Stiamo per iniziare un nuovo anno scolastico, pastorale e comunitario e come ogni inizio porta con sé la freschezza di nuove opportunità, e la responsabilità di affrontare sfide sempre più complesse, per questo sento il desiderio di offrire questo articolo come contributo di riflessione e di stimolo per tutte le istituzioni educative. È in momenti come questi, in cui le comunità si preparano a ripartire con rinnovato slancio, diventa più urgente richiamare l’attenzione sulla grande responsabilità educativa che ci accomuna, perché nessuna famiglia, nessuna scuola e nessuna comunità ecclesiale può affrontare da sola il compito di formare le nuove generazioni. Solo insieme, con fiducia e collaborazione, possiamo dare vita a percorsi capaci di unire, sostenere e orientare i giovani verso una crescita completa e armoniosa.
Nella società contemporanea, attraversata da rapidi mutamenti culturali, tecnologici ed economici, il tema dell’educazione appare sempre più centrale e urgente, poiché senza una solida base educativa nessuna comunità umana può crescere in modo equilibrato e responsabile. L’educazione, infatti, non riguarda soltanto l’acquisizione di nozioni o di competenze professionali, ma tocca la formazione integrale della persona, la sua capacità di vivere relazioni autentiche, di assumere responsabilità verso sé stessi e verso la collettività, di aprirsi alla trascendenza e di prendersi cura della casa comune.
Se ci si sofferma a riflettere sul ruolo della famiglia, si comprende immediatamente come essa rappresenti il primo luogo educativo, poiché è in essa che il bambino fa le sue prime esperienze di amore, di fiducia, di dialogo e di reciprocità. La famiglia, nonostante le difficoltà che incontra a causa delle trasformazioni sociali, resta la cellula fondamentale in cui si apprendono le regole della convivenza, la responsabilità verso l’altro e il rispetto delle differenze. Una società che dimentica la centralità della famiglia nel processo educativo rischia di indebolire le basi stesse su cui si costruisce la cittadinanza e la vita comune.
Accanto alla famiglia si colloca la scuola, che non può essere considerata solo come un’istituzione destinata a trasmettere conoscenze o a preparare al mondo del lavoro, perché essa ha anche il compito di formare cittadini consapevoli, critici e responsabili. La scuola deve essere un luogo di incontro, di confronto e di crescita personale, in cui l’educazione non si riduca alla dimensione tecnica, ma si apra all’etica, alla socialità e alla ricerca del bene comune. Proprio per questo essa non può lavorare da sola, ma ha bisogno di dialogare con la famiglia, con la chiesa e con le altre agenzie educative, affinché l’educazione non diventi un compito frammentario, ma un percorso condiviso.
La chiesa, dal canto suo, nonostante il processo di secolarizzazione e le difficoltà di dialogo con il mondo contemporaneo, continua ad avere un ruolo decisivo nel campo educativo, perché custodisce e trasmette un patrimonio di valori spirituali, morali e comunitari che possono illuminare e orientare il cammino delle persone. Essa, infatti, non si limita a proporre un insegnamento religioso, ma promuove esperienze di solidarietà, di servizio, di condivisione e di impegno civile che completano la formazione integrale della persona, di conseguenza è chiamata, oggi più che mai, a essere un punto di riferimento, non dall’alto di una cattedra, ma con la vicinanza e la testimonianza concreta di comunità che sanno accompagnare con amore e pazienza.
Per rilanciare i cardini di una vera educazione è necessario che questi tre attori principali smettano di camminare parallelamente, spesso ignorandosi o addirittura ostacolandosi, e comincino a costruire alleanze fondate sulla fiducia reciproca, sul dialogo aperto e sulla corresponsabilità. La famiglia deve sentirsi sostenuta dalla scuola e dalla chiesa, la scuola deve valorizzare il ruolo educativo della famiglia e non sostituirsi ad essa, e la chiesa deve porsi non come autorità distante, ma come comunità capace di mettersi accanto a genitori e insegnanti per accompagnare insieme i giovani.
Tuttavia, la ricostruzione di queste alleanze non è un compito facile, perché richiede impegno, pazienza e capacità di superare incomprensioni e pregiudizi. Spesso la famiglia tende a delegare alla scuola la responsabilità educativa, la scuola talvolta considera la famiglia come un ostacolo alla propria missione, e la chiesa rischia di apparire come un’istituzione distante dalle esigenze concrete dei giovani. Per superare tali difficoltà occorre instaurare percorsi di collaborazione continua, che non si limitino a incontri occasionali o a iniziative formali, ma che diventino parte di una progettualità condivisa, alimentata dal dialogo costante e dall’ascolto reciproco.
Alla luce di queste considerazioni, appare chiaro che la ricostruzione delle alleanze educative non ha come unico obiettivo la crescita personale dei singoli individui, ma si orienta anche alla costruzione della “casa comune”, ossia a quel mondo solidale, equo e sostenibile di cui abbiamo urgente bisogno. Educare significa anche trasmettere il senso del limite, il rispetto per l’ambiente, la cura delle relazioni sociali, l’impegno per la giustizia e la pace. Se famiglia, scuola e chiesa riescono a collaborare in questa direzione, allora l’educazione non sarà più soltanto la preparazione a un mestiere o a una carriera, ma diventerà un cammino di umanizzazione, capace di costruire comunità vive e responsabili.
In conclusione, la sfida educativa del nostro tempo non può essere affrontata in modo individualistico o frammentario, ma richiede la ricostruzione di solide alleanze tra famiglia, scuola e chiesa, affinché i giovani possano ricevere un’educazione autentica, capace di coniugare sapere e valori, libertà e responsabilità, individualità e comunità. Solo attraverso questa collaborazione sarà possibile rilanciare i cardini di una vera educazione per costruire insieme la “casa comune”, cioè un mondo che sia davvero a misura d’uomo e capace di custodire le generazioni future.
don Raffaele D’Antuono sacerdote e psicologo clinico
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