Parrocchia Santa Maria di Galatea, Piano di Sorrento

Mortora: Messa di Pasqua aspettando l’alba.

Domande all’amministratore parrocchiale don Rito Maresca

Messa di Pasqua a Mortora alle 4,00 del mattino nel campo di San Liborio, notizia vera o la solita fakenews?

Invece è proprio vero! Approfittando che Pasqua viene così tardi, in primavera ormai inoltrata, ho pensato di dare appuntamento a tutta la comunità per celebrare la Veglia pasquale all’aperto nel campo di san Liborio, domenica 21 aprile alle 4,00 del mattino. Vuoi venire anche tu?

Dai, don Rito, non scherzare, chi vuoi che si svegli alle 4 del mattino per venire a Messa?”

In realtà non sei il primo a reagire così, anzi sono proprio in tanti a pormi questa domanda di fronte all’ idea pazza di vivere la messa di Pasqua mettendosi nei panni delle donne del vangelo che andarono al sepolcro di buon mattino, prima che il sole fosse sorto.

“Chi mai per una messa si sveglierebbe nel cuore della notte?”

Si tratta di una domanda davvero interessante e che mi ha spinto ad interrogarmi prima come cristiano e poi come pastore: cosa sarei disposto a fare per incontrare davvero il mio Signore? Fino a che punto spingermi?

È vero che papa Francesco sta rivoluzionando la Chiesa, ma non è che ti stai spingendo troppo in là?

Papa Francesco ci ha condiviso il sogno di una chiesa missionaria capace di rinnovarsi in tutti gli ambiti anche banalmente quello degli orari, uscendo dalla logica del “si è sempre fatto così” (EG 27.33). Certo, lo so bene, che il suo era un invito a noi parroci a ripensare orari e appuntamenti più vicini e forse anche più comodi rispetto vita frenetica dell’uomo moderno. Ma è solo questo? Davvero il papa ci sta solo incoraggiando a proporre un vangelo più comodo? Strano paradosso quello di “incoraggiare alla comodità” (Almeno io, non ho per nulla bisogno di essere incoraggiato quanto alla comodità, ci pensa già la mia pigrizia)!

È se invece l’Evangelii Gaudium, la gioia del vangelo, che è molto di più del mero testo pontificio, ci spingesse e ci sfidasse a tirare fuori il meglio di noi stessi, a testimoniare la gioia di una fede bella, ma soprattutto significativa nella vita degli uomini: una fede capace di svegliare un’intera comunità per cantare la lode del Signore Risorto!

Una fede capace di destare i cuori? Spesso io in chiesa finisco piuttosto per addormentarmi…

In realtà dovrei risponderti che la vera fede non lascia dormire, anzi direi che la fede già tiene sveglie tante persone per nottate intere. Proprio nei giorni di Pasqua in penisola sorrentina questo è così evidente ma al tempo stesso ignorato. Nella settimana santa decine di migliaia di persone vegliano di notte per partecipare o anche solo per assistere alle processioni: si affaticano, camminano o fanno la spola tra un paese e l’altro per “collezionare” quante più processioni possibili. Per molti di loro è l’unico modo che conoscono per vivere la Pasqua.

Sì, ma le processioni sono un’altra cosa, fanno parte della nostra più antica tradizione, non sei d’accordo?

Che strana, allora, una tradizione capace di mobilitare migliaia di persone per il mistero della morte di Gesù e poi una Chiesa che non abbia la fede per mobilitarne ancora di più per la celebrazione della sua Risurrezione!  So bene, che quanto dico non è una cosa semplice, ma gli obiettivi semplici non hanno mai riscaldato il cuore di nessuno. Sono, invece, i grandi sogni ad entusiasmare gli animi, a accendere i desideri e a dare senso alla vita. Per questo ho sfidato la comunità di Mortora ma, ardirei, tutti i cristiani di Piano di Sorrento e forse dell’intera penisola sorrentina, a un sogno più grande, a un impresa più valorosa, di quelle che non dimentichi e che un giorno ti troverai a dire “quella volta, sì, che ho fatto una cosa incredibile!”.

La messa di Pasqua prima dell’alba è allora una vera e propria sfida? Una scommessa? Ma sei davvero sicuro di poterla vincere?

Io? Da solo? Certo che no!

Ma sono convito che  questa scommessa si possa vincere insieme, non solo perché Cristo, vinta la morte, ha già vinto ogni cosa, ma perché come Chiesa siamo chiamati a costruire insieme un ponte tra la liturgia e la tradizione popolare.

Un ponte tra liturgia e pietà popolare?

Sì, proprio così: le mille e più attività delle nostre congreghe sono, infatti,  espressione di quella cosiddetta pietà popolare che il papa sudamericano ci ha ricordato essere strumento prezioso per trasmettere e custodire la fede nelle famiglie.

Credo che in questi giorni santi che si avvicinano, dovremmo sentire i solenni appuntamenti del triduo e le diverse processioni come due binari paralleli su cui far viaggiare il treno della fede.

Liturgia e tradizione come le rette parallele non possono mai incontrarsi, che cosa vuoi dire?

In realtà, la prof. di matematica  diceva che le rette parallele si incontrano all’infinito, almeno così mi pare ricordare… ma qui sto dicendo un’altra cosa. Con uno slogan potrebbe suonare così: “È inutile “liturgizzare” le processioni,  come pericoloso “spettacolarizzare” la liturgia”. Il più semplice esempio di parallele sono i  binari ferroviari: essi corrono l’uno accanto all’altro senza incontrarsi mai, ma proprio per questo permettono al treno di viaggiare sicuro. Parallele che non si incontrano, ma mai l’una senza l’altra, pietà popolare e liturgia possono essere in questo tempo i binari della settimana santa, l’uno di fronte all’altro, l’uno che rimanda all’altro pur restandone distinto.

Io con piacere vado alla processione, come faceva mio padre e come faceva mio nonno ma a dire il vero alla messa di Pasqua non sono mai andato…

Lo immagino, e come te, tanti. Infatti nella nostra terra il binario della tradizione popolare legato alla Pasqua sembra interrompersi al venerdì santo, mentre quello della liturgia tirare dritto fino alla domenica di Risurrezione. Immaginate se questo accadesse per delle vere rotaie, il disastro sarebbe assicurato! E forse qualcosa del genere non accade anche nelle nostre parrocchie? Il treno della pasqua corre veloce nella quaresima, accelera negli ultimi giorni e poi rischia per tanti di deragliare e fermarsi il venerdì santo.

Questa è la sfida che vorrei lanciare ai tanti che non si accontentano e vogliono andare oltre, e  a quanti credono che dopo la processione del Cristo Morto, il più bello deve ancora venire. A Mortora lo celebreremo con la veglia pasquale aspettando l’alba, domenica 21 aprile alle 04,00 del mattino, e tu?

di Emilia Russo