Parrocchia Natività Maria Vergine

Veglia di Pentecoste: le testimonianze della Parrocchia Natività Maria Vergine

La Forza dell’Amore di Dio che cerca complicità nell’umanità, mette in moto cuori e mani di molti e assume forme e contorni diversi, spesso in tempi luoghi e modalità, inaspettati. Quando una Comunità si sente fortemente coesa, a rendersi disponibile ad una Fraterna Prossimità, nasce quella meravigliosa linea d’equilibrio,  che permette di  rendere a tutti una  serena dignità.

Mai come in questo tempo, contraddistinto, da numerose difficoltà, sia sul piano sociale, che su quello lavorativo e di conseguenza economico, è stato necessario mettere in campo tutte le risorse possibili, cercando di raggiungere chi si rendeva visibile, ma anche chi nella discrezione non aveva il coraggio di evidenziarsi.

L’esigenza di una prossimità’ concreta è partita dai vertici della Chiesa.

Abbiamo sentito e visto l’esempio di Papa Francesco, di tutti i Vescovi, che si sono autotassati, e in particolare del nostro Vescovo Franco. Con pronta sollecitudine i nostri Sacerdoti hanno raccolto e sposato la causa di molti e in maniera energica hanno organizzato le attività del già esistente Polo Carità.

Nelle Parrocchia di Sant’Agnello, Trasaelle e Colli di Fontanelle l’argomento  CARITA’, inteso come vicinanza , aiuto e ascolto, è stato sempre fortemente sentito da Don Francesco, Don Fabio, Don Catello e Don Tonino, i quali affincandosi e interfacciandosi con alcuni laici hanno fatto in modo, che nessuno vivesse le sue  difficoltà in solitudine.

Nel tempo di piena pandemia, si è creata una catena di solidarietà e di singolare sinergia tra le Parrocchie, la Protezione Civile e  l’Amministrazione Comunale. Con la disponibilità dei locali delle Parrocchie si è riusciti a raccogliere quanto  veniva donato e a veicolarlo alle famiglie destinatarie.

E’ stato davvero toccante, vedere, nonostante le difficoltà di spostamento e incontro , come tanti negozianti si sono prodigati a raccogliere offerte, da trasformare in buoni spesa e come i panettieri si sono adoperati per donare tutto quello che avevano in esubero, dalla vendita del giorno. E’ bello notare, come sia i negozianti, che i panettieri hanno avuto sempre l’attenzione e la delicatezza, di aggiungere al carrello ciò che mancava per completare una spesa finita.

Durante il periodo Natalizio, il Polo Carità ha dato vita ad una catena di Solidarietà allargata, dove si è riuscito a distribuire, oltre che ai beni di prima necessità, anche indumenti e  soprattutto giocattoli. Quando entrano in gioco tante forze, nascono inevitabilmente tante difficoltà e non si nascondono, ma si affrontano tenendo conto l’unico COMUN DENOMINATORE:  il BENE COMUNE.

Per questo, la forza dello Spirito Santo, che sappiamo essere, la concretezza dell’AMORE di DIO, ci invita ad evitare inutili giudizi e pregiudizi e ci sprona con entusiasmo a tendere la mano, a dare calore a chi avverte il freddo della difficoltà e a cercare di rendere un servizio, con la consapevolezza,  che ogni tipo di rapporto è un continuo arricchimento reciproco.

Chiediamo con semplicità allo Spirito Santo, la Grazia di essere tutti dei Samaritani, attenti a volgere lo sguardo e a cogliere con delicatezza le necessità di chi ci è affidato, a partire dalle nostre famiglie. Chiediamo anche la Grazia, nei momenti di difficoltà, di trovare sulla nostra strada un Samaritano capace di accoglierci e sollevarci.

a cura di Germana Pollio

È ormai qualche anno che con la guida del nostro Don Tonino e la collaborazione con Rosa e Luigi, la nostra famiglia è responsabile del gruppo di pastorale Familiare nella parrocchia dei Colli di Fontanelle.

Nel nostro percorso abbiamo definito i nostri incontri una “Betania domestica”. Un luogo, un tempo dove accantonati gli impegni lavorativi, le faccende domestiche a cui si dedica Marta per intenderci, tra amici, ci concediamo la bellezza e la gioia di ascoltare Gesù, proprio come fa Maria.

