28-29-30 LUGLIO 2023 in Santa Lucia di Serino (AV)

AC: Campo Adulti diocesano

Prendersi cura passando alla riva dell’Altro

In un tempo di nuovi cambiamenti, oscillante tra il coraggio di rinnovare forti responsabilità (con lo sguardo rivolto al cammino che ci condurrà all’ Assemblea Nazionale del 2024) e la capacità di fare discernimento (con l’animo proteso al passaggio dalla “fase narrativa” alla “fase sapienziale” del Cammino sinodale della Chiesa Universale), un gruppo di adulti – provenienti da varie parrocchie – hanno partecipato al Campo diocesano di Azione Cattolica, presso la casa delle suore francescane missionarie , in località S. Lucia di Serino (AV), al fine di (ri)scoprire il senso profondo del “PRENDERSI CURA”, come dimensione che caratterizza i nostri gesti volti a considerare gli altri come “esseri speciali”, secondo quanto sottolinea anche la nota canzone “La Cura” di Battiato.

Il percorso-programma del campo, scaturito dall’ultima consegna degli Orientamenti triennali associativi, avente come riferimento l’icona biblica di Mc 5, 21-43 e il verbo “Prendersi cura”, è stato declinato secondo quattro direzioni: di sé, dell’altro, dell’Associazione, del domani, seguendo il solco tracciato dal “ Passare all’altra riva” , ed evocando un desiderio di incontrarsi e di ridurre le distanze, per recuperare la gioia di vivere, sull’esempio della duplice guarigione (che profuma di resurrezione) della dodicenne figlia di Giairo e della donna emorroissa, in un provvidenziale alternarsi di “toccare” ed “essere toccato”, che svela il modo in cui Gesù si prende cura della relazione di fede, riconoscendola e rinnovandola.

Durante i giorni del Campo, le quattro direzioni intraprese ci hanno condotto ad esiti che trasudano costanza e perseveranza nel servizio, in quanto:

“PRENDERSI CURA DI SÉ” è possibile nel momento in cui, attraverso la spiritualità di Carlo Carretto, riusciamo a fare “deserto” nella città, una città che ci inquieta, ci fa mancare di unità. Ma proprio qui è opportuno “scegliere la vita”, come hanno fatto i protagonisti della pagina del Vangelo di Marco che, spinti dalla forza della loro fede, pare abbiano voluto rispondere alla domanda che, provocatoriamente, ci ha posto S.E. Mons. Arturo Aiello: “…Tu da che parte stai? Dalla parte della vita o della morte?…” Nostro ospite venerdì 28, egli ci ha ribadito che l’unico “comando” dato da Gesù ai suoi discepoli (che siamo tutti noi) è, appunto, il comando di vivere;

“PRENDERSI CURA DELL’ALTRO” è possibile solo creando relazioni, perché, <<non esiste cura senza relazione e non esiste relazione che non sia connotata dalla cura dell’altro>> (S.Giuseppe Moscati), pur consapevoli che,come evidenzia S.E. Mons. Domenico Battaglia, per curare realmente occorre una relazione “…fatta soprattutto di passione, amore e vocazione…” E questo noi lo abbiamo potuto constatare attraverso l’accoglienza a dir poco straordinaria riservataci dal sindaco di S. Lucia di Serino, il capitano dei vigili , il parroco don Emanuele e coloro che ci hanno accompagnati a visitare la casa natale di “ don Peppiniello”,ossia san Giuseppe Moscati, così affettuosamente chiamato dagli abitanti del luogo.

“PRENDERSI CURA DELL’ASSOCIAZIONE” è stato il leit motiv di sabato 29, volto a farci riflettere sulla necessità di costruire ponti fra generazioni; essere comunità viva per rappresentare, nei luoghi di vita, il Vangelo incarnato, innanzitutto rinnovando la necessità di coltivare la spiritualità laicale di tutti, dai bambini agli adulti; contribuire ad educare i giovani alla costruzione di città sempre più aperte ed inclusive; suscitare in loro, con l’esempio di una vita adulta vocata al servizio, il desiderio di far parte ed essere protagonisti della vita politica, come già auspicava Vittorio Bachelet, quando definiva i giovani del suo tempo: “…gente disincantata, che non crede

