Andare Lontano

Orientamenti Pastorali Diocesani: Incontro di formazione per gli operatori della Zona 4

L’incontro che si è svolto il 4 febbraio presso l’auditorium dell’istituto “don L. Milani” e che ha coinvolto gli operatori pastorali della zona 4 è stata una arricchente occasione, non solo di confronto, ma anche di incontro tangibile con la Parola che si fa spazio nella nostra quotidianità, e nella fattispecie, nel momento storico che sta vivendo la nostra Arcidiocesi, addentrata sempre più e sempre meglio nel tessuto umano del nostro territorio.

Il professor Luigi Santopaolo, che in questa occasione ha spezzato per noi la Parola, ci ha posto davanti ad una serie di spunti che ci hanno offerto la possibilità di interrogarci. Cercare di sintetizzare sarebbe riduttivo, ma può tornare utile ripercorrere alcune tappe salienti della sua catechesi per fissare meglio nella memoria e nel cuore delle sfumature essenziali e che si trovano proprio alla base dell’essere cristiani.

Può esistere una Chiesa senza Vangelo? C’è stato un tempo in cui la trasmissione della fede avveniva solo oralmente attraverso il racconto degli apostoli, i testimoni oculari. Il primo spunto è proprio questo: potrebbe esistere anche una chiesa senza Vangelo, ma non può esistere una chiesa senza testimoni, e non ci sono testimoni senza una comunità. Nessuno è testimone in virtù di sé stesso, per la propria bravura, o perché lo sente. Un testimone è tale perché parte di una comunità, attraverso la comunità che gli faccia sperimentare l’amore di Dio: la testimonianza più autentica è quella di una comunità che si vuole bene.

Non esiste niente di profano nel mondo. Tutto è stato santificato, non c’è più distinzione tra sacro e profano, tra dentro e fuori, tra vicini e lontani. È l’uso che facciamo delle cose a renderle profane o sacre, una benedizione o una maledizione. Anche il futuro è stato santificato dall’opera di salvezza del Signore Gesù, non è più profano, impuro, a meno che le nostre azioni oggi non lo rendano tale. Allo stesso modo anche il nostro passato è stato santificato: il nostro passato – per quanto parte integrante della nostra vita – non determina il nostro oggi.

La salvezza non è legata alla professione di fede. Pietro dice “mi sto rendendo conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”, la salvezza è legata alla pratica della giustizia (Mt 25). Verrebbe da chiedersi ma allora che ci guadagno ad essere Cristiano? La domanda è sbagliata in origine, perché è una domanda utilitaristica. Dobbiamo scambiare il criterio dell’utile con il criterio della rivelazione, cosa Dio ci dice rispetto ai cristiani? Sono cristiano non perché mi conviene ma perché posso pregustare già qui su questa terra un anticipo di cielo, e questo diviene per me motivo di responsabilità perché ho visto e ho sperimentato e devo reciprocare con la testimonianza di ciò che ho toccato con mano.

Dio è sempre fedele, anche davanti alla infedeltà dell’uomo. La fedeltà dell’uomo a Dio è la sua capacità di restare nel bene, sempre, soprattutto nel conflitto. Anche nella Chiesa antica c’era conflitto, basti pensare alle tensioni tra Pietro e Paolo, ad esempio: nonostante le diversità che originavano i conflitti, sono stati capaci di restare fedeli nel bene e nella comunione ecclesiale.

Grati della profondità e allo stesso tempo per la semplicità con la quale il prof. Santopaolo ci ha accompagnati dentro questo sguardo aperto sulla Parola, affidiamo al Signore il lavoro di conversione di ciascun operatore pastorale affinchè sia possibile allacciare l’esperienza dell’amore cristiano ai luoghi della nostra esistenza quotidiana, per proseguire il cammino con la consapevolezza che chi cammina da solo va veloce, ma chi cammina insieme va lontano.

                                                                                                          Gli operatori pastorali di Lettere