Martedì 20 maggio, nell’ex seminario diocesano di Scanzano a Castellammare di Stabia, si è tenuto l’ultimo incontro dell’aggiornamento degli insegnanti di religione sulla tutela dei minori: Fenomenologia dell’abuso. Ci ha accompagnato in quest’ultima riflessione Don Alfonso De Gregorio, presbitero diocesano e ricercatore in Psicologia dello sviluppo.
Era presente anche il nostro arcivescovo Monsignor Francesco Alfano, che inizialmente, partendo dal brano biblico (Gv 10,11-15), ci ha invitati ad essere attenti come i pastori e non come i mercenari, che non avendo cura di coloro che gli sono affidati, non donano speranza. L’allegoria di Gesù ci aiuta a riflettere su noi stessi e sulla nostra professionalità, che necessita di attenzione e accoglienza.
Negli incontri precedenti, accompagnati dalla dottoressa Angela Gaeta, abbiamo imparato a riconoscere i segnali che caratterizzano un minore abusato sessualmente. Don Alfonso ci conduce nella riflessione ad allargare lo sguardo: l’abuso non è solo quello sessuale, esistono anche l’abuso psicologico, quello spirituale e l’abuso tramite i social, che sono tutti altrettanto dannosi!
L’abuso psicologico è fatto di umiliazioni, di ironia crudele, di controllo, di isolamento, di manipolazioni, di silenzio punitivo, di sarcasmo velenoso, di ridicolizzazione sistematica. Se un adulto svalorizza ciò che fa un ragazzo, è un abuso! Innescare sensi di colpa e svalorizzare colui o colei che abbiamo di fronte, provoca un danno sul valore che il ragazzo o la persona dà a se stesso. Nascono ferite che si rischia di portare avanti di generazione in generazione. Bisogna essere attenti a non entrare in dinamiche svalutanti, perché spesso l’abusatore è inconsapevole dei danni che provoca. “Siamo qui per riflettere e generare generazioni più sane” ci dice don Alfonso. L’impatto delle parole di colui che ha potere è enorme nel mondo adolescenziale. Se capita di sbagliare, allora dobbiamo chiedere scusa, così da farci promotori di buone pratiche.
Spesso ci si abitua alle cattive pratiche e l’abusato crea un legame traumatico con l’abusatore! Naturalmente questo è un discorso che si allarga a tutti gli educatori. Ciò è strettamente legato anche ad un altro abuso: quello spirituale. In tal caso una delle tappe è la fascinazione, che provoca dipendenza e isolamento, al punto che spesso la persona non riesce a decidere nulla della sua vita senza il suo padre spirituale, la sua guida.
L’abusatore spirituale chiede obbedienza; inizia aiutando e finisce per dominare. L’egocentrico insicuro si nutre di consenso e cancella ogni voce contraria. Il narcisista perverso usa il carisma per controllare, spesso con secondi fini. Il contesto focalizza la figura del sacerdote o del catechista mentre il gruppo attorno al leader protegge e giustifica l’abuso. Non c’è confronto, il linguaggio è dualista, c’è l’uso di sensi di colpa come leva spirituale, un clima settario, pieno di vergogna.
Le vittime sono persone giovani, coloro che sono manipolabili, perché non si sono costruiti ancora i loro valori, ma anche coloro che sono abituati agli abusi, soggetti adulti che si trovano a vivere momenti di difficoltà.
Dopo la visione di un breve video tratto da due serie americane Euforia e Adolescens, l’attenzione viene rivolta al linguaggio dei nostri ragazzi, alla difficoltà di comprendere il mondo adolescenziale ed a tutti i pericoli che l’uso del cellulare in giovanissima età espone. Sono infatti a portata di mano contenuti, personaggi, materiale pornografico che possono sviluppare nei ragazzi comportamenti sessuali a rischio, privi di rispetto ed empatia. Per questo bisogna osservare, ascoltare, anche il silenzio, e accompagnare verso un’età adulta in cui si è consapevoli di se stessi e degli alti.
Come hanno concluso il nostro arcivescovo e la nostra responsabile, la prof.ssa Laura Martone, il mondo dei giovani bisogna viverlo standoci dentro e soprattutto amarlo.
Giuseppina Cautiero e Maria Esposito
