bellissima ma energica e possente come non ce l’aspetteremmo, la madonna è sempre descritta esile e gentile. Decisamente occupa più spazio di Giuseppe, nell’atto di camminare. Ciò nonostante la figura centrale rimane Gesù, ma la scena ci dice molto sulla famiglia: Innanzitutto è fatta da mamma, papà e figlio; poi che hanno compiti diversi, qualcuno “fa strada”, Giuseppe sta un passo più avanti, qualcuno “guarda le spalle”, assicura, “conserva”, consolida, conferma. La famiglia subito appare un organismo armonico, dove non c’è chi comanda o ubbidisce, ma un decidere comune e una divisione dei compiti dove si coopera la bene comune.

Generalmente nei dipinti delle chiese non si raffigurano i piedi: Gli angeli ce l’hanno nascosti alle nuvolette, i santi dalle lunghe tuniche. Qui nel nostro quadro sembra che si sia un tentativo di metterli in evidenza, nudi o con sandali rudimentali che calpestano non una nuvoletta, eterea, ma una grossa zolla di terreno, forse neppure troppo bene inserita nel dipinto. Io credo che l’autore volesse con ciò dirci qualcosa: la sacra famiglia non è una rappresentazione angelica, divina, sono persone con “i piedi per terra”, come noi, uguali a noi. Calpestano la terra, incontrano le nostre stesse difficoltà, vivono gli stessi problemi.

Infine, l’ultima chicca del pittore Nicolò de Filippis: Maria e Giuseppe tengono per mano Gesù, ma non nel modo usuale con cui si tiene per mano un bambino. Chiaramente gli tengono il polso cingendolo con la loro mano più grande. Ciò permette a Gesù bambino di avere le mani libere, ma ai genitori di avere una presa sicura senza necessità di stringere. Io credo che questo sia la metafora dell’educazione che deve guidare, preservare dagli errori ma non costringere, non obbligare. Lasciare che il bambino abbia la sua libertà e contemporaneamente avere una presa sicura, più sicura che tenergli semplicemente a manina, per preservarlo dai pericoli che non conosce.

Credo che questo splendido quadro abbia un messaggio formidabile scritto secoli fa ma ancora attualissimo per le famiglie di oggi. La santa famiglia è presa a esempio di una famiglia cristiana, reale, concreta; che vive giorno per giorno, preoccupata della cura dei figli, non solo che stiano bene, ma che realizzino i propri progetti, quelli che Dio ha affidato loro, non i desideri dei genitori.

Noi da sempre diciamo che la chiesa è la casa di Dio. Ma certo Dio non ha bisogno di una casa, anzi! Forse neanche coloro che vogliono incontrare Dio hanno assolutamente bisogno di farlo in una chiesa. La comunità, invece, ha bisogno di un luogo, le famiglie hanno bisogno di incontrarsi. La chiesa più che la casa di Dio è il luogo dove le famiglie incontrano Dio. Don Antonio, quando è venuto a Trinità, ha espresso il sogno che la parrocchia diventasse una grande famiglia. Agli inizi del 1700 chi arredava la chiesa ha messo la tela della sacra famiglia, sul soffitto del transetto, un posto centrale e di notevolissimo rilievo certamente volendo sottolineare la speranza che questa comunità diventasse una famiglia che oggi festeggia quelle coppie a cui Dio ha dato di raggiungere traguardi di serenità e di longevità straordinari e che ha posto a modello delle giovani coppie che si accingono a mettere su famiglia.

Un augurio lungo tre secoli che non possiamo non condividere!

Festa della sacra famiglia

di Tonino Esposito
foto di Gianfranco e Rosanna