Cristo si è fermato ad Eboli: assenza di strutture sanitarie, tra rabbia e rassegnazione

Il capolavoro neorealista del XX secolo: un interessante parallelismo con i giorni nostri

Nel dicembre del 1943 Carlo Levi, reduce dal confino per la sua ostilità al regime fascista, decide di mettere nero su bianco gli anni trascorsi nel Sud Italia. Lui, torinese per nascita, esperto di medicina e appassionato d’arte, si ritrova d’improvviso “in un altro tempo all’infuori del suo tempo”, toccando una realtà inumana e desolata, della quale “quelli di Roma” – come dicono i locali, non si occupano realmente, e della quale poco o nulla veramente conoscono.

Un Sud senza speranza, senza progresso, senza credo e senza prospettive, privo – soprattutto- di strutture sanitarie adeguate, di medici competenti che assistano i malati e li strappino alla sofferenza e ad una morte non consona ad un cristiano. Si, perché cristiano – per la gente del Sud- è un uomo che vive in maniera diversa dalle bestie; cristiano è colui che, nel fare, nel dire e nell’agire ha una dignità granitica che le circostanze non possono alterare e che i potenti non possono rubare. Ma Cristo sembra proprio essersi fermato ad Eboli – molti chilometri più a Nord di questo mondo fuori dal tempo – ed aver dimenticato la gente del Meridione che dal processo di Unificazione non ha tratto alcun beneficio. La classe borghese-collusa col potere fascista-non fa nulla per migliorare la situazione anzi, facendo leva su diritti vetusti e l’ignoranza dettata dalla mancanza di istruzione, ingrassa ai danni dei più deboli.

Un popolo, dunque, fragile e impotente che contrasta la malattia, la malnutrizione e la morte come meglio può, con riti esoterici, con nenie e procedimenti che poco hanno di scientifico o di dogmatico, ma che sono la sola arma possibile, creata a mani nude da chi non ha altro. La sanità non è mai esistita nel Sud di Carlo Levi: si muore in casa tra i dolori atroci e la sofferenza angosciosa della malattia. Quando la gente del posto scopre che l’autore del libro è un esperto di medicina gli si aggrappa al collo come un infante alla madre. Ed allora la sua casa diventa luogo di pellegrinaggio in quanti, in lui, vedono una fiammella nel buio. Assenza di strutture sanitarie, tra rabbia e rassegnazione, nel capolavoro neorealista del XX secolo, Cristo si è fermato ad Eboli.

E quando, per ordini arrivati dall’alto, a Carlo Levi viene impedita tale assistenza caritatevole, la gente di Gagliano ha un subitaneo moto di ribellione; perché lui è la sola alternativa a quei medicaciucci ai quali sono tristemente abituati . Se ricevere cure non è più un diritto, allora la gente sfida la legge e, nella casa di quel medico che pratica, ci va lo stesso, eludendo controlli e divieti. Tra i vari episodi raccontati dall’autore, esempi di mala sanità ,c’è quello di un giovane, feritosi con un falcetto fra due dita.

Giunge accompagnato da altri contadini alla casa di Carlo Levi per chiedere aiuto. L’autore racconta: “bisognava cercarne il moncone con una pinza, e legarla. Ma non potevo fare io stesso questa piccola operazione, perché si sarebbe risaputo. Mandai dunque il giovane dal dottor Milillo, e gli scrissi un biglietto, offrendomi come assistente all’intervento”. Il medicaciuccio non solo non accetta, ma procede alla cieca dando un punto a caso alla pelle senza neanche cercare l’arteria tagliata. Quello che prima sarebbe stato un intervento semplice, dunque, si tramuta in un procedimento lungo e rischioso. Ai contadini, allora, sale nuovamente la rabbia per un sistema sanitario assente e per la loro triste sorte che, ancora una volta, li accomuna alle bestie.

Ma, spenti gli ardori rivoluzionari, tutto ristagna e nulla cambia. La narrazione abbonda di sequenze descrittive, di pause, di riflessioni, di sospensione e silenzio per consegnarci uno spaccato di storia nostrana tratteggiato a tinte forti, senza tralasciare i particolari più scomodi e inquietanti, come il più esperto dei fotografi, consentendo a noi lettori del XXI secolo e alle generazioni future di partire dalla consapevolezza di ciò che fu per comprendere le radici del presente.

a cura di Marianna Russo

(Interferenze)