Un ascolto che non è passivo, ma che anzi attraverso il confronto, il racconto delle nostre esperienze quotidiane, ci spinge ad apprezzare la bellezza del dono delle nostre famiglie e la responsabilità pastorale che Dio stesso ci affida. La famiglia infatti è fucina di misericordia e di speranza. È la famiglia il luogo dove sperimentiamo l’accoglienza dell’altro, dove impariamo a collaborare per il bene di tutti, nonostante caratteri e punti di vista differenti. È in famiglia che sperimentiamo il perdono e la tenacia di provare a migliorarsi, dove impariamo l’arte del “Prendersi cura” e del proteggere. La famiglia è scuola di Relazioni. Ed è un dono per niente scontato.

Nella nostra Betania dei Colli, abbiamo sempre cercato la modalità per valorizzare il bene che da questo dono deriva e come diffonderlo nella comunità. Ecco perché, in questo percorso di crescita, lo scorso anno abbiamo accolto il progetto dell’équipe diocesana di Pastorale Familiare, che in risposta alle esigenze delle varie parrocchie, avevano ideato un ciclo di incontri di formazione guidati da relatori esperti, che permettessero l’incontro e il confronto tra le varie comunità e gruppi diocesani.

Il percorso dello scorso anno, che prevedeva la partecipazione in presenza, dividendo i due poli principali della diocesi, quindi due gruppi, uno a Sorrento e l’altro a Castellammare, era quasi concluso quando tutto si è fermato. È arrivato uno Tsunami, ha detto Don Tonino, durante una seduta di CPP. E come si reagisce a qualcosa di tanto sconvolgente come uno Tsunami, che distrugge quanto fatto in precedenza?

Dopo la prima fase di sbigottimento e angoscia, considerare che tra le macerie non tutto è andato perso, forse è il primo passo per reagire. Sarà quello che hanno pensato i responsabili dell’équipe che hanno ripreso quel progetto importante e significativo, avviato in precedenza, adattandolo al tempo che stiamo vivendo. Quindi niente riunioni in presenza, ma sulla piattaforma digitale ZOOM, che ci ha permesso addirittura di andare oltre la nostra diocesi e di far finalmente incontrare, sebbene dietro uno schermo, la realtà sorrentina e quella stabiese.

È questo il primo segno dell’opera dello Spirito, che ci ha concesso di vivere una Betania dell’Anima, senza confini territoriali. Tutti “connessi” per interrogarci sulla sfida che i responsabili ci hanno proposto: “Può diventare il tempo dell’Incertezza grembo di Speranza?”. La risposta è arrivata da relatori esperti e teologi i quali in prima persona non hanno avuto remore ad ammettere le loro vulnerabilità. E questo ha coinvolto ognuno di noi; ci siamo riconosciuti nell’incertezza dell’altro e abbiamo annullato anche le distanze emozionali.

La dottoressa Gaeta ci ha detto che non bisogna vergognarsi di aver provato “paura” per la nostra vita e per quella dei nostri cari. Avere paura significa riconoscere che la vita è un bene prezioso. Lo sbaglio non è fermarsi, rispettando le norme per il contenimento pandemico, quella è responsabilità sociale! Lo sbaglio è “immobilizzare” il cuore, fermare il nostro agire e pensare cristiano. Infatti, in un tempo come questo, la prima cosa da ricordare è che per noi cristiani, la Speranza non è un desiderio affidato al destino o alla fortuna. La nostra Speranza è Cristo. Ed è una realtà già sperimentata, diventata “vera” quando Gesù ha vinto la morte. Le tenebre sono già state squarciate dalla certezza della Speranza: il bene ha vinto sul male. È questa la forza della nostra Fede: Dio non ci abbandona mai, specialmente nel tempo della prova.

Partendo da questa certezza, possiamo quindi mettere in moto quegli atteggiamenti di sostegno e solidarietà, che profumano di una fratellanza universale che non esclude la sofferenza ma la trasforma in opportunità.

Il prof. Lorizzi ci ha detto che questo non è il tempo per il rimpianto di quello che abbiamo perso, ma è tempo che si deve velare di una nostalgia positiva. Una forza, che partendo da esperienze del passato che ci hanno fatto stare bene, ci spinge a ricrearle e addirittura a migliorarle!

