“Lasciamo tutto e andiamo via… Per piantare altrove il seme evangelico!”

I La Mura: la prima famiglia della nostra Diocesi che lascia l’Italia per testimoniare oltreconfine il dono della fede. Incuriositi e affascinati dalla missione che li attende ad Avignone, li abbiamo esortati a condividere con noi la loro storia.
 
Antonio, sua moglie Nunzia e i figli Sara, Lorenzo, Mattia e Monica partono alla volta di Avignone per diffondere la parola di Dio. Li attende una full immersion nel progetto della Nuova Evangelizzazione ‘Missio ad Gentes’, l’iniziativa attraverso cui la Chiesa Cattolica porta nel mondo l’Annuncio del Vangelo. Si tratta del primo nucleo familiare della Diocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia che lascia l’Italia per intraprendere una missione finalizzata a testimoniare, in un’area scristianizzata della Terra, il dono della fede. E così Antonio & family si immergono tout court in questa avventura singolare. Li attende un ambiente secolarizzato, un contesto nel quale Gesù Cristo è sconosciuto, trascurato o rinnegato.
 
Dicono addio alla loro terra; la propria sicurezza; la dimora di una vita; l’attività lavorativa da cui hanno sempre tratto sostentamento; gli affetti; le amicizie. Salutano il primogenito Gerardo, ormai sposato, che continuerà a vivere in Italia con sua moglie Michela. Lasciano il noto per l’ignoto, sacrificando il portato irriducibile del loro passato in favore di un bene superiore. Perché l’intreccio tra fede e missione richiama una filosofia di vita dai nobili risvolti umanitari: chi accoglie in sé la relazione costitutiva con Cristo non può che comunicarla, veicolarla, trasmetterla, donarla agli altri. Il percorso di riscoperta del battesimo che la famiglia La Mura ha messo in piedi negli ultimi 23 anni, insieme ai fratelli delle parrocchie di S. Nicola a Mezzapietra e S. Eustachio a Privati, non si esaurisce in vicende individuali o in solitarie vette di spiritualità, bensì identifica l’annuncio e la testimonianza quali snodi cruciali, tappe fondamentali nel cammino della fede. Insomma questi nostri conterranei si fanno promotori del ‘FIDEI DONUM’: un dono che si riceve con gratitudine e si distribuisce con gratuità.
 
“In un mondo legato oltremodo ai beni terreni, alle ricchezze materiali, ai possedimenti, al lusso – ci spiegano i La Mura – noi rinunciamo a tutto ciò e abbandoniamo le nostre certezze per ripartire da zero in una zona scristianizzata della Francia. Abbiamo avvertito una chiamata vocazionale che ci spinge a testimoniare il Vangelo in segno di gratitudine verso l’opera ricevuta da Dio nel corso della nostra vita. Vogliamo che tutti possano aprirsi all’amore incondizionato del Signore, che ci ama così come siamo, con pregi e difetti. Vogliamo condividere il dono della fede con chi non l’ha mai conosciuto. Pertanto saremo al servizio dell’Arcidiocesi di Avignone, retta dal vescovo Jean-Pierre Marie Cattenoz”.
 
Nella testimonianza della fede, missionari da un lato, e comunità di invio dall’altro, possono reciprocamente sostenersi e nello stesso tempo assicurarsi che la ‘BUONA NOVELLA’ venga divulgata. “La vita – proseguono i coniugi La Mura – può rinascere in ognuno di noi! Siamo una famiglia che ha sempre testimoniato la parola di Dio, celebrandola e vivendola quotidianamente e trasmettendola innanzitutto ai nostri figli attraverso celebrazioni domenicali domestiche. Ma adesso è giunta l’ora di oltrepassare i limiti territoriali all’interno dei quali abbiamo agito finora per dirigerci, armati di semplicità, verso nuovi orizzonti da evangelizzare: in virtù del battesimo ricevuto siamo re, sacerdoti e profeti”.
 
‘Chi parte sa quello che lascia ma non sa che cosa trova’, è un adagio che non sembra intimorire i nostri concittadini che si apprestano ad emigrare in quel di Avignone. “Sappiamo solo che sul posto troveremo due famiglie spagnole e tre italiane, più un sacerdote di San Salvador. Ci sosterremo a vicenda. Per il resto non abbiamo cognizione di come porteremo avanti il processo d’integrazione. Cercheremo casa e lavoro”. – Antonio è un falegname che, oltre a lavorare in proprio per il sostentamento del suo nucleo familiare, ha già realizzato, dall’alto della sua longeva competenza nel settore della falegnameria, opere di volontariato in favore di seminari situati in Galilea, a Varsavia, a Strasburgo e a Copenaghen -.
 
Dei ragazzi solo Sara ha portato a termine gli studi, con la laurea conseguita in Scienze Erboristiche; il resto della prole frequenta ancora la scuola dell’obbligo. “I nostri figli – precisa Nunzia -, hanno avvertito anch’essi l’esigenza missionaria. E ci tengo a sottolineare che ciò è avvenuto con spontaneità e naturalezza: non abbiamo forzato nessuno! Lungi da noi! Basti pensare che Lorenzo e Mattia ogni Domenica celebrano, insieme a noi, le lodi domenicali, con tanto di chitarra al seguito! I nostri ragazzi sono nati e cresciuti nel sacro valore della cristianità, pertanto ci seguiranno in Francia con immenso piacere. E con altrettanta soddisfazione hanno vissuto con noi due momenti molto significativi in questi ultimi mesi: l’udienza a Roma del 1° febbraio, in cui Papa Francesco accolse le famiglie provenienti da tutto il mondo resesi disponibili per l’evangelizzazione; e poi la benedizione ricevuta il 1° maggio dal vescovo, Mons. Francesco Alfano”.
 
Dulcis in fundo abbiamo chiesto ai consorti quali reazioni ha suscitato in giro la scelta di fare armi e bagagli allo scopo di piantare altrove il seme evangelico. Di seguito la risposta: “Qualcuno ha osato definirci ‘pazzi’, d’altronde lo stesso San Francesco d’Assisi venne apostrofato in malo modo quando si spogliò delle pregiate vesti e rinunciò ai beni paterni; altri non hanno potuto o voluto comprendere la nostra decisione; c’è anche chi ha provato a ostacolarci; altri ancora si sono dispiaciuti; ma un grazie di cuore va a coloro che hanno fin da subito sostenuto la nostra causa (alcuni di essi sono lontani dalla Chiesa, eppure ci sono stati di grande aiuto). Ringraziamenti che giriamo altresì ai fratelli di comunità che, il giorno della festa di Santa Caterina da Siena, nella parrocchia di S. Nicola a Mezzapietra, hanno degnamente salutato la nostra partenza celebrando una gioiosa Eucaristia, presenziata da Don Antonio De Simone”.
 
Concludiamo con una massima di Charles de Foucauld: ‘Rallegriamoci di non possedere, ma di avere per poter donare’. Ebbene i La Mura approdano oltralpe perché la fede è un ‘dono da donare’.

 

di Catello CUOMO (StabiaChannel)