Mons. Alfano: Servono gesti di bontà, scelte di condivisione coraggiosa, impegno concreto di testimonianza profetica

Domenica 10 gennaio – Battesimo del Signore – presenta un passo del Vangelo di Luca:
 
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
 Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
 
Su questo passo del Vangelo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 “Nel Vangelo di Luca leggiamo che quando Gesù ricevette il battesimo era in preghiera: che bello e quanto è importante questa annotazione. Il battesimo che lo accomuna a noi peccatori e che permette di sperimentare l’amore di Dio che accoglie i suoi figli trova Gesù in dialogo con il Padre, ma poi si aggiunge che il cielo si aprì: così la discesa dello Spirito sotto forma di colomba raggiunge Gesù. Il cielo si aprì è un’annotazione importantissima. Il cielo chiuso sta a indicare la distanza, la separazione, l’attesa da parte dell’umanità intera del dono di Dio, ma ora si apre il cielo. Dio si mostra, viene incontro agli uomini, quando Gesù viene battezzato. Sembra un paradosso, perché questo battesimo di Gesù lo confonde tra i peccatori. È il suo discendere, nei nostri inferi, dove non c’è altro che situazioni oscure e di peccato. Gli inferi rappresentano proprio questa condizione umana di sofferenza perché schiacciati dal peso del peccato. Quando Gesù si abbassa non solo perché si è fatto uomo, ma perché prende la nostra umanità peccatrice e anche Lui si lascia battezzare da Giovanni al giordano, lì il cielo si apre.
È un segno forte anche per noi che siamo stati battezzati in Cristo, nella Sua morte e risurrezione. È un segno dell’amore di dio che ci è venuto a trovare lì dove eravamo. Peccatori, ci ha perdonato. Smarriti, ci ha riaccolto e abbracciati, ci ha ridato la vita. Ecco la misericordia del Padre che in Gesù ci viene donata. Ma questo ha un significato forte anche per la nostra missione di testimoni del Vangelo. Non potremo tacere e non aprire anche noi le porte della nostra vita – questo cielo che mostra la bellezza e la bontà di Dio – se non attraverso la condivisione delle situazioni di sofferenza e di povertà. Non dobbiamo avere paura di lasciarci sporcare, anzi andiamo incontro con fiducia, con coraggio, con discrezione a chi è nel bisogno, a chi è nella solitudine, a chi è nel buio. Si aprirà il cielo su questo nostro mondo così gravato da nubi pesanti attraverso gesti di bontà, scelte di condivisione coraggiosa, impegno concreto di testimonianza profetica. E così la pace che Cristo è venuto a portare non solo abiterà nei nostri cuori, ma, attraverso l’impegno coraggioso e coerente di tutti i battezzati nel mondo, potrà essere condivisa dall’intera famiglia umana.
 

Battesimo del Signore 10 gennaio 2016

Mons. Alfano: “Servono gesti di bontà, scelte di condivisione coraggiosa, impegno concreto di testimonianza profetica”

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Venerdì 8 gennaio 2016