È questa la Speranza: siamo i responsabili del nostro futuro e di quello del nostro Prossimo. Tutti. Nessuno escluso. Ognuno secondo le proprie capacità e carisma, oltre che possibilità. Il professore Carmelo Torcivo, ci ha detto addirittura che per fare questo non bisogna essere Supereroi, anzi il nostro dono più grande è proprio la “nostra ordinaria quotidianità”, la nostra vita vera fatta di successi e limiti.

Il Limite stesso è un’opportunità! Perché riconoscere il proprio limite, ci spinge a chiedere aiuto e di conseguenza ad incontrare chi questo aiuto me lo può dare. Significa ”fare rete” , o come dice Don Tonino, mettersi in cordata per scalare la difficoltà, dove ognuno è a servizio dell’altro. Facciamo un pezzetto di strada insieme escludendo la sofferenza più grande: quella di sentirsi abbandonati e soli. E allora, oltre alle tante belle e importanti attività di solidarietà che hanno animato le nostre Parrocchie, basta poco, in un tempo come questo, per cercare di essere vicino a chi è più fragile, anche rispettandone la paura. Basta un messaggio, una telefonata, un gesto che sia una carezza che annulla la solitudine! “È attraverso il nostro agire che impariamo la Speranza”, ci ha detto un Don Franco coinvolto e partecipe come un papà lungo questo cammino. Anche l’azione più piccola e semplice non va persa. L’importante è agire, muoversi e pazienza se il risultato ottenuto non è quello sperato.

È l’impegno che ci abbiamo messo che profuma di Speranza e di Comunione. In questa prospettiva anche la “caduta” è grembo di Speranza! Gesù è caduto, Gesù ha sofferto, ma in quella sofferenza non era solo. Soffrire con gli altri, soffrire per gli altri ci ricorda che non siamo soli. E anche questo si impara in famiglia, dove se uno sta male tutti gli altri soffrono e si adoperano perché la sofferenza passi. Preghiamo.

La Preghiera è il luogo più importante dove si impara la Speranza. Quando prego non sono solo, condivido i miei sentimenti con Dio,. Prego per i miei figli, per la mia famiglia, per la mia comunità. E in questo circolo di amore devo ricordare che tanti pregano per me. La forza dello Spirito, nella preghiera, unisce animi e intenti. Ce lo ha testimoniato il nostro Pastore che nel momento della prova ha avvertito la forza delle preghiere della sua comunità e la gioia del sostegno degli amici Sacerdoti. La preghiera in Cristo tutto trasforma e migliora. “Prega per i tuoi nemici” ci dice Gesù, e se ce lo chiede significa che rendendoci disponibili allo Spirito, ognuno di noi ha la capacità di superare egoismi ed odio. La Preghiera ci rivela la Bellezza di essere Fratelli Tutti, valorizzando quello che abbiamo. Fossero anche le macerie di uno Tsunami. Non sentiamo tutto come una difficoltà, viviamole come una risorsa!

Una risorsa. È esattamente quello che è stato questo percorso. È vero, una connessione digitale esclude il contatto fisico, ci mancano gli abbracci. Ma non ci ha negato il calore e la gioia di un sorriso, quando abbiamo potuto vederci senza mascherine! Abbiamo avvicinato e incontrato persone che forse non avremmo mai conosciuto. Certo non sono mancate le difficoltà che i tecnici e i responsabili digitali della diocesi hanno cercato di risolvere in maniera encomiabile!

Ma pur nella difficoltà credo lo Spirito ci abbia indicato appunto una risorsa , che in tempi futuri potrà integrare i tradizionali percorsi di catechesi. Permettendo ad esempio a sposi che abitano in città diverse per motivi di lavoro, ai marittimi, di condividere un tempo, un pomeriggio, insieme per la crescita della coppia, divisi fisicamente ma uniti nell’intento. Potrebbe essere utile per le mamme con un bimbo piccolo, che proprio come ho fatto io, possono partecipare da casa, mentre il proprio piccolo riposa. Insomma lo Spirito si manifesta e ci dice che questo tempo di incertezza può essere uno stimolo per la nostra creatività solidale, creando nuove opportunità di Comunione, diventando certamente grembo di Speranza

a cura di Teresa Pontecorvo