Assemblea CEI: Dal Diario di don Franco 24 maggio 2017

 Roma, Collegio Capranica 24 maggio 2017 Ore 22.30
 
Anche quest’anno i gruppi di studio si sono rivelati il momento più interessante e costruttivo dell’assemblea. L’argomento era senza dubbio accattivante e ci riguardava tutti da vicino: in ascolto dei giovani! Abbiamo supplito alla loro assenza con una testimonianza scritta di una loro coetanea, di 28 anni, che raccontava la sua esperienza di fede “”a intermittenza” e poneva questioni serie al mondo degli adulti ai quali indirettamente si rivolgeva. Il confronto era finalizzato all’individuazione di proposte operative da presentare come prioritarie nella pastorale ordinaria delle nostre comunità. Domani mattina, prima delle conclusioni, sentiremo cosa è emerso da tutti i laboratori. Se il confronto è sempre arricchente e pieno di stimoli, a causa di esperienze diverse e di approcci molto variegati, io ritengo di essere capitato questa volta in un gruppo veramente straordinario. I contributi offerti nascevano tutti da esperienze dirette da parte di noi vescovi e anche degli altri partecipanti: sacerdoti, religiose e laici. Gli approcci, molto diversi tra di loro, hanno offerto chiavi di lettura che ritengo interessantissime e a volte persino nuove, almeno per me che se da una parte posso offrire il mio contributo per una lunga esperienza nel mondo giovanile dall’altra non sono certo un esperto con particolari competenze tecniche.
 
Spero proprio che il cammino verso il Sinodo sui giovani metta in moto anche nella nostra Chiesa diocesana questo movimento di ricerca e di ascolto reciproco. In parte è già avviato, ma si tratterà di coinvolgere tutti i giovani, proprio tutti. So bene che non è un’impresa affatto facile. Ma è quanto lo Spirito ci chiede, in una stagione come la nostra che esige una speciale attenzione alle nuove generazioni per le sfide che hanno davanti. Quali proposte possono essere fatte per venire incontro al loro desiderio di vivere la loro umanità e non di sciuparla, come purtroppo corrono il rischio in tanti? Come parlare loro di Cristo, senza ignorare le difficoltà che incontrano nella loro concreta situazione di giovani a cui è stato rubato il futuro? E che dire del loro linguaggio, così diverso da quello tradizionale ma indispensabile veicolo di comunicazione, anzi molto di più “soglia” che permette di entrare in un mondo che noi adulti ci ostiniamo a chiamare virtuale ma che per loro è l’unico che conoscono come reale?
 
Le domande sono tantissime, una più suggestiva dell’altra. Non attendono subito una risposta, ma una presa in considerazione da parte delle nostre comunità e più specificamente da parte dei loro responsabili, laici e preti. È il nostro compito educativo che lo richiede. Ancor più, l’amore che nutriamo per tutti i giovani e che ci spinge a stare loro accanto nella nostra irriducibile e preziosa diversità! Insieme possiamo andare alla ricerca dei segni dello Spirito, che parla al cuore di ognuno è apre il mondo anche di questi nostri fratelli e sorelle più giovani alla novità del Regno che Gesù risorto ha inaugurato con la sua morte in croce.