Calabria: vacanza seminaristi 2016

“I Genitori possono donare ai figli solo due cose: le radici e le ali.”
(Proverbio del Québec)
 
Settembre, andiamo. E’ tempo di “ricominciare”.
E’ così, parafrasando i celebri versi del D’Annunzio, che si descrive lo stato d’animo di molti, quando settembre arriva portando in dote le prime frescure serali e le ultime giornate al mare, mettendo alle spalle dei più giovani zaini di sogni e fatiche di nuovo pieni dopo le vacanze estive, e nei più grandi la sensazione nostalgica di un altro anno andato, un settembre che inaugura nuove stagioni (non solo calcistiche), nuovi cicli.
E allora chi parte per altre destinazioni, si ritrova nel tempo dei bilanci, delle decisioni forti, dei saluti. C’è da decidere cosa portare nella valigia prima di un viaggio. Ed è così anche per noi seminaristi, abituati ormai a partire, ad essere migranti per il Vangelo, chiamati a lasciare tutto alle spalle per seguire Gesù, provando ad incarnare lo spirito di missionarietà a cui Lui ci chiama.
E dunque proprio come in una metafora calcistica, importante è per noi fare squadra, ritirarci prima che la stagione riparta, per allenare lo spirito e condividere sé stessi senza le distrazioni del tempo estivo. Occasione che abbiamo colto noi tutti seminaristi, accompagnati dal nostro responsabile don Marino e da Mons. Alfano, pastore della nostra Chiesa, addentrandoci nel sud più profondo e nelle figure di santità che ne hanno caratterizzato la storia. Un sud di cui siamo figli ed eredi, portatore generoso di un sole che vuole scaldare anche le periferie più nascoste dell’essere umano. Padula, Cosenza, San Giovanni in Fiore, Paola, Maratea, sono state le tappe del nostro “Grand Tour” tra il Tirreno e la Sila, che ci ha permesso di confrontarci con giganti della fede come Gioacchino da Fiore e San Francesco di Paola. In particolare queste due figure fondamentali, oggetti di grande devozione da parte della Calabria tutta, ci hanno aiutato ad immergerci nel sentire religioso popolare di quella terra, e hanno comunicato a noi giovani in cammino, una vocazione fondamentale per noi e per la Chiesa di oggi, e cioè la ricerca dell’essenziale attraverso la preghiera e l’esercizio instancabile della carità, segni di un Dio che si fa trovare da chi Lo cerca, in particolare nei fratelli. Nostri antenati in Cristo, che ci hanno lasciato in eredità radici e ali, esempi concreti di carità e di preghiera.
Confronto interessante è stato anche quello con la realtà diocesana della Chiesa cosentina, attraverso la conoscenza del suo pastore, di alcuni suoi giovani sacerdoti e diaconi, e delle opere d’arte custodite nelle sue chiese e nel museo diocesano.
Lungo la strada del ritorno il Cristo Redentore di Maratea, sospeso sul monte, a guardare il mare “nostrum” è sembrato voler riassumere la nostra condizione di sognatori sospesi, pieni di vertigini e paure di cadere, ma anche pieni di voglia di volare come canta Jovanotti. La speranza è sempre quella di non perdere il Suo sguardo, di trovare sempre posto sicuro tra le sue braccia spalancate, riuscendo a guardare alla terra per trovare la propria missione tra gli altri, al cielo per trovare le porte del Regno di Dio.  Ancora una volta radici e ali, anche perché sembrano proprio ali le braccia del Cristo di Maratea.
La nostra preghiera comune è che il Signore ci “faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti” (1 Ts 3,12), ed è proprio cercando di vivere queste parole di Paolo che abbiamo affrontato questa esperienza insieme, e contiamo di viverne altre, cercando di essere sempre più fratelli in Cristo, sempre più nell’amore per Gesù e la sua Chiesa. 
 
di Giacomo Savarese
 
 

“Pure le vacanze!?”

 …esclamano di solito quelli che, dopo la raffica ininterrotta di camposcuola, vedono i seminaristi partire ancora un’ altra volta .
Non si può certo dargli torto, ma bisogna sfatare il mito che quella con vescovo sia solo una gita di piacere. Certo, lo svago non ci è mancato: da Cosenza, la nostra “base”, ci siamo spostati ogni giorno in luogo diverso, visitando così Padula, la Sila, Paola, Maratea.
Questa vacanza estiva però ha alcuni significati impliciti per i seminaristi.
Innanzitutto diventa l’occasione per stare insieme fra di noi in un contesto più rilassato del seminario; inoltre è il momento in cui il vescovo può vivere la sua paternità stringendo maggiormente i rapporti con ciascuno di noi.
Infine, da un po’ di tempo a questa parte, la vacanza di settembre annuncia il nuovo anno pastorale, e con esso anche i cambiamenti di destinazione di noi seminaristi, quindi la aspettiamo provando un misto di eccitazione e preoccupazione.
Facendo quindi un bilancio, forse non si tratta di una “necessità” dal punto di vista pastorale, ma di certo è un’ esperienza positiva perché ci dà l’ occasione di ritrovarci per condividere del tempo assieme, fare sintesi dell’ anno passato e prepararci a progettare quello a venire.
 
di Tommaso Morra