Parrocchia Sant'Antonio di Padova - Castellammare di Stabia

“ ….. L’avete fatto a me!”

L’esperienza di accoglienza della Comunità di Sant’Antonio di Padova nell’emergenza ucraina.

Quando la “pazzia della guerra”, per parafrasare Papa Francesco, è scoppiata sul nostro continente, tutta la nostra comunità ha avvertito, in coscienza, una profonda impotenza. La prima, immediata, bruciante domanda è stata “cosa possiamo fare?” La prima risposta è stata altrettanto immediata: pregare! Abbiamo, dunque, dedicato tutte le celebrazioni e l’Ora di Adorazione Eucaristica comunitaria alla causa della Pace. Ne abbiamo sperimentato l’urgenza e la pressante necessità: la miseria della guerra ci ha ricordato quanto effettivamente la pace sia un dono di Dio, da chiedere continuamente: perché il cuore dell’uomo, dice il salmista, “è un baratro” e molto facilmente dimentica quali siano le conseguenze di tali violenti e feroci atrocità. La preghiera ha poi, subito, dilatato il nostro cuore e quello di tanti, tantissimi, fratelli e sorelle che, spontaneamente, hanno iniziato a donare non il superfluo, “ma tutto ciò che avevano” (cfr. Mc 12, 44b). Il nostro salone parrocchiale, dedicato a San Pio, è diventato un centro di raccolta di indumenti, medicine, alimenti e beni di prima necessità da destinare al confine polacco. La generosità e la prossimità della gente comune è stata impressionante: tutti abbiamo avvertito che ad essere nel bisogno erano nostri fratelli.

Creatasi l’opportunità, il nostro viceparroco, don Christian, è partito, con l’associazione CONADI, alla volta del confine polacco, sostenuto dalla preghiera di tutta la comunità. Il viaggio, lungo e faticoso, è stato documentato con video e messaggi di incoraggiamento inviati durante la traversata in pullman, carico di tutti i beni di prima necessità accumulati nel corso dei giorni precedenti. Un viaggio della speranza e della non-indifferenza, una piccola carezza, segno di quella materna tenerezza di Dio: come Maria, “in fretta” (cfr. Lc 1, 39) abbiamo cercato il modo di farci noi “prossimo”, fino a quando il prossimo non è venuto da noi. Si affaccia il giorno del prossimo viaggio, previsto per i prossimi giorni.

Ma nel frattempo, alcuni “prossimi” hanno bussato alla nostra porta. Due settimane dopo l’inizio della guerra, abbiamo accolto le prime due famiglie sul territorio della nostra parrocchia: due madri con i loro rispettivi bambini, ai quali cerchiamo di dare supporto e guida quotidiani. E poi, sabato 12 marzo, abbiamo accolto la terza famiglia, ospitata temporaneamente proprio nella nostra casa parrocchiale: una madre e due figli adolescenti. Ci siamo stretti intorno a loro con amore, rispetto, quasi devozione: ciascuno di noi, in parrocchia, sa di trovarsi dinnanzi ad un sacrario, fragile e delicato. Tutti gli uomini sono il “sacrario dello Spirito Santo”, ma i fragili lo sono un po’ di più. Lo stesso sabato sera, abbiamo organizzato un piccolo momento di conoscenza e convivialità fra gli adolescenti della nostra parrocchia e le famiglie ucraine. Cercheremo di moltiplicare questi momenti per cementificare le relazioni, creare delle reti, farci compagni di strada, perché nessuno si senta smarrito o abbandonato, ma integrato e valorizzato. Anche per questo motivo, ci stiamo attivando per la piena integrazione dei ragazzi nella scuola. Con le famiglie ucraine accolte in parrocchia, abbiamo vissuto un primo momento partecipando al flashmob della Scuola Di Capua martedì 15 marzo, che ha visto coinvolti i ragazzi e i bambini delle medie ed elementari, stretti in un convinto “sì” alla Pace, con le braccia spalancate verso i loro coetanei. Ma la solidarietà delle scuole non si è fermato a questo: Istituti come la Stabiae e la Di Capua hanno attivamente contribuito con raccolte di alimenti, medicinali e fondi da destinare alla popolazione ucraina.  Proprio a proposito di scuola, abbiamo ideato dei corsi di lingua italiana per ucraini, divisi in fasce di età, il cui “kick-off” si è svolto martedì 22 marzo. Con semplicità e amore, abbiamo accolto più di 40 iscritti, fra bambini, giovani e adulti ucraini e ucraine desiderosi di imparare la lingua italiana, per migliorare nella comunicazione ed integrarsi ancora più pienamente nel nostro territorio. Anche questo è un umile servizio che alcuni professionisti della nostra Comunità hanno desiderato intraprendere, con l’obiettivo di seguire le modalità che Papa Francesco stesso ci indica: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare.

Il nostro, però, non vuole essere un attivismo fine a se stesso, ma si propone carico di significato: la riflessione biblica, teologica, filosofica, dialogica, si è resa necessaria in tutti i nostri gruppi parrocchiali. A più riprese, ciascun carisma, ha vissuto momenti di approfondimento sul tema della pace e della guerra. Il 14 marzo abbiamo dialogato con il dottor Antonio Mattone, della Comunità di Sant’Egidio di Napoli, sul tema grande della pace. Il dottor Mattone ci ha ricordato la sostanziale differenza fra l’essere pacifisti e l’essere, invece, pacificatori, ricercatori attenti delle ragioni profonde della pace, che si basa, come ci ricorda la Dottrina Sociale della Chiesa, “su una corretta concezione della persona umana […] sulla giustizia e la carità”.

La preghiera costante sostiene tutte queste attività: l’eucaristia domenicale e l’adorazione eucaristica settimanale ci ricordano che ogni cristiano è chiamato a farsi “eucaristia” a sua volta. Senza la preghiera non potremmo fare nulla.

            Il 25 marzo si è trasmessa in diretta, nella nostra aula liturgica, la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Quel giorno è ricorso anche il 49° anniversario della consacrazione della nostra chiesa parrocchiale: subito dopo la Consacrazione, abbiamo celebrato l’Eucaristia di ringraziamento al Signore, invocando, ancora una volta, il dono della Pace. Ancora, domenica 27 marzo, i nostri giovani, così attenti e toccati da ciò che sta succedendo, hanno organizzato una veglia di preghiera col titolo “strumenti di pace”, a ricordare che ciascuno di noi “è una matita nelle mani di Dio”, impegnati a disegnare, coi colori dello Spirito, solo il bene possibile. Hanno partecipato anche i giovani e gli adulti ucraini della scuola di italiano: è stato un momento toccante, di grande commozione, ma di fede convinta nel Signore.

 

È con questa speranza che la nostra comunità continua il suo cammino di vita cristiana, nella semplicità dell’amore quotidiano, all’insegna della parola evangelica del Signore: “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25, 35c).

di Maria Nicola