Aggiornamento del Clero

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Dal 25 al 27 giugno si è tenuto, presso le suore Compassioniste a Scanzano, l’aggiornamento clero. Sono intervenuti Andrea Grillo e monsignor Renato De Zan, entrambi docenti presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma e presso l’Istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina di Padova.
 
Mercoledì 25 giugno Andrea Grillo ha trattato il tema “La liturgia e la parola, nella tradizione riletta da Evangelii Gaudium”, da due punti di vista: “Una rilettura ‘prospettica’ e ‘sapienziale’ della tradizione liturgica” e “Per la liturgia la Scrittura non è solo un contenuto, ma una ‘forma’”.
Giovedì 26 giugno monsignor Renato De Zan  ha parlato di due questioni: “I molteplici tesori dell’unica Parola: la lettura liturgica della Bibbia” ed “E se all’omelia la gente potesse obiettare? Dalle letture all’omelia”.
Venerdì 27 giugno, nella solennità del Sacro Cuore, Giornata di Santificazione, dopo la celebrazione dell’Ora Media, c’è stata un meditazione dell’arcivescovo, mons. Francesco Alfano, un tempo di silenzio e riflessione e l’Adorazione eucaristica.
 
Nella prima relazione Grillo ha focalizzato l’attenzione sull’anniversario del Concilio Vaticano II, sulla celebrazione liturgica dopo il Concilio stesso, sull’iniziazione dei bambini, sulle caratteristiche della pastorale missionaria in rapporto alla celebrazione liturgica.
Innanzitutto, il relatore ha messo in luce sulla necessità di tornare a “una ricchezza di rapporto con la  Parola”. Da questo “rapporto” dipende “la nostra capacità oggi di essere testimoni del Vangelo, del discepolato, dell’annuncio della misericordia, dell’amore agli uomini”. Il relatore ha poi fatto notare le differenze di formazione degli ultimi due Papi: Benedetto XVI e Francesco, che pur avendo solo nove anni di differenza, presentano delle differenze. Il primo ha ricevuto la sua formazione negli anni 40-50 e poi ha vissuto tutta la stagione del Concilio, anche se non era un padre conciliare e lo ha vissuto come esterno, ma comunque si è sentito in qualche modo responsabile del Concilio; il secondo è di un’altra generazione, è stato formato nello spirito conciliare. Il suo modo di parlare e di muoversi indica che è figlio del Concilio. Per Grillo, “Evangelii Gaudium” è “il tipico frutto di un Papa figlio del Concilio”.
Poi il relatore ha spiegato che il “rito” è “un linguaggio comune a tutti i battezzati” e che “partecipare ai riti è entrare nell’unica azione liturgica, sebbene a diverso titolo”. Ma la partecipazione attiva richiede un cambio di mentalità.
Nel rito cristiano, ha osservato Grillo, “lo spazio, il tempo, la musica, la parola, il silenzio, il gesto sono tutte forme di esperienza del mistero pasquale, luoghi preziosi di mediazione umana, cristiana, sacramentale”. È importante “iniziare i bambini al radunarsi, all’ascolto comune, al professare la fede, al pregare per tutti, al portare doni, al pregare sui doni, a far memoria degli eventi, al condividere i doni, al congedarsi e all’essere inviati”, nel contesto di una “pastorale in uscita”.
 
Nella seconda relazione Grillo ha sottolineato l’importanza di “ascoltare religiosamente la Parola” per un “ascolto non solo mentale, ma corporeo e integrale”, mettendosi “a disposizione della Parola”. Inoltre, dire che la Parola è una “forma di vita” cristiana significa ripensar il termine “forma”, intesa come “la visibilità dell’invisibile”, “contingenza di grazia”, “equilibrio di dicibile e indicibile”. Da ciò deriva anche che il ministro è un “uomo libero di buone parole”: “Può dare ascolto alla Parola fondamentale, può vivere il primato del tempo donato, vive potere, denaro e relazione in modo aperto, contesta la paura e la diffidenza con il coraggio e la fiducia”.
 
Nella seconda giornata, monsignor De Zan ha evidenziato che “i molteplici tesori dell’unica Parola di Dio si manifestano mirabilmente nella varie celebrazioni, come anche nelle diverse assemblee di fedeli che ad esse partecipano, sia quando si rievoca nel suo ciclo annuale il mistero di Cristo, sia quando si celebrano i sacramenti e i sacramentali della chiesa, sia quando i singoli fedeli rispondono all’intima azione dello Spirito Santo”. Allora, ha sottolineato il relatore, “la stessa celebrazione liturgica, che poggia fondamentalmente sulla Parola di Dio e da essa prende forza, diventa un nuovo evento e arricchisce la parola stessa di una nuova efficace interpretazione”. In questo modo “la Chiesa segue fedelmente nella liturgia quel modo di leggere e di interpretare le Sacre Scritture a cui ricorse Cristo stesso, che a partire dall’oggi del suo evento esorta a scrutare tutte le Scritture”.
 
Nella seconda relazione monsignor De Zan ha spiegato che “l’omelia è parte integrante dell’azione liturgica. Con l’omelia il ministro annuncia, spiega e loda il mistero cristiano che si celebra, perché i fedeli lo accolgano intimamente nella loro vita e, a loro volta, si dispongano a testimoniarlo nel mondo”. L’omelia, ha ricordato il relatore, “deriva i suoi temi e i suoi motivi soprattutto dalla sacra Scrittura e dai testi liturgici della messa o del sacramento che si celebra”. Nel corso dell’anno liturgico “l’omelia illustra i misteri della fede e le norme della vita cristiana, riferendoli sempre alla Pasqua di Cristo”. L’omelia è “l’esposizione semplice e pertinente, che cala nell’esistenzialità dell’assembla le multiformi ricchezze del ministero di Cristo e del rito sacro in atto”. In effetti, con l’omelia si aiutano i fedeli “a intendere e gustare la Sacra Scrittura” e si alimenta “la fede dei presenti” e li prepara a “una fruttuosa comunione”, esortandoli ad assumersi “impegni di vita cristiana”.
 

 

di Gigliola ALFARO