Cattedrale di Sorrento

Omelia della Messa Crismale

Mercoledì Santo 2025

16-04-2025

Cari amici,

 

il “rotolo del profeta Isaia” è al centro di questa solenne liturgia, che ogni anno vede convocata ogni Chiesa locale con il suo vescovo nella cattedrale. I motivi sono tanti, tutti importantissimi per il cammino ecclesiale e la missione affidata al Popolo di Dio. La benedizione degli Oli per i sacramenti, il rinnovo delle promesse sacerdotali, la preparazione imminente alle celebrazioni pasquali: l’itinerario quaresimale, che ci ha visti impegnati per quaranta giorni in un deciso cammino di conversione personale e comunitario, ci trova ora pronti a entrare nella gioia della Pasqua che celebreremo solennemente nel Grande Triduo di morte, sepoltura e risurrezione del Signore e che poi si prolungherà nella cinquantina pasquale, fino al suo compimento nella Pentecoste. Un tempo straordinario di grazia, reso ancora più vivo dal Sinodo sulla sinodalità, che vede le Chiese in Italia particolarmente coinvolte da quattro anni con uno specifico cammino sinodale. La nostra storia si apre così all’intervento di Dio, che sempre opera meraviglie: ci cambia e ci unisce a sé, per essere Popolo suo chiamandoci a testimoniare il suo amore e la vita nuova di figli amati dal Padre!

 

Il “rotolo del profeta Isaia”: Gesù lo apre con venerazione (sembra quasi di vederlo lì, nella piccola sinagoga che lo aveva annoverato tra i suoi concittadini per i lunghi anni della vita nascosta a Nàzaret), cerca il passo che interpreta la sua missione e lo proclama ad alta voce perché tutti possano ascoltare. Il silenzio di quella particolare assemblea orante ci coglie di sorpresa e ci rapisce. Fissiamo ancora gli occhi su di lui, e ci domandiamo: ha una parola nuova da consegnare anche a noi?, un messaggio urgente da affidarci?, una chiave di lettura capace di interpretare la nostra storia così travagliata e burrascosa? Ci disponiamo con trepidazione ad ascoltarlo, ben sapendo che dalla sua bocca escono solo parole di vita, che guariscono e liberano, saziano la fame di verità e soddisfano la sete di libertà. Annunciano finalmente che è finita l’attesa, è inaugurato “l’anno di grazia del Signore”!

 

È affidato innanzitutto a noi, carissimi fratelli presbiteri, l’annuncio giubilare della grazia. L’Anno Santo che stiamo vivendo con le nostre comunità, in comunione con tutta la Chiesa, non può ridursi ad appuntamenti celebrativi, in diocesi o a Roma, senza che si risvegli in ogni pellegrino la consapevolezza di essere stati amati, perdonati, riconciliati, giustificati, trasformati in creature nuove, inviati ad aprire ogni ambito di vita alla novità del Regno. Il nostro dunque è un impegno grande, assunto nel giorno della nostra ordinazione: tra poco lo rinnoveremo davanti a tutta l’assemblea, chiedendo l’aiuto della preghiera e il sostegno della comunione in Cristo. L’annuncio però ha bisogno di testimonianze credibili, di linguaggi comprensibili, di gesti concreti che ne mostrino il compimento. D’altra parte le sfide pastorali che abbiamo davanti sono inedite, di non facile soluzione. Richiedono sì tempi lunghi ma anche visione profetica. Non basta l’intuizione di qualcuno, sempre pronto a trovare la risposta giusta e soddisfacente ma da solo. C’è bisogno del contributo di tutti.

