Con la Chiesa italiana, con la chiesa diocesana, noi della Parrocchia Maria SS. Annunziata, ci siamo messi in cammino, un cammino fatto di ascolto, di compagnia, di dialogo e di annuncio. L’Avvento è diventato ancora di più occasione per camminare insieme, guidati dalla Parola e accompagnati da alcune figure a noi familiari come i pastori, i Magi, gli Angeli, Maria ed Elisabetta.
Ci siamo ritrovati a camminare insieme verso l’Emmanuele, Dio con noi, che ci educa a un NOI sempre più grande. Abbiamo vissuto come comunità due appuntamenti di ritiro con la doppia formula della presenza e dell’online. È stata un’occasione per incontrarci e confrontarci tutti insieme, uscendo dall’ottica dei gruppi e vivendo questo momento di crescita insieme come comunità. Siamo partiti da dal brano del Vangelo di Luca:
“C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».” (Lc. 2,8-14)
Ci siamo soffermati sulla figura prima dei pastori e poi degli angeli, ci siamo interrogati se come i pastori sappiamo vegliare, siamo pronti ad alzare gli occhi al cielo per trovare qualcosa o incontrare qualcuno che cambi e rinnovi la nostra vita. E se come gli angeli sappiamo essere annunciatori esultanti e adoratori silenziosi della presenza dell’Emmanuele in mezzo a noi.
“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.” (Mt. 2,1-12).
Il brano dei magi invece ci ha fatto confrontare con la figura di questi personaggi e ci siamo chiesti se come loro sappiamo farci scomodare dalle nostre certezze, dimenticare gli interessi quotidiani e metterci in cammino per incontrare Colui che ci rivela il senso delle cose e ci fa fare esperienza della bellezza della vita personale, familiare e comunitaria.
“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».” (Lc. 1,39-45)
Con Maria e Elisabetta invece ci siamo domandati se siamo capaci, come loro, di tessere relazioni che ci aiutano reciprocamente a fare esperienza del Dio con noi.
Alla fine degli incontri ci è stato chiesto di impegnarci in un gesto concreto: trovare un angolo della casa in cui porre la Parola di Dio (la Bibbia o il Vangelo), ed intorno ad essa ricreare una scena del presepe con i pastori e i Magi. Questo perché il presepe oltre ad essere parte della nostra cultura, è anche un’occasione per il cristiano di riflettere sulla propria vita, sulla realtà del mondo che ci circonda e su come stiamo vivendo il nostro presente. Il presepe rispecchia diversi momenti della nostra vita su cui confrontarci: guardando i pastori che vegliano, noi sappiamo fare esperienza di alzare gli occhi al cielo e soffermarci sulle cose importanti della vita, quelle che magari diamo per scontato ma che viste con gli occhi di Dio sono dei piccoli miracoli quotidiani? Siamo capaci di guardare con occhi nuovi, conformati a Cristo, la realtà di ogni giorno? Come i magi, siamo capaci di andare oltre le nostre certezze, le nostre aspettative, il nostro io e metterci in cammino, affidandoci totalmente al Signore? Come Maria ci sappiamo abbandonare nelle mani di Dio senza temere, ma confidando in quella relazione di amore infinito? E infine come gli angeli, sappiamo annunciare al mondo la venuta di Gesù e tutta la bellezza che porta con sé nella nostra vita? Insomma nel comporre la scena del presepe abbiamo l’occasione di interrogarci in che momento della vita ci troviamo, qual è il cammino fatto finora e qual è il cammino che vogliamo continuare per andare incontro al Signore che viene.
a cura di Rosalba D’Auria e Flora Porreca