Parrocchia Maria Ss. dell'Arco

Ponte Persica ridiventerà una casa umana e accogliente per tutti

Facciamo festa e facciamolo insieme: questo il pensiero e il desiderio che la comunità di Ponte Persica condivideva da quest’estate. Un desiderio banale e al contempo quasi rivoluzionario in tempi pandemici. Fare festa perché? Perché siamo vivi, perchè quest’anno è stato ricco di Grazia, perché il desiderio di trascorrere del tempo insieme supera, finalmente, la paura.

Paura del contagio, sì, ma anche di mettersi di nuovo in gioco, di riaprirsi agli altri, uscire dal confort del proprio salotto ed essere al servizio. È stata dura restare in casa, è stato duro il distanziamento, ma in quest’ultimo anno di tentativi di convivenza con il virus, di ritorno alle vecchie abitudini, abbiamo sperimentato angosce e paure nuove. Il passaggio dalla prudenza alla chiusura nei confronti dell’altro è stato, ahimè, semplice. È stato semplice nascondere la pigrizia o la volontà di non mettersi più in gioco dietro “non si può per via del covid”.

E allora perché facciamo festa? Perché non intendiamo più tornare alla vita di prima, ma vogliamo trovare un modo nuovo di essere comunità, perché stare insieme è una decisione “salva-vita”: l’unico modo che conosciamo per uscire dal nostro piccolo, egoista mondo è fare un passo verso il prossimo e allora meglio che sia a suon di musica.

Queste le parole di uno degli animatori:

“Mi domandavo a quale livello di convinzione sentiamo la necessità, il bisogno, la gioia di fare festa con i nostri comparrocchiani. Quale interesse, quale vicinanza, quale storia comune, quali valori o legami, quali crediti o debiti sentiamo o abbiamo nei loro confronti. O anche quale desiderio abbiamo di creare, rafforzare tutto ciò. Penso che questa occasione debba rappresentare un passaggio senza ritorno verso la consapevolezza del vivere una storia comune, ma, contemporaneamente, cementare la volontà di scegliere, con consapevolezza e decisione, di volerla costruire questa storia, insieme. Volontà di alzare la testa come comunità, civile e religiosa: perché la nostra fede, se vissuta, incarnata in una storia, ci motiva e ci spinge verso la cura del noi prima che dell’io, del nostro prima che del mio. Calzanti le parole di Isaia:

Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrere l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. (Is.2 17)

Allora Ponte Persica ridiventerà ciò che deve essere: una casa umana e accogliente per tutti. Se ci innamoriamo di questo sogno, il miracolo avverrà!”