Celebrazione per l’apertura del nuovo anno Liturgico-Pastorale

Forte ed accorato appello di Mons. Alfano, a vivere l’unità intorno a Cristo, unico e vero Pastore!
Come avviene già da alcuni anni il 25 Novembre, nella Festa di Cristo Re, l’Arcivescovo ha convocato in Cattedrale, a Sorrento, la Comunità Diocesana per la Celebrazione Eucaristica per l’inizio del nuovo anno liturgico-pastorale.
Carissimi – ha esordito l’Arcivescovo all’omelia -, ci siamo accolti, ci siamo salutati, per quanto è possibile, ma non per un incontro qualsiasi. Siamo qui, uniti insieme, per ascoltare il Signore, perché è Lui che ci parla e la Chiesa ha bisogno di questo ascolto. Siamo qui – ha continuato – i pastori con le loro comunità, con i consigli parrocchiali: quelli già rinnovati e quelli che stanno completando questo percorso. Ci sono i ministri straordinari della Comunione, che tra poco riceveranno il mandato.
Essi sono mandati, a nome della comunità, a stare accanto a coloro che soffrono.
Ha poi detto, di avere incontrato al mattino un gruppo di mamme che hanno perso i loro figli. Alcune sono presenti in questa Celebrazione, come la mamma di Chiaraluce, morta a 18 anni, che la Chiesa ha proclamato beata.
L’Arcivescovo ha proseguito dicendo che, mentre chiudiamo l’anno pastorale e diamo inizio al nuovo, siamo impegnati ad accogliere l’invito del Signore, non solo individualmente, ma come Comunità, per una conversione pastorale. Papa Francesco ce lo ricorda continuamente. Non si tratta di una nuova organizzazione, ma di vivere in un modo nuovo, come chiede il Signore, seguendo Lui, l’unico, vero Pastore. Mons. Alfano ha invitato tutti, pastori e fedeli, ad uscire dalle rispettive chiusure, per andare incontro a tutti, radunando tutte le pecore, senza escludere nessuna. “Unità, unità. Il pastore raduna tutte le pecore. Ecco la Chiesa, il corpo di Cristo. Dobbiamo superare le nostre resistenze, dobbiamo andare oltre una mentalità ristretta…, dobbiamo imparare da Lui”. Ecco, allora, l’invito ad allargare il cuore, accogliendo il Cristo, perché è Lui, la radice, la fonte di questo cammino di santità. Facendo riferimento alla pagina di Vangelo proclamata, Mons. Alfano ha detto che questa pagina meravigliosa del Vangelo piuttosto che farci paura, ci invita a non pensare a noi e nemmeno alla Chiesa. Dobbiamo pensare ai piccoli, ai deboli. Dobbiamo mettere al centro il povero, “quello che ci inquieta con la sua sola presenza, perché non abbiamo fatto tutto quello che potevamo”. Di qui l’appello a metterci ai piedi della croce, trono di Cristo, in attesa di cantare l’alleluia. A proposito dei piccoli, l’Arcivescovo ha ricordati i giovani, che un sistema opprimente, che pensa solo ai suoi obiettivi, ha privato della speranza del futuro. Esplicito riferimento alla mancanza di lavoro, che colpisce anche tanti adulti.  Proseguendo sul tema dei piccoli, ha richiamato i fratelli migranti, che bussano alle porte dei nostri paesi. L’accoglienza di un gruppo di migranti, che ci apprestiamo a realizzare, è solo un piccolo segno. E’ un debito di giustizia. “… Troppa violenza, troppo sangue scorre su questo giardino che Dio ci ha donato. Il Signore ci chiede di non accontentarci, di essere una Chiesa che si mette accanto agli altri, che si sporca le mani, che vive una conversione pastorale: è una Chiesa che vive in città. Le ultime parole di Gesù, prima della passione, riferite dal vangelo di Matteo, ci sollecitano ad uscire dalle nostre contraddizioni, da un certo nostro clericalismo, che a volte ancora ci appartiene. Siamo impegnati a non sentirci gli unici detentori della verità e del bene.
“Quando mai, Signore ti abbiamo visto?”
Quanto bene viene fatto! E non solo per solidarietà o compassione, o qualche altro motivo, ma per la possibilità, seppure inconsapevole, di incontrare Lui.
