Ordo Virginum

Celebrare il Mistero

Continua il ciclo di incontri di formazione dedicati alla lettura e allo studio del Rito della Consacrazione delle Vergini, tenuto da Serenella Del Cinque, una nostra sorella vergine consacrata della Diocesi di Roma.

Dopo la presentazione storico-generale di questa forma di consacrazione (Alberi, 3/10/20 www.diocesisorrentocmare.it/dio-ci-attende-alle-radici/), facciamo qui sintesi del secondo incontro (video conferenza, 19/12/20) che ci ha condotti ad un livello più profondo di questo dono di Dio alla Chiesa, che è l’Ordo virginum… in attesa di vivere i prossimi due appuntamenti (13/02/21 e 13/3/21) in cui Serenella presenterà la seconda parte della Celebrazione e ci aiuterà ad entrare nel cuore del Rito attraverso la Preghiera di Consacrazione.

Dimensione anamnetica ed epicletica del rito

Con il Rito di consacrazione facciamo memoria dell’Amore sponsale di Cristo per l’umanità, l’unione del Figlio di Dio con la natura umana, che costituisce la condizione storico salvifica per l’umanità e inaugura un nuovo modo di essere: la verginità per il regno dei cieli.

Di questo Amore il rito fa memoria, attualizzandolo nell’evento celebrativo che coinvolge insieme la Chiesa, nella sua più intima identità, e la vergine, come “parte eletta” di essa. La verginità consacrata diventa, per questo, segno efficace di Grazia che nell’Eucaristia si perpetua.

Senza la presenza operante dello Spirito Santo non ci sarebbe verginità cristiana, in quanto la chiamata-dono avviene per ispirazione dello Spirito Santo, non ci sarebbe neppure la consacrazione della verginità perché è lo stesso Spirito che ne ispira l’adesione personale, non ci sarebbe unione sponsale a Cristo e non ci sarebbe quell’ardore nell’amore che solo ne garantisce la fedeltà, fino all’incontro definitivo nella Gerusalemme celeste. Il filo che tesse insieme tutte le parti è – dunque – lo Spirito Santo.

Nella celebrazione questo ricamo è rappresentato dalla chiamata: il Vescovo, segno di Cristo sposo, chiama la vergine e da lei riceve la risposta affermativa.  Lo Spirito Santo rende possibile l’unione d’amore tra Dio e la consacranda: la verginità porta in sé il miracolo continuo di una carne spiritualizzata senza per questo essere disincarnata e di uno spirito umanizzato senza per questo essere secolarizzato.

L’offerta a Dio dell’integrità fisica per essere da lui consacrata è prima di tutto offerta della fede e dell’adesione di vivere in questo dono della verginità per il regno dei cieli.

Nel contesto celebrativo del Rito è anche possibile cogliere alcuni segni eloquenti, che indicano la presenza operante dello Spirito Santo: il velo richiama la presenza di Dio che ricopre la vergine, come Maria fu ricoperta dall’ombra dello Spirito Santo; l’anello esprime l’unione indissolubile di cui lo Spirito Santo attua il vincolo.

Luoghi della Consecratio Virginum

La Chiesa celebra ciò che è suo perché donato da Colui che inaugurò la verginità, Cristo Gesù Vergine, (RCV 38): Colui che della verginità perpetua è Sposo e Figlio.

Per questo riconoscimento ecclesiale, il Rito di Consacrazione è stato posto all’interno del Pontificale Romano; il Decreto della Promulgazione del Rito (31 maggio 1970) ne esprime la ragione: “Questo rito, arricchito nel corso dei secoli con altre sacre cerimonie, perché più chiaramente significasse che le vergini consacrate sono immagine della Chiesa sposa di Cristo, fu accolto nel Pontificale Romano.”

Il Rito si svolge all’interno della Celebrazione Eucaristica e non è possibile scorporarlo da essa.

La ragione sta tra il legame del mistero pasquale e il mistero verginale – il nesso tra i due è l’unzione sponsale. Il rito celebra la consacrazione a Cristo nelle nozze tra Cristo e la Chiesa, che si sono consumate nel sacrificio della croce e raggiungeranno la pienezza nella ricapitolazione di tutte le cose in Cristo, alla fine dei tempi.