 

Nell’esperienza sinodale stiamo imparando a camminare per davvero insieme, senza lasciare nessuno ai margini. Il lungo processo avviato quasi all’inizio di questo decennio da Papa Francesco e ora entrato nella fase concreta della recezione vede impegnate tutte le diocesi del mondo nel prossimo triennio in percorsi di attuazione delle piste individuate. Il cammino sinodale delle Chiese in Italia si inserisce in questo itinerario e chiede a tutti ma in modo speciale a noi, ministri ordinati, di prendere sul serio quanto abbiamo raccolto nell’intenso e fruttuoso itinerario percorso insieme. Ricordiamone fugacemente le tappe: prima quella narrativa, in ascolto di ognuno con il metodo della conversazione nello Spirito, che tanto entusiasmo ha suscitato un po’ ovunque; poi quella sapienziale, con il discernimento comunitario che ci ha permesso di cominciare a orientarci per il futuro delle nostre comunità anche individuando piste nuove per l’annuncio del Vangelo nel nostro tempo; e ora quella profetica, culminata nella recente assemblea sinodale nazionale che ha suscitato interesse e sorpresa per le sue conclusioni aperte. Sono venuti fuori ostacoli e incomprensioni, che non hanno però bloccato il cammino davanti a delegati maturi e per nulla clericali. Non saremo noi a bloccare l’opera dello Spirito. Abbiamo vissuto invece l’umiltà e il coraggio di accompagnare il processo di riforma della Chiesa, anche nei momenti di difficoltà, con lo sguardo lungimirante del profeta: “lo Spirito del Signore è sopra di me”. Riscopriamo dunque la gioia della missione, riattiviamo il fuoco che è sotto la cenere, lasciamoci riempire dalla forza soave dell’amore che ci ha resi servi del Regno e ripetiamo con grato stupore: “per questo mi ha consacrato con l’unzione”!

 

 

       Amatissimi fratelli e sorelle in Cristo, l’immagine che il Cammino Sinodale ci sta restituendo è quella di una Chiesa che non sta in alto, non si impone, ma si fa prossima, si fa piccola per servire. Gli orientamenti che lo Spirito sta suscitando vanno tutti in questa direzione. Ecco le priorità individuate:

  1. L’evangelizzazione: non è una strategia, ma la testimonianza viva di una Chiesa missionaria che esce, che ascolta, che abbraccia.
  2. L’attenzione alle persone nelle loro relazioni affettive: una Chiesa capace di abitare le relazioni umane nella verità e nella misericordia, senza giudicare e senza escludere mai nessuno.
  3. La dimensione educativa: una Chiesa che forma con l’esempio e la coerenza, non con maestri che parlano dall’alto ma con testimoni insieme al popolo.
  4. L’accompagnamento dei giovani: una Chiesa che cammina con i giovani, ascoltandoli con pazienza e lasciando spazio alle loro domande.
  5. La formazione: una formazione umana e spirituale, non nozionistica, capace di preparare cuori adulti e menti aperte alle sfide della complessità.
  6. La corresponsabilità: non c’è Chiesa senza corresponsabilità, che esige il superamento del clericalismo e la valorizzazione di ogni battezzato nella vita e nelle scelte ecclesiali.
  7. La responsabilità delle donne: una Chiesa che sa riconoscere e valorizzare il ruolo delle donne, non per concessione ma per giustizia e fedeltà al Vangelo.

 

 

Carissimi, l’esperienza del pellegrinaggio giubilare a Roma rimane impressa nel cuore di tanti di noi e ci rimanda al pellegrinaggio che continua nella vita ordinaria e nei luoghi dove il Signore ci ha posti. Diventiamo perciò “pellegrini di speranza” facendo nostro lo spirito del Sinodo: una Chiesa che, mentre impara a discernere nella luce del Vangelo, riscopre la bellezza del camminare insieme, della cura reciproca, della comunione fraterna da vivere nella concretezza. Non per conservare il passato, ma per farlo fiorire nel presente. Non per temere il futuro, ma per abbracciarlo nella fede. Questo è il cuore del Vangelo. Questo deve essere il cuore della Chiesa!

 

Popolo di Dio, prosegui il cammino con coraggio. Non fermarti per strada se non per attendere chi è più lento e non ce la fa. Guarda avanti con fiducia, anche quando la meta sembra lontana, irraggiungibile. Sogna un futuro di pace, sognalo con Dio e affrettati ad anticiparlo. Ricordati che sei stato posto come segno profetico per tutti i

 

“pellegrini di speranza”!  AMEN