Dal diario di don Franco: Betlemme, 28 aprile 2019

Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa

Betlemme, 28 aprile 2019 Ore 21.00

Quante cose vorrei raccontare questa sera, a conclusione di questi due giorni ancora più intensi dei precedenti. Veramente il pellegrinaggio in Terra Santa comporta una costante e graduale “salita”, non solo fisica e geografica ma soprattutto spirituale, fino a Gerusalemme!

Ieri mattina abbiamo visitato l’antica città di Petra, nel deserto della Giordania, scoperta solo dI recente e oggi notissima per i suoi imponenti monumenti funerari scolpiti nella pietra arenaria, facilmente modellabile. Ancora un tuffo nella storia del passato, per conoscere le complesse vicende dei Nabatei, popolo con il quale si era imparentato Erode, fino alla dominazione romana. Una città praticamente nascosta e imprendibile, che però è stata ingannata e invasa, per poi rimanere di nuovo nascosta per millenni a causa della sua particolarissima posizione geografica, protetta dalle insenature del deserto. Si rimane senza parole, per la grandezza delle costruzioni e la civiltà in essa sviluppata, dinanzi alla quale tuttavia il tempo e la storia segnano passaggi decisivi verso nuovi orizzonti. La storia biblica passa anche per questi sentieri, insegnandoci la grandezza dell’uomo e la sua inevitabile precarietà: è quello che abbiamo avvertito nella celebrazione della Messa insieme a un gruppo di polacchi, nell’antica basilica bizantina dove un tempo hanno dimorato i monaci. Ci siamo sentiti eredi di una storia di santità e inviati anche a noi a testimoniare la novità del Vangelo in un mondo che sembra poterne fare a meno.

Il passaggio successivo è stato caratterizzato dall’esperienza notturna nel deserto. Un momento certo di svago e di spensieratezza, all’impronta in ogni caso dello stupore dinanzi a indimenticabili spettacoli offerti dalla natura che invitavano continuamente a lodare il Creatore. Giunti in tempo per godere il tramonto del sole, siamo stati accolti dai beduini del deserto che ci hanno offerto la loro cena tipica (agnello cotto sotto la sabbia!) e poi ci hanno coinvolti in un momento di festa, con le musiche e le danze che li caratterizzano. Dormire nel deserto sotto le tende e svegliarsi all’alba per ammirare il passaggio dalle tenebre alla luce è stato il modo migliore per prepararci alla celebrazione dell’Eucaristia domenicale, vissuta ancora sotto le tende mie tre sorgeva il sole: l’ottava di Pasqua, con la figura di Tommaso così centrale nell’esperienza del Risorto, ci ha stimolati ad aprirci anche noi all’incontro personale con il Vivente accettando la partecipazione alla vita della comunità. La preghiera per la nostra Chiesa diocesana, in cammino verso un rinnovamento pastorale coraggioso e aperto alle sfide del nostro tempo, non ci ha isolati dalle comunità e dalle tante persone che ci stanno accompagnando con la loro preghiera.

La visita a Qumran, dopo il rientro in Israele con le inevitabili lungaggini e meticolosità nei controlli alla frontiera, non poteva mancare: si resta sempre affascinati dalla storia di questa comunità, gli Esseni, che viveva uno stile di vita molto vicino agli insegnamenti di Gesù e che è stata scoperta solo a metà del secolo scorso. Gli studi biblici devono molto al ritrovamento dell’intero rotolo di Isaia e di altri testi del PrimoTestamento: don Lucio, il nostro esperto che appena rientrati in territorio israeliano ha ripreso il ruolo di guida biblica, ci ha aiutati non poco nella conoscenza del significato di questo sito archeologico, considerato dagli israeliani oggi un simbolo fondamentale della loro identità. Non è mancato il bagno al Mar Morto, per quelli che non avevano ancora fatto l’esperienza così singolare di galleggiare senza alcuno sforzo, visto l’altissimo grado di salinità che vi si trova e che rende queste acque straordinariamente curative.

Ci aspettava però un’ulteriore tappa, la più emozionante e forte della giornata prima di arrivare a Betlemme per il riposo notturno. A Gerico, dopo una breve sosta al Monte delle tentazioni e il ricordo degli episodi evangelici di Zaccheo il pubblicano che si converte accogliendo Gesù a casa sua e del cieco Bartimeo che viene guarito da colui che riconosce come il Figlio di Davide, abbiamo finalmente preso la strada che sale fino a Gerusalemme. Una parte del gruppo, non molti per la verità, ha potuto anche fare un tratto del deserto di Giuda a piedi fino a raggiungere l’antica strada romana, percorsa dallo stesso Gesù quando si è recato a Gerusalemme prima della passione. È stato in effetti un po’ faticoso arrivarci, a causa della pendenza della strada, che poi si è ristretta fino a diventare un sentiero nel deserto. Ma ciò che abbiamo avvertito non è facilmente esprimibile a parole: noi stessi abbiamo preferito restare in silenzio per un tempo alquanto prolungato, lasciando a ciascuno di dialogare nel suo animo con il Signore. Era come se stessimo con Lui insieme ai discepoli e alla folla che lo seguiva, cantando i Salmi delle ascensioni con la gioia dei pellegrini che vanno con gioia a pregare nella casa di Dio. Ho chiesto a Gesù, con le lacrime agli occhi, la forza di poterlo seguire sempre, anche quando mi sento stanco e vorrei prendere un’altra strada: seguirlo fino alla Croce spesso mi costa, ma non c’è altro modo per amare il Padre e i fratelli, facendosi servi fino al dono della vita… sul suo esempio!