A sottolineare con chiarezza la relazione stretta tra la vergine consacrata e la Diocesi nella quale è inserita e svolge il suo servizio è il luogo della celebrazione, la Chiesa Cattedrale: “Poiché le vergini che conducono vita nel mondo sono ammesse alla consacrazione verginale con il parere e l’autorità del Vescovo e spesso servono nelle opere Diocesane, è bene che il rito si svolga nella chiesa cattedrale, a meno che le circostanze e gli usi del luogo non consiglino diversamente.” (RCV n.13)

Protagonisti del rito

La vergine consacranda – sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, aderendovi liberamente, fa voto di castità al fine di amare più ardentemente Cristo e servire con più libera dedizione i fratelli.

Il Vescovo – segno visibile del Cristo sposo. Il Rito non può essere presieduto da un Vescovo qualsiasi, ma solo dal Vescovo Ordinario del luogo che, come padre e pastore della Diocesi, si fa garante davanti a Dio e alla comunità della consacrazione della vergine: spetterà a lui la responsabilità effettiva che la vergine attui nella sua vita la pienezza del nuovo stato di vergine sposa.

Le accompagnatrici – accompagnano e conducono la vergine all’altare durante il rito d’ingresso; verso il presbiterio, nella chiamata all’inizio della liturgia di consacrazione e nel rito delle consegne.

La Schola e il Popolo di Dio – è la Chiesa dalla quale la vergine proviene e alla quale è donata.

Il convenire del popolo di Dio è importante per celebrare questo dono reciproco perché il dono della verginità venga esaltato.

Struttura del rito e sue prime parti

Dopo il solenne ingresso processionale, il rito si compone delle seguenti parti:

  • chiamata;
  • omelia;
  • interrogazioni;
  • litanie;
  • rinnovazione del proposito di verginità;
  • solenne preghiera di consacrazione;
  • consegna dei simboli di consacrazione.

La chiamata

Il Rito ha inizio con la solenne chiamata, che si svolge dopo il Vangelo e prima dell’omelia. Essa realizza la funzione della Parola: la vocazione verginale che motiva la consacrazione è originata dalla Parola di Dio, che chiama, invita, interpella.

Prima ancora che si innestino altre parole umane, la consacranda dice il proprio sì alla Parola proclamata e ascoltata.

A questa chiamata verbale, si aggiunge il segno della lampada accesa – è la risposta all’invito del Vescovo.

La lampada è un oggetto della vergine, un segno del suo impegno, è quella che prepara e mantiene accesa per la venuta dello sposo ed entrare così al banchetto nuziale del regno. Viene usata all’inizio del rito e al termine della celebrazione nella processione conclusiva – uscire con le lampade accese equivale a conservarle accese anche dopo le nozze per tutta la vita.

L’omelia

L’omelia manifesta ed esplicita il contenuto biblico e magisteriale circa la verginità – è Dio che parla attraverso il suo vicario al popolo e alla vergine, che ora siede nel presbiterio, in ascolto. Ciò che è avvenuto ritualmente, ora si realizza verbalmente – continua il dialogo in cui Dio è autore e protagonista dell’evento che si celebra.

Le interrogazioni

Le interrogazioni hanno un intento giuridico, l’intento di verificare le intenzioni della vergine con tre domande: attraverso il suo consenso – il suo “lo voglio” – la vergine si obbliga a perseverare nel proposito di verginità per sempre, a stare nella sequela di Cristo e a ricevere la consacrazione nuziale attraverso il rito, esprimendo sinceramente le proprie disposizioni interiori.

La prima domanda riguarda la volontà di perseverare fino alla morte nel propositum virginitatis;

La seconda è sulla volontà di fare della propria vita una sequela Christi con la sua testimonianza d’amore e un segno escatologico all’interno del popolo di Dio;

La terza è sulla volontà di essere consacrata al Signore Gesù con solenne rito nuziale.

Le domande sono poste davanti al popolo che funge da testimone. Attraverso queste domande vengono precisati i termini – quasi contrattuali – dell’impegno che la vergine si assume confermando il rito in ogni sua efficacia.

di Antonietta Palummo