Avviandosi alla conclusione della sua omelia, Mons. Alfano ha ribadito che la Chiesa deve essere quel seme che fa scorgere la presenza del Signore e la forza del suo Spirito. Saremo allora capaci di porci accanto a chi lotta per il suo fratello, per la giustizia, la pace. Senza cercare nulla per noi, non scenderemo a compromessi ma dialogheremo con tutti: gruppi, associazioni, istituzioni. Importa solo che ogni uomo sia riconosciuto nella sua dignità, nella possibilità di vivere la vita nella sua bellezza, anche se impegnativa, e nella sofferenza. Agendo in tal modo scopriremo la presenza di Cristo in mezzo a noi. Il Signore ci apre una prospettiva e ci affida una missione, impegnativa, difficile, ma entusiasmante, bellissima: di non sciupare l’amore, di non far sentire mai nessuno solo; di abbattere i muri, dentro e fuori di noi, perché nessuno si senta escluso da questa festa, che Lui prepara per noi. Festa che Lui ci ha preparato, ma che anche noi dobbiamo preparare, con la fraternità e quell’amore che ci rende uniti, nel Suo nome, per sempre.
Dopo l’omelia Mons. Alfano ha recitato la preghiera di benedizione per il mandato ai Ministri Straordinari della Comunione. La Celebrazione era iniziata con l’annuncio, da parte di Don Mimmo Leonetti, Direttore della Caritas Diocesana, dell’imminente accoglienza, proprio a Sorrento, di un primo gruppo di 25 migranti.
ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. (Mt 25,35-36).
“Lo spirito del Risorto, in questo lungo tempo, ha fatto risuonare nei nostri cuori di credenti e nelle nostre comunità queste parole riportate dal vangelo di Matteo. Il seme della Parola ha portato e sta portando fecondità: si sono sviluppate, in questo tempo, varie forme di accoglienza per i nostri fratelli immigrati, sia nella Caritas diocesana, che in alcune parrocchie.
Questo nuovo anno Pastorale, presto accoglierà circa 25 persone nella struttura realizzata qui a Sorrento dalla Diocesi.
Si mette in atto l’Opera segno proposta e voluta dalla comunità diocesana: l’accoglienza dei Migranti.
Questi fratelli sofferenti giungeranno attraverso l’esperienza dei Corridoi Umanitari voluti dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Caritas italiana,
sono famiglie e singole persone che verranno dal grande campo profughi presente in Etiopia che raccoglie circa 950.000 persone fuggite dalla Somalia, dal Kenia, dall’Eritrea, dal Sudan e dall’Uganda cioè dal così detto Corno d’Africa.
 È un segno, una piccola goccia in questo grande mare di povertà, di miseria e di disperazione. Ma è un gesto di amore che certamente porterà tanta fecondità, maggiore crescita e maturità cristiana e più coraggio nell’aprire le porte delle nostre comunità e i cuori delle nostre famiglie.
È quanto dice ancora una volta papa Francesco con queste parole:
“Serve un impegno sempre più generoso nel favorire una cultura dell’Accoglienza e della Solidarietà, promuovendo così la pace e la fraternità tra i popoli. È necessario considerare la presenza di tanti fratelli e sorelle migranti per annunciare e testimoniare il vangelo della Carità”.
In questa Eucaristia che da’ inizio a questo nuovo anno Pastorale facciamo ancora vibrare in noi questa parola dello Spirito del Risorto: “Ero straniero e mi avete accolto”.”
Prima della benedizione finale, Don Antonio Santarpia, Vicario Episcopale per la Pastorale, ha brevemente commentato la consegna, da parete dell’Arcivescovo, delle Linee Pastorali 2017/18 ad un rappresentante di ciascun Consiglio Pastorale Parrocchiale, con le parole che seguono:
“[…] Dopo l’esperienza della comunione, riprendiamo con più slancio l’esperienza di missione, all’inizio di questo nuovo anno liturgico-pastorale.[…]
[…]Un’esperienza che vede coinvolte tutte le nostre comunità parrocchiali e tutti i battezzati per la trasfigurazione delle nostre Città: tutti discepoli missionari![…]
[…] Da esse (linee Pastorali) le nostre Comunità potranno attingere sussidi, indicazioni e tappe per un cammino formativo ed operativo nello stile della sinodalità, in vista del mandato che, ancora stasera, il Signore ci affida.[…]”
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di Gianfranco CAVALLARO