“Il bene va raccontato bene”. Con queste parole è nato il progetto “Shine to Share”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con l’obiettivo di formare giovani creatori di contenuti digitali capaci di raccontare, attraverso i nuovi linguaggi della comunicazione, la bellezza e il bene della Chiesa.
Quando ho deciso di partecipare al contest iniziale, ho raccontato la mia esperienza di fede con un video. Non immaginavo che quella scelta mi avrebbe portato così lontano: sono stata selezionata, insieme ad altri 100 giovani provenienti da tutta Italia, per prendere parte a un corso di formazione per Digital Content Creator. Da subito ho capito che non si sarebbe trattato solo di acquisire competenze tecniche, ma di vivere un vero percorso di crescita personale e spirituale, un cammino pastorale che ha arricchito profondamente la mia fede.
La prima tappa del corso si è svolta a Seveso, presso il Centro Ambrosiano di Documentazione e Studi Religiosi. Lì ho preso parte a workshop su liturgia, catechesi e carità, ho partecipato a conferenze con i direttori di TV2000, Avvenire e dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali e ho visitato alcune delle opere finanziate dall’8×1000. In quei giorni ho sperimentato la bellezza di sentirmi parte di un corpo grande, vivo, che è la Chiesa, e ho compreso quanto sia importante “raccontare bene” la grazia che ogni giorno ci raggiunge, anche nei contesti più semplici delle nostre comunità parrocchiali. Ho sentito forte il desiderio di condividere questa grazia: non può essere trattenuta, deve circolare. E oggi, grazie agli strumenti digitali, abbiamo mezzi potenti per farlo.
Con grande sorpresa, la seconda parte del corso ci ha portato a Roma, dove siamo stati protagonisti del Giubileo dei Digitali Missionari e degli Influencer Cattolici. Sono stati giorni intensi, culminati nel momento in cui, nella Basilica di San Pietro, abbiamo ricevuto il messaggio di saluto di Papa Leone XIV. Le sue parole sono state un invito a continuare la nostra missione di evangelizzazione e a “riparare le reti” – non solo quelle digitali, ma anche quelle relazionali – diventando legami vivi e costruttori di unità nelle nostre comunità.
A Roma ho visto 75 realtà provenienti da 75 Paesi diversi: culture, lingue, tradizioni differenti, ma un’unica fede che, nonostante le diversità, riusciva a esprimersi in una sola voce, una preghiera di lode che saliva all’unisono.
Sento che siamo chiamati a costruire ponti di amore, a essere mediatori della misericordia di Dio e testimoni di speranza. La gioia più grande è sapere che il Signore affida questa missione preziosa proprio a noi giovani, al volto nuovo e vitale della Chiesa.
Ringrazio di cuore la mia comunità, che mi ha accompagnata con la preghiera, chi mi ha incoraggiata a mettermi in gioco e soprattutto don Salvatore, che con la sua dedizione si prende cura dei suoi giovani, spronandoci a sognare sempre più in grande e accompagnandoci in ogni tappa del nostro cammino.
a cura di Anna Cuomo