nel Paradiso in terra, ma che sa che vale la pena di fare ogni sforzo per rendere il mondo migliore anche di un po’…” (estratto da “Scritti Civili”). È quanto emerso dall’ illuminante relazione di Giovanna Accomando ( già cons. nazionale ACR e delegata regione Campania), la quale ci ha ricordato lo stile dell’AC: quello del servizio e dell’anonimato, quello di un’Ac che non vive per se stessa , ma è se stessa quando si pone a servizio intelligente della parrocchia in cui vive, perché l’esperienza di fede in Associazione richiede una risposta individuale, che però si realizza all’interno di una comunità parrocchiale. In parrocchia infatti “ci si prende cura”, si vive la corresponsabilità, si cercano occasioni di dialogo tra adulti e giovani….In una chiesa sinodale, insomma, si riscrive ogni giorno il vero volto dell’Ac, su cui si legge chiaramente la risposta ad una vocazione.

Alla luce di ciò non va dimenticata la testimonianza di chi ci ha preceduti! Di chi, anche nella persecuzione ha saputo custodire la fede nel nascondimento, ma senza recinti. Emozionante è stata la visita allo “ Specus martyrum” , presso la parrocchia di S. Ippolisto ad Atripalda, accolti da don Luca Monti.

“PRENDERSI CURA DEL DOMANI” ha richiamato il nostro senso di responsabilità l’ultimo giorno, la domenica, in cui ci siamo interrogati sul futuro dell’Associazione in qualità di adulti motivati dalla volontà del cambiamento, nelle dimensioni della profezia e del discernimento. La concretezza e la significatività della giornata si sono realizzate mediante il dialogo con il nostro Arcivescovo che ci ha ricordato di non affidarci solo a “ buoni propositi”, ma di essere in cammino con un continuo esercizio che coinvolge tutti, ma proprio tutti e non la maggioranza, poiché – avendo tante individualità- è necessario diventare “ sentinella” per crescere come comunità ecclesiale, passare dalle parole alla testimonianza, costituendoci “piccolo gregge” che si aiuta a vicenda nel riscoprire la diocesanità, spesso punto debole delle nostre azioni.

È dunque tempo di essere voce di una A.C. che “…intende realizzare, nella vita associativa, un segno dell’unità della Chiesa in Cristo…” (Statuto A.C.I., art. 4).

È tempo di esercitare la sinodalità, perché” proprio questo ,dice Mons. Gualtiero Sigismondi, è “il mestiere” dell’AC…” : essere capace di discernimento, che , attraverso confronti spesso scomodi, coglie la direzione da seguire e scorge l’affacciarsi dello Spirito Santo sul corso degli avvenimenti quotidiani. Un discernimento che diventerà “operativo” soltanto se sarà ispirato dallo stile del Maestro, come le Linee guida della CEI per la fase sapienziale del cammino sinodale delle chiese in Italia ci rammentano.

La celebrazione eucaristica di fine mattinata ci ha invitati “all’altare del sacrificio”, da cui, come afferma Bachelet, “ l’Azione Cattolica può trarre il suo slancio missionario, in quanto l’Eucarestia comunica e alimenta la carità verso Dio e verso gli uomini”.

La consegna ai presenti di un barattolino di miele – simbolo di attenzione, cura, operosità e determinazione – e la preghiera dell’Adsumus Sancte Spiritus, attribuita ad Isidoro di Siviglia , hanno concluso il nostro itinerario.

Se è vero che “…siamo tenuti a camminare secondo lo Spirito…” (Gal 5, 16-25), facciamo nostra e mettiamo in pratica la forte sollecitazione che ci ha consegnato il nostro Vescovo don Franco: “… Ci serve crescere come comunità che sappia ascoltare, condividere, partecipare e fare proposte concrete: è tempo di passare non dalle parole ai fatti ma DALLA PAROLA ALLA TESTIMONIANZA per rinnovare l’impegno missionario…”.

Il passaggio alla riva dell’altro avverrà, in tal modo, senza pericoli e senza insuccessi!

Anna Maria e Pasquale, Vicepresidenti