Parrocchia Maria Santissima Annunziata

L’attesa e l’incontro: il tempo della dodicina e della novena

All’interno del tempo di avvento, anche quest’anno nella nostra Parrocchia, Maria SS. Annunziata, abbiamo vissuto due momenti: quello della dodicina e quello della novena, entrambi incentrati su un cammino accompagnato da alcuni salmi. In particolare, il nostro parroco don Antonio, ha voluto far vivere alla nostra comunità un percorso incentrato sui salmi, dal 120 al 134, i salmi delle ascensioni, i canti del pellegrino. Questi salmi rappresentavano una sorta di manuale per il pellegrino che saliva a Gerusalemme. La salita verso la città è anche il segno della crescita spirituale immaginata come un cammino in salita. Quindi anche noi, come i pellegrini, ci siamo messi in cammino. Il punto di partenza del cammino del pellegrino inizia con la parola angoscia:

“Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto…” (Salmo 120)

Il cammino inizia dal punto più basso, da una situazione di angoscia, è il grido dell’uomo che sale a Dio. Ma, subito dopo, c’è la certezza della risposta. La fiducia nel Signore è una costante del cammino del pellegrino. Anche se si trova in una situazione dura, triste, difficile, angosciante non smette mai di guardare al futuro con la fiducia che il Signore è sempre vicino. Qual è oggi la direzione del nostro cammino?

“Il Signore è il tuo custode…” (Salmo 121)

In questo salmo si respira tutta la custodia, la protezione, la fiducia totale, l’abbandono nelle mani del Signore.

Nel terzo salmo preso in esame, invece, esplode la gioia del pellegrino che improvvisamente alza lo sguardo e si trova ai piedi della città santa.

“Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore».

E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!” (Salmo 122)

È la stessa Gerusalemme che celebriamo noi, è la meta del nostro cammino, quella che andiamo costruendo giorno dopo giorno con l’aiuto del Signore e dello Spirito Santo. I passi del pellegrino diventano una scuola per imparare il volto della preghiera vera, autentica, un cammino di decentramento da sé. Altro elemento essenziale di una città è la pace, cioè la collaborazione, la relazione tra le persone, la collaborazione tra le persone e con Dio.

“A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli…. così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.” (Salmo 123).

Qui troviamo una preghiera rivolta al Signore da una persona che ha subìto nella vita molte prove. È mai capitato anche a noi di trovarci in situazioni difficili e non sapere che fare? Il pellegrino alza gli occhi al cielo, guarda in alto e aspetta, attende. La preghiera è soprattutto uno sguardo che desidera incontrare lo sguardo dell’altro, lo sguardo di Dio affinché abbia pietà e conceda la sua misericordia, la sua grazia. Noi con quale sguardo guardiamo le cose e le persone?

“Sia benedetto il Signore, che non ci ha lasciati, in preda ai loro denti. Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra…” (Salmo 124)

Ci troviamo di fronte ad un salmo di fiducia, la fiducia di questo fedele che invita i suoi fratelli a ringraziare il Signore perché non li ha lasciati in preda ai nemici. Crediamo che Dio è il nostro aiuto?

“Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre.” (Salmo 125)

Riusciamo noi ad affidarci al Signore che custodisce la nostra vita? Affidarsi non vuol dire credere che il Signore sia una facile soluzione ai nostri problemi, ma vedere il Lui e nella sua Parola il fondamento della nostra vita.

“«Il Signore ha fatto grandi cose per loro»… Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. Nell’andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni”. (Salmo 126)

Ogni nostro momento di difficoltà, smarrimento, lontananza dal Signore se vissuto con uno sguardo di fede può diventare luogo nel quale seminare con le lacrime per raccogliere con giubilo. Abbiamo questa certezza?

“Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode.”  (Salmo 127)

Il Signore è la base dell’esistenza, è colui che rende feconda l’opera delle mani dell’uomo. Noi riusciamo a vedere l’opera di Dio nella nostra vita? Gli permettiamo di costruire o siamo noi che vogliamo prendere il suo posto?

“Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie…Così sarà benedetto l’uomo che teme il Signore.  Ti benedica il Signore da Sion!” (Salmo 128)

Dalla beatitudine si passa alla benedizione; temere Dio e vivere alla sua presenza, porta a riconoscere l’azione benevola di Dio nella nostra storia. Ci sono situazioni dove non permettiamo al Signore e alla sua Parola di entrare?

“Dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato, ma non hanno prevalso.” (Salmo 129)

Vediamo le prove e le difficoltà come portatrici di fecondità e di frutti? Quante volte abbiamo chiesto a Dio vendetta con violenza, odio, sopraffazione?

“Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola.

L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora.” (Salmo 130)

Sappiamo guardare e gridare al Signore negli abissi della nostra esistenza con la certezza del suo ascolto?

“Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo;  non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre.” (Salmo 131)

Lungo il cammino il viandante ripensa anche alla sua relazione con il Signore, al modo di stare da credente davanti a Dio e al mistero della vita. Cuore umile, sguardo abbassato, e cammino verso i piccoli creano un uomo che ha cura come il Signore dell’altro, proprio come il Signore fa con Lui.

Il salmo 132 è il più lungo della raccolta e costituisce il punto d’arrivo del cammino. Al centro di questo salmo c’è il tema dell’arca/tempio e la figura del re Davide. Il salmo può essere suddiviso in due grandi sezioni: prima il giuramento di Davide, poi quello di Dio.

“Ricordati, Signore, di Davide…” (Salmo 132)

Dio si ricorda perché ama; egli non ama in astratto, ma le persone, i volti, il suo popolo Israele.

Il pellegrino giunto a questo punto, può pensare di aver trovato finalmente Dio, dopo aver affrontato un lungo e difficile cammino. Egli potrebbe credere che l’incontro con il Signore sia il frutto della sua ricerca, della sua fatica. Invece, il salmo afferma che è Dio che si lascia trovare, la sua ricerca precede sempre la nostra. C’è una ricerca di Dio che precede sempre la nostra. Non siamo noi a fissare il luogo dell’incontro con Dio, ma è lui che sceglie dove farsi trovare e incontrare. Il pellegrino lungo la strada ha sperimentato la sua fragilità, la sua povertà e creaturalità. Ora, nel santuario, la parola del Signore gli annuncia che Dio benedice la sua vita. Il pellegrino scopre, alla presenza di Dio, che è lui la fonte della sua forza, che lo rende vincitore contro il male che assedia. È partito dalla sua terra straniera, dall’abisso della sua angoscia, e scopre che è il Signore a donargli gratuitamente la forza per affrontare le avversità.

“Ecco, com’è bello e com’è dolce  che i fratelli vivano insieme! Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre.” (Salmo 133)

I due ultimi componimenti dei Salmi delle salite sono poi legati tra di loro dal tema della benedizione. Nel primo è il Signore che «manda la benedizione, la vita per sempre». Nel Salmo 134, invece, c’è la benedizione che sale dall’uomo a Dio.

“Il Signore ti benedica da Sion: egli ha fatto cielo e terra.” (Salmo 134).

Il lungo cammino del pellegrinaggio, con le sue fatiche e i suoi «lutti», ha condotto il pellegrino a ritrovare la verità di sé stesso nell’incontro con i fratelli e le sorelle davanti al Signore a Sion.

I due scopi principali del pellegrinaggio possono essere così racchiusi: ringraziare il Signore e ricevere da lui la benedizione. Inoltre il pellegrino, come vertice del suo pellegrinaggio, arriva a invitare tutti a condividere con lui l’esperienza della benedizione di Dio, avendo scoperto e riconosciuto la sua benedizione sulla sua vita.

Noi, come comunità, interrogandoci su questi salmi, abbiamo provato a fare questo cammino dietro al pellegrino che saliva a Gerusalemme, perché ci aiutasse a crescere spiritualmente e nella relazione singola con Dio e della comunità intera con il suo Signore. Questo cammino ci ha condotto al Natale, giorno dell’incontro con il Signore che si fa presente, si fa carne, per dimorare in mezzo a noi.

L’incontro con il Signore ci dona uno sguardo nuovo. Dio non è la soluzione dei nostri problemi, ma l’incontro con lui ci spinge a guardare la nostra esistenza da un punto di vista totalmente differente. È quello che ci siamo augurati in questo Natale e quello che auguriamo ad ogni persona.

“Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, si prostrarono e lo adorarono”. (Mt 2,11).

a cura di Rosalba D